La denuncia della FILLEA CGIL di Siena
“Ad oggi – spiega la FILLEA CGIL di Siena – con la ‘vecchia azienda’ in attesa di presentare concordato preventivo, circa dieci di questi diciassette lavoratori rimasti fuori dalla nuova impresa stanno ancora aspettando di percepire delle mensilità arretrate. Una situazione per molti di loro divenuta insostenibile, anche perchè parte di quelle somme dovrebbero già essere state pagate a fronte di un’istanza presentata dalla stessa impresa al Tribunale di Siena per importi bloccati da alcuni sub-appaltatori: il Tribunale ha infatti già autorizzato, a partire dal dicembre 2013, il pagamento di parte delle somme previste nell’istanza e dovute ai dipendenti”.
“Da più di tre mesi – denuncia il sindacato – la ‘Picciolini Febo e c. srl’ sta trattenendo gli importi a tutti quei lavoratori che per tutelarsi hanno presentato decreti ingiuntivi per gli stipendi non percepiti, rifiutandosi di pagare lo spettante indicato nell’istanza ed autorizzato dal Tribunale e chiedendo in cambio il ritiro dell’ingiunzione. Condanniamo fermamente questo grave atteggiamento tenuto dalla Proprietà, auspicando un cambio di comportamento soprattutto verso i lavoratori che oggi vivono con il solo reddito degli ammortizzatori sociali e non sanno quale sarà il loro futuro con l’avvicinarsi della scadenza della cassa integrazione”.
“Tra l’altro – sottolinea la FILLEA CGIL – tutti i dipendenti della ‘Picciolini Febo e c. srl’ hanno sempre dimostrato impegno e rispetto nei confronti della Proprietà, a partire da quando si è verificato il passaggio alla nuova impresa, rinunciando all’art. 2112 del c.c. e quindi a parte dei loro diritti pur di scongiurare la definitiva chiusura della Picciolini”.
“Siamo fermamente convinti – conclude la sigla sindacale – che solo nel rispetto reciproco e nella corretta interpretazione degli accordi si ottengano risultati sia per le imprese che per i lavoratori, che di tutto hanno bisogno meno che di resistenze ingiustificate rispetto a diritti dovuti”.