A colloquio con il presidente Cesare Cecchi per capire le prospettive delle aziende senesi
Comincia oggi una serie di colloqui che Il Cittadino Online ha deciso di dedicare alle associazioni di categoria di Siena e provincia per fare il punto della situazione a oltre due anni dall’inizio dalla crisi. Come e quanto è stato colpito il nostro territorio, come si può uscirne e cosa ci si aspetta dalla politica con le elezioni del nuovo sindaco alle porte. L’iniziativa privata diffusa rimane l’autentico vantaggio competitivo che rende l’Italia un concorrente temibile per molti in tema di esportazioni e di valorizzazione dei patrimoni storici e culturali; per qualche tempo, ogni settimana, ne parleremo con i rappresentanti di chi si espone tutti i giorni – ed in prima persona – per aumentare occupazione e benessere diffuso.
di Giovanni Elia
SIENA – A colloquio con il Presidente di Confindustria Siena Cesare Cecchi, il dato da cui non si può non partire è lo stato delle cose: quali settori hanno risentito più di altri degli effetti della crisi?
“Nessuno né è stato indenne, edilizia e metalmeccanica in testa: le posizioni più delicate – aggiunge poi Cecchi – sono quelle di chi è arrivato alla crisi in posizione già debole e che deve affrontare oggi ancora maggiori difficoltà”. Per chi sente l’acqua alla gola le cose si sono fatte più difficili per la difficoltà di ottenere un sostegno dalle banche, anch’esse messe in difficoltà dal cataclisma finanziario. Gli addetti ai lavori lo chiamano credit crunch, e su questo Cecchi esprime un parere decisamente degno di nota. Dalle nostre parti, afferma, “non c’è molta differenza con quello che succede nel resto d’Italia, se non per gli effetti compensativi di quella parte del sistema bancario che ha radici storiche sul territorio – vedi alla voce Mps – ma in merito a questo va sottolineata la differenza fra fare credito e fare assistenzialismo; nel primo caso si incide sulla tenuta e lo sviluppo delle imprese mentre nel secondo, allungando l’agonia di aziende senza prospettive, si favoriscono distorsioni di mercato a scapito di quelle sane”.
Darwinismo economico, si potrebbe obiettare, ma in tempi difficili è necessario puntare su chi presenta le prospettive più interessanti – non tanto per una garanzia di profitto, ma per una maggiore ripercussione sul territorio delle risorse impegnate. C’è quindi da sperare che la distinzione del Presidente di Confindustria Siena venga tenuta di conto negli anni a venire, considerando quello che Cecchi definisce “un humus imprenditoriale molto vivo” nella Toscana meridionale.
Nei riguardi degli interlocutori istituzionali e delle misure da adottare per agganciare al meglio la (poca) ripresa che ci attende, poi, Cecchi non ha dubbi riguardo l’importanza del Piano Regionale di Sviluppo, “in approvazione entro Aprile, con l’obiettivo di tornare a crescere oltre il 2%. Ci auguriamo che il nostro territorio voglia tenere lo stesso passo, proprio in conseguenza del rafforzamento dei rapporti con l’amministrazione regionale. D’altra parte il raggiungimento di questo obiettivo, dopo oltre 4 anni di crescita inferiore a quella nazionale, non è solo auspicabile ma anche necessario”. C’è da considerare, aggiunge il Presidente, che “l’Italia è in sofferenza già da prima che scoppiasse la crisi, così come la Toscana. Le cause sono da ricercarsi nella mancanza di una politica economica coordinata fra i vari livelli istituzionali. Solo innovando il paese nel profondo, inserendo caratteri culturali orientati all’efficienza e al mercato sarà possibile ricominciare a crescere come sistema”.
Il Paese quanto il territorio, quindi, senza accontentarsi di rendite di posizione o di meccanismi collaudati che non possono non essere costantemente rivisti e corretti nel tempo. E di quali priorità dovrebbe farsi carico la nuova amministrazione? “Senza dubbio delle infrastrutture materiali e immateriali: senza infrastrutture e infostrutture adeguate si riduce la possibilità di comunicare e non si va da nessuna parte, è una questione di competitività di sistema. E’ necessario passare dalla fase di contenimento della crisi a quella dello sviluppo, selezionando gli interventi e concentrandovi le risorse che sono oggi scarse”. Il digital divide oltre all’asfalto, quindi: un punto importante per un territorio che ha visto passare ad Infracom il provider cittadino Siena Digitale e che ora spera nel Consorzio Terrecablate, con la Provincia come socio di maggioranza. “C’è necessità di sburocratizzazione, di maggior coordinamento fra le istituzioni locali e il livello regionale e centrale: di creare le condizioni per un terreno fertile alla nascita di nuova imprenditorialità, alla crescita delle aziende più performanti e all’attrazione di investimenti”. Sperando, insomma, che le legittima lotta politica (e anche qualche ripicca, magari) non vada a ostacolare lo sviluppo e l’occupazione, perché quello che conta è il domani: “ Abbiamo un territorio invidiabile, una Università, una Fondazione e una Banca che non sono solo gestori di risorse ma possessori di professionalità; sfruttiamo tutto questo a beneficio non solo di questa ma soprattutto delle nuove generazioni”.
In conclusione, Cecchi dedica un commento anche all’Università ed al suo ruolo di cinghia di trasmissione fra formazione, ricerca e sviluppo economico: “il nostro territorio ha bisogno di un segnale forte di discontinuità e cambiamento, anche attraverso una didattica di qualità alta e selezione dei corsi, caratterizzarsi cioè per un’offerta formativa attrattiva verso gli studenti ed invogliante verso i docenti. Come associazione di rappresentanza delle imprese è questo che dobbiamo attenderci, e se accadrà sono sicuro che troveremo molti settori in cui potremo avere dei grandi benefici”.