La lunga odissea dello stabilimento di Viale Toselli: da Ignis a Beko
di Augusto Mattioli
SIENA. C’era chi, qualche settimana fa, temeva proprio ciò che sta accadendo oggi. La Beko ha comprato Whirlpool sostanzialmente per chiudere le produzioni, che non le interessavano. Quindi, pare proprio che quei 300 posti di lavoro senesi spariscano. I turchi, diciamolo chiaramente, se ne sono strasbattuti dei tavoli ministeriali e delle prese di posizione delle varie istituzioni nazionali e regionali e locali.
A Siena dunque – a meno di ripensamenti molto improbabili -finisce una lunga attività produttiva, che iniziò con l’arrivo della Ignis di Guido Borghi e, aspetto non secondario, la cancellazione di una presenza operaia attiva anche nei momenti difficili del nostro paese. Come nel caso Moro, quando gli operai uscirono dallo stabilimento per manifestare nelle strade cittadine. Altri tempi.
Ora è il tempo di trovare delle alternative in grado di evitare un periodo di difficoltà per 300 famiglie.
“Nessuno di noi – dice Gianni Bassani, sindacalista dei Cobas ed egli stesso operaio della ex Whirpool – si illude di poter costringere Beko a ritornare sui suoi passi. Quello che vogliamo è che in terra di Siena si crei un sistema che coinvolga più attori, in primis le istituzioni, per fare in modo che si venga tutti riassorbiti in qualche altra attività”.
Per questo tutti i sindacati faranno una serie di incontri con i sindaci che hanno tra i loro concittadini dipendenti Beko. (https://www.ilcittadinoonline.it/lavoro/sindacati/beko-definito-il-calendario-degli-incontri-con-i-sindaci/)
Ma ora è il tempo che anche le varie istituzioni senesi e toscane di muovano per uscire da questa crisi. Il Comune, la Provincia, la Regione, la Confindustria locale, la Fondazione Mps studino iniziative comuni e non si limitino a generiche parole di circostanza.