ROMA. Da vari decenni, il problema della disoccupazione giovanile affligge la popolazione italiana e il periodo pandemico da poco trascorso ha contribuito ad acuirlo. Le statistiche restituiscono numeri tanto gravi quanto paradossali: grazie alla digitalizzazione di uffici e imprese, infatti, sono nate nuove figure professionali, sempre più richieste sul mercato del lavoro. Allora, è vero che non si trova più lavoro o sono piuttosto i giovani ad avere meno voglia di mettersi in gioco?
I ruoli più ricercati tra gli Under 29
Secondo il Bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal, in realtà, il lavoro ci sarebbe. Anzi, alcune aziende farebbero addirittura fatica in 277mila assunzioni, di cui 43,3% generali e 31,7% giovanili. A volte non riescono nemmeno a trovare candidati (27,8%) o candidati con una preparazione adeguata (11,9%).
Tra gli under 29, i ruoli più ricercati con buone capacità e competenze di partenza sono ingegneri informatici e sviluppatori, figure dotate di high skills che lasciano ben poco spazio ai giovani che, pur avendo voglia di fare, non dispongono di basi nozionistiche solide.
Ma allora, per chi non è laureato in informatica è tutto perduto? La risposta è no. Per chi intende intraprendere questo tipo di carriera, è possibile formarsi con corsi pratici e professionalizzanti, come quelli proposti, ad esempio, da Epicode School, che propone una formazione completamente online e si pone l’obiettivo di formare gli sviluppatori e i programmatori che le aziende tanto affannosamente cercano.
Tecnologia, smart working e benessere
Anche se la domanda di lavoro è alta nel campo del digitale, però, non si tratta dell’unica alternativa: molto richiesti sono anche cuochi, camerieri e commessi.
Tuttavia, va notato che queste ultime professioni sono molto meno ambite dai giovani rispetto a quelle relative all’informatica.
Effettivamente, c’è poco di cui sorprendersi: i nuovi tipi di lavoro tech portano con sé il grande vantaggio di poter essere svolti anche a distanza, il che è molto importante per le generazioni odierne. A ciò va unito il fatto che, senza spostarsi dalla loro abitazione, riescono a lavorare con minor dispendio in termini di tempo e denaro.
Infatti, è innegabile che la preferenza per lo smart working sia dettata dalla ricerca di una certa comodità e flessibilità nel lavoro, come traspare dai dati raccolti da Randstad. La multinazionale olandese, che ha osservato i giovani e le nuove tendenze, ha rilevato come, al giorno d’oggi, essi diano la priorità assoluta al proprio benessere piuttosto che alla retribuzione. Spesso arrivano a preferire la disoccupazione allo svolgimento di mansioni non adeguatamente retribuite.