Le forze politiche e le amministrazioni pubbliche si sono subito attivate per ricercare una soluzione
di Fabrizio Pinzuti
PIANCASTAGNAIO. E’ un autentico colpo al cuore per tutta l’economia della zona dell’Amiata la vicenda del sequestro dei libri contabili che apre di fatto il fallimento di Floramiata, che dava occupazione fino a ieri a circa 250 dipendenti, tra fissi e avventizi, oltre un numero imprecisato di lavoratori dell’indotto. Per il settore agricoltura non esistono purtroppo neppure gli ammortizzatori sociali previsti per altri comparti: niente cassa integrazione, niente indennità di disoccupazione, se non per gli addetti a tempo determinato con almeno 101 giornate di lavoro durante l’anno.
Dopo la crisi e la dismissione dell’attività mineraria, la Floramiata era una delle poche aziende superstiti, non senza problemi, dal fallimento presso che completo del “progetto Amiata” e dopo la sospensione dal lavoro di venerdì scorso è sempre più incombente il rischio che la zona, già con il più alto tasso di disoccupazione della provincia, perda il suo più grande punto produttivo. Assai difficile e forse anche inutile ricostruire la complicata vicenda che ha portato all’epilogo di venerdì scorso. Diciamo che le forze politiche e le amministrazioni pubbliche interessate si sono subito attivate per ricercare una soluzione. Si dice, ma la notizia è da confermare, che per una parte dei lavoratori fissi è previsto, già da lunedì prossimo, il rientro in azienda.
La dichiarazione di fallimento decretata dal Tribunale con decisione del collegio e non di un singolo giudice rappresenta la bocciatura della richiesta di concordato preventivo non giudicato credibile, e la vanificazione degli sforzi che in sede amministrativa e politica si è continuato a profondere. Le vie della politica, come quelle del Signore, sono infinite ma l’unico spiraglio per fronteggiare un terremoto di tale natura in questo momento appare il periodo di sei mesi per periziare il valore del complesso unificato di Floramiata spa e Floramiata Servizi srl per arrivare all’asta pubblica con nuovi imprenditori e nuovi capitali n grado di rilanciare l’azienda. Si dice, e non è una novità né una voce incontrollata di corridoio, che la possibilità di attingere a una fonte energetica come quella geotermica, con i suoi costi e le sue possibilità, faccia gola a tanti. Speriamo non si tratti della solita bolla di sapone.