Ancora un'illusione per Siena in ginocchio?
di Silvana Biasutti
SIENA. Provo a riprendere il filo di “Siena capitale Europea della Cultura”, ponendo(mi) alcune domande che ho in mente, sin dal primo momento in cui ho sentito parlare di questa candidatura. Da subito, non so perché, ho pensato che un progetto del genere avrebbe suscitato, nel contesto attuale, un interesse legato di più ad alcuni aspetti un po’ venali – c’è uno stanziamento? Quanto sarà pagato il ‘coordinatore’ (ammesso che il titolo sia quello giusto)? Si farà qualcosa per incentivare il turismo (o per tacitare i commercianti)? -.
E’ un pensiero piuttosto riduttivo, lo ammetto, ma anche accorato, e sorge spontaneo dopo aver constatato, anche nella provincia senese, una spiccata tendenza a rovesciare i termini di questi progetti, che invece dovrebbero prendere le mosse da sentimenti e passioni. Di solito, si parte da un’idea interessante e condivisibile, si inizia a discuterla, intorno ad essa si aggregano, con una certa naturalezza, le intelligenze e le personalità sensibili – come il tempo e il clima intorno a un frutto che matura -; si cerca il sostegno – il sostegno, nient’altro è necessario – dell’amministrazione pubblica che occorre in primis mettere semplicemente al corrente, si trova un soggetto competente che possa diventare “la scatola” che ne curi tutti gli aspetti organizzativi, provveda a un programma di massima e al relativo conto economico.
Arrivati a questo punto, di solito, è stato individuato un filo conduttore, che può consistere in una serie di temi, che devono essere svolti.
Poi, di solito, si mettono in moto due azioni distinte, ma collegate tra loro: da un lato si individuano le competenze e si apprende quanto costeranno, dall’altro si cercano gli sponsor o altre forme di finanziamento. Nel frattempo il conto economico si delinea in ulteriori dettagli, e così via…
Naturalmente, nel caso di una candidatura impegnativa come quella di cui scrivo, insieme all’idea (che non può essere solo un programma!) c’è una visione di sé, un concept (che non si limita ad essere un concetto) che sarà sortito da brillanti confronti, e magari anche da qualcosa di più. Insomma, pensieri dentro e intorno alla città (in questo caso, forse anche nel territorio circostante?).
Le menti a Siena non mancano certo; forse mancano alcune competenze, ma non gli intellettuali che possono dibattere e discutere sul perché Siena – e come, con quali vantaggi rispetto ad altre città – può aspirare a essere per un anno il punto di riferimento della cultura, in Europa.
Se ci si pensa bene, non è un’ambizione da poco, e se ci si riflette ancora un po’, si può concludere che non ci si qualificherà in una competizione di questa portata, limitandosi a programmare conferenze e spettacoli, splendidamente ambientati, nella splendente città. Bisogna metterci l’anima e bisognerà che essa sia in grado di emozionare, con passione e sincerità.
Tutto un altro discorso, invece, se la mia illazione iniziale corrispondesse alla realtà delle cose; perché vorrebbe dire che si corre questa corsa con alcune riserve, senza crederci davvero, senza mettere in campo tutto ciò che si dovrebbe (e si potrebbe). Illudendo un’altra volta la città – e il suo ricco territorio di riferimento – proprio nel momento di buio, in cui c’è estremo bisogno di capire da dove ripartire, dove trovare il coraggio e l’energia (e i buoni pensieri), per rilanciarsi – ripartendo proprio dalla cultura, in un momento in cui si comincia a parlare di essa come di un valore (e non come di un’inutile cosa) – e dopo aver offerto il deprimente spettacolo di un mito inossidabile che si rivela come un’apparenza priva di consistenza.
(Foto Arcadiaclub.com)