Riflessioni del sindaco di Sovicille su 25 Aprime e Primo Maggio
SOVICILLE. Il 25 aprile, festa della Liberazione, e il 1 maggio, festa nazionale del lavoro, non sono stati mai così vicini, o per lo meno dovrebbero esserlo visto l’attualità e il legame profondo dei valori che rappresentano. Lo dico convinto che oggi sia quanto mai necessaria una conciliazione sostanziale tra le libertà e i diritti costituzionali sanciti nella nostra Carta, nata dalla Resistenza e dalla lotta di Liberazione, con le libertà economiche, intese come pari opportunità per i cittadini di costruirsi il proprio futuro attraverso il lavoro.
L’emergere di nuove povertà, anche nella nostra benestante provincia; i fenomeni migratori, che ci hanno portato ad accogliere in terra di Siena giovani ragazzi tunisini in cerca di futuro; la disoccupazione, che localmente non mostra dati allarmanti come quelli del Paese, ma che interessa comunque quasi il 5 per cento della popolazione, sono realtà che devono farci riflettere, oltre che impegnarci quotidianamente perché si possa realizzare, nel concreto delle nostre comunità, un’integrazione possibile tra diritti formali e sostanziali.
La difesa del diritto al lavoro, ma anche di quello all’istruzione, deve essere la nuova forma di resistenza di istituzioni e cittadini. Come ha ricordato Claudio Magris in occasione dell’anniversario della Liberazione, il 25 aprile può essere anche un antidoto all’indifferenza che rischia di attentare alla Costituzione e di allontanare i cittadini dalle istituzioni e dell’impegno politico e civile. La Resistenza ci ha insegnato che un’altra Italia era possibile, rispetto a quella piegata ed offesa dalla dittatura fascista. Le celebrazioni per i 150 anni dell’Unità del Paese, che nel marzo scorso ci hanno visto entusiasticamente partecipi, hanno rafforzato la nostra determinazione verso un bene comune che dobbiamo onorare con l’orgoglio di appartenere tutti, da nord a sud, alla stessa nazione.
Forti di questa rinnovata consapevolezza, credo che il modo migliore per festeggiare il 1 maggio sia quello di ritrovare uno spirito unitario per resistere e contrastare l’aumento delle disuguaglianze; la precarietà dei nostri giovani, diventata una vera e propria condizione esistenziale che penalizza la sfera lavorativa, ma anche quella affettiva, o le difficoltà di ricollocare sul mercato del lavoro chi perde l’occupazione a cinquant’anni. Questi sono i temi alla cui risoluzione governo, enti locali e sindacati devono battersi insieme per ristabilire pari diritti e dignità sul lavoro per tutti i cittadini.
Credo che una nuova stagione di unità per la tutela del lavoro e dei diritti darebbe più forza alle istituzioni e al ruolo anche internazionale del nostro Paese, che ha per storia, civiltà ed educazione ancora un dovere di prestigio in Europa e nel mondo.
Forti di questa rinnovata consapevolezza, credo che il modo migliore per festeggiare il 1 maggio sia quello di ritrovare uno spirito unitario per resistere e contrastare l’aumento delle disuguaglianze; la precarietà dei nostri giovani, diventata una vera e propria condizione esistenziale che penalizza la sfera lavorativa, ma anche quella affettiva, o le difficoltà di ricollocare sul mercato del lavoro chi perde l’occupazione a cinquant’anni. Questi sono i temi alla cui risoluzione governo, enti locali e sindacati devono battersi insieme per ristabilire pari diritti e dignità sul lavoro per tutti i cittadini.
Credo che una nuova stagione di unità per la tutela del lavoro e dei diritti darebbe più forza alle istituzioni e al ruolo anche internazionale del nostro Paese, che ha per storia, civiltà ed educazione ancora un dovere di prestigio in Europa e nel mondo.
Alessandro Masi – sindaco del Comune di Sovicille