Una ricchezza irripetibile e mal calcolata
di Silvana Biasutti
SIENA. Se è vero che i soldi scarseggiano – ma saranno pure andati a finire da qualche parte! – e che tutti fanno fatica a pagare (qualcuno pare addirittura colto da amnesie inquietanti), è pur vero che il tempo è una ricchezza. Intendiamoci bene: lo è se c’è qualcuno disposto a pagarcelo e se il nostro tempo corrisponde a un sapere specifico, oppure a idee particolarmente buone. Oppure – ed è il caso più frequente – il venditore di tempo è un professionista i cui servizi sono indispensabili.
Dal badante all’avvocato, dal commercialista all’infermiere, ci sono un’infinità di persone che vendono servizi e ‘praticano’ prezzi, tariffe, parcelle: cifre che raramente sorprendono per la loro abbordabilità, più spesso paiono il frutto di una rendita di posizione (“di qui devi passare e questo è il prezzo del pedaggio”). Tutti i giorni la burocrazia acrobatica ci impone una serie di figure professionali o tecniche e non tutti gli appartenenti a questi settori si regolano in modo corretto.
È una riflessione che mi viene da esperienze diametralmente opposte, di cui mi piace citare quella positiva che riguarda addirittura un avvocato – di grande esperienza, livello e reputazione – a cui mi è capitato di rivolgermi, e la cui parcella è stata ineccepibile, assolutamente commisurata all’impegno e al valore del contenzioso affrontato. Non sempre, purtroppo accade così, anzi, direi che quella che ho appena citato è stata un’eccezione.
Il nostro carattere nazionale – che ha caratteristiche di elevata ciclotimia – ci porta anche in questo ambito, dove spesso non esistono politiche tariffarie chiare, a esagerare (usando un eufemismo), a trattare molto bene un cliente che fa parte del giro di amici e conoscenti o a fatturare pesantemente con qualcuno estraneo e che pare un po’ allocco; criteri – sempre eufemisticamente parlando – piuttosto arbitrari, difformità di approccio (e anche di affidabilità del servizio) piuttosto diffusi.
Queste “licenze”, negli anni d’oro del benessere (vero e fasullo che fosse), provocavano qualche mal di pancia, qualche arrabbiatura, ma venivano spesso tollerati, quasi che fossero un pedaggio per fare parte di un contesto illuminato da una luce particolare; io ho il ricordo di quattro milioni, pagati da una conoscente, a fronte di una domanda per un programma di finanziamento europeo, nel settore agricolo – domanda peraltro non accolta – che la povera donna tirò fuori perché si era convinta (mi aveva confidato) che il consulente che glieli chiedeva, altrimenti le avrebbe reso la vita difficile.
Se quel tempo è realmente esistito, ora che vita e lavoro scivolano in una specie di scenario neorealista – con pochissime eccezioni positive – lo si ricorda come un’epoca già remota e, in fretta, bisogna rivedere criteri e parametri che hanno contrassegnato i tempi dei soldi facili (e abbondanti). Prima di tutto quindi: quanto costa il tempo, nelle diverse competenze?
Chi ha lavorato in agenzie e uffici internazionali conosce bene l’uso del time sheet o foglio ore, che tutti gli addetti che si occupano di un cliente devono compilare ogni giorno: è lo strumento principale per determinare il costo dei servizi al cliente; un costo che corrisponde a un valore. È chiaro che a competenze eccezionali corrispondono tariffe più alte, oppure interventi su entità e valori alti sono pagati di più, ma sempre con criteri di equilibrio, che si richiamano, prima d’altro, al tempo richiesto per assistere il cliente. Per cui, una consulenza pagata (per ipotesi) duemila euro, può corrispondere a un impegno di due ore (a mille euro l’una), o a dieci ore (a duecento euro l’una), o a venti ore (a cento euro l’una). Dove un’ora che vale mille euro sarà quella di un luminare (molto luminoso), dieci ore a duecento euro sono quelle dei componenti di uno studio professionale di alto profilo e così via…
Il foglio ore è un bel principio di realtà e con i tempi che corrono può essere uno degli strumenti da adottare, sia nei confronti della propria attività, sia nel rapporto con i propri clienti. Per poterli guardare dritto negli occhi, con la vivida consapevolezza di entrambi che certi tempi sono remoti; per dare spazio e fiato anche ai propri clienti, con la consapevolezza che se si vuole che ci sia un po’ di ripresa di lavoro e di mercato bisognerà scegliere strade che siano percorribili tutti insieme e non alle spalle di alcuni. Allo stesso tempo, sarà utile che tutti noi – da clienti – impariamo a suddividere l’importo di una fattura per servizi, in ore, il cui valore può oscillare, ma sempre nei limiti della decenza e dell’onestà.