"L'Italia era un giardino è stata distrutta dalla cementificazione", dice Laureano
di Silvana Biasutti
SIENA. “L’Italia era un giardino è stata distrutta dalla cementificazione e dalle grande opere dissennate utili solo ad alimentare un’economia criminale. Con la crisi aumentano gli investimenti in azioni disastrose volte al saccheggio delle risorse del pianeta… Non c’è una missione civilizzatrice del capitale, non c’è etica nello sviluppo … solo con la cultura e la conoscenza potremo prefigurare nuovi modelli … Un largo programma di rinaturalizzazione del paesaggio italiano potrebbe fare lavorare giovani, esperti, immigrati e rilanciare l’economia per il benessere della popolazione.”
Questi che ho trascritto qui sopra sono alcuni dei pensieri di Pietro Laureano – architetto e urbanista, consulente di Unesco per le zone aride, la civiltà islamica e gli ecosistemi in pericolo. E li ho riportati non a caso, ma perché sono tra i pensieri strategici che servono per riprendere il paese dal precipizio usando i suoi valori (sempre più infrattati e sgretolati), quelli unici che crediamo ancora di vedere e che invece sono stati logorati e rinnegati da un insieme di arroganza, ignoranza, velleitarismo, conditi da buonismo di facciata.
Questo è un momento importante, per l’Italia che ha un nuovo presidente del consiglio, nuovi uomini e donne emergenti che hanno un’età decisamente più giovane e – si spera – pensieri nuovi, diversi, più attenti al benessere del paese; quelli che sono mancati da decenni, quelli del coraggio non a parole, delle scelte non rifritte, della presa d’atto che l’indicibile (fino a ieri) va infine detto, le malefatte riparate, gli appetiti rintuzzati, gli egoismi sconfitti. Il tutto in favore, finalmente, dell’interesse generale e non di poche élite e caste. Nell’interesse, finalmente, di una popolazione che la decrescita – peraltro infelice – la sta sperimentando da qualche anno, a tutto vantaggio di troppi privilegi riservati a quelli che hanno evaso, imbruttito, speculato, corrotto.
Questa è anche una giornata importante per Montalcino, perché ieri mattina alla radio hanno detto che è stato calcolato il “baricentro geografico di questo governo” (così ho sentito) e … guarda un po’ esso è situato a Montalcino. Guarda caso, è proprio da questo ameno e dinamico luogo che sto scrivendo, sarà per questo che la notizia mi ha colpita dritto in mezzo ai pensieri? Sì, anche per questo, ma ciò che mi colpisce è la serie di coincidenze non banali che messe in fila mi paiono i vagoni di quel treno per Yuma.
Avant’ieri annotavo sul mio blog che per la prima volta il Corriere della Sera ha recensito un convegno sull’agricoltura biodinamica (con tanto di foto di Rudof Steiner), indicandola come nuovo modello per le colture agricole, con benefici per la salute e crescita dei posti di lavoro … Ho anche ricordato che tempo fa, parlando con il sindaco di Montalcino (che ha di certo strumenti di cultura e conoscenza in ordine), gli facevo presente quale formidabile motore di reputazione e di crescita (di fatturato) sarebbe l’adozione dell’agricoltura biologica da parte di tutte le attività agricole attive nel comune, incontrando però – oltre alla sua attenzione – anche un’obiezione relativa alle difficoltà di un progetto del genere …
Blog a parte (è uno spicchio di libertà in cui sognare anche i sogni più proibiti), oggi, più fresca di energie mi sono andata a riguardare la formella posata sabato, in fila con le altre, per celebrare Benvenuto Brunello, la formella ‘creata’ da Farinetti, che declama: pensare locale agire globale, o viceversa che mi pare la stessa cosa, se le azioni sono la conseguenza dei pensieri. (Vedi anche qui)
Be’, ho pensato, ma non è che il “baricentro” citato da Radio24 è legato alla presenza di Farinetti, della sua formella pensierosa un po’ rètro, alla promozione del Brunello da Eataly, e magari prelude anche a un qualche acquisto, da parte del cordiale patron del food di qualche ettaro da queste parti? Chissà!
E dato che lui pare essere uno che ci tiene, sarà senz’altro d’accordo con linee di sviluppo finalmente innovative che tengano in prima linea dei pensieri come quelli citati sopra: agricoltura pulita, basta all’overdose di edilizia brutta, un paesaggio finalmente valorizzato, in cui stiano immerse le bellissime vigne del Sangiovese, coltivate rispettando il suolo e la natura; un paesaggio da offrire a quel pubblico in crescita che è sempre alla ricerca di bellezza e bontà: un pubblico intelligente ed esigente per vacanze che nutrano la mente di buoni pensieri e la gola di delizie vere, nate e coltivate nei luoghi o nei dintorni (niente più lenticchie e frumento grown in Canada, please!); un’agricoltura fatta a mano, selettiva, di alto livello, che ci aiuti a ritrovare colture e cultura (non solo a parole), i grandi alberi, il rispetto (e la remunerazione) della laboriosità e, non da ultimo, il messaggio di bellezza giunto fino ai giorni nostri con la pittura dei grandi maestri e le testimonianze dei viaggiatori colti e attenti.
C’è davvero bisogno di aria fresca, di sforzi nuovi, per invertire la tendenza a sfruttare il suolo, diserbare, costruire bruttezza, fare affari senza pensare all’interesse comune; “la grande bellezza” del nostro paese sta scivolando in una “grande bruttezza”, mentre gli altri paesi hanno acquisito criteri paesaggistici più attenti al bello. Anche un’agricoltura più pulita e più etica aiuterà a ritrovare il buon governo della terra.