Partenza ancora in calo a Wall Street, in un contesto in cui prevalgono i timori sul rischio che la lotta contro l’inflazione e la recrudescenza del Covid in Cina danneggino la crescita dell’economia.
Dopo pochi minuti di scambi, il Nasdaq lascia sul terreno il 2%, lo S&P 500 l’1,6% e il Dow Jones l’1,2%.
Una nuova ondata di avversione al rischio ha travolto i mercati, dopo che i dati sull’occupazione Usa diffusi venerdì hanno lasciato poco spazio per un cambio di rotta da parte della Federal Reserve nei suoi piani di aumento dei tassi e riduzione del bilancio.
Ad appesantire ulteriormente il sentiment contribuiscono anche le preoccupazioni per l’outlook dell’economia cinese, dopo che il premier Li Keqiang ha avvertito di una situazione occupazionale “complicata e grave” a causa della nuova ondata della pandemia.
Dopo Shanghai, il governo cinese ha imposto misure restrittive anche a Pechino, mentre i dati diffusi oggi sulle esportazioni cinesi, cresciute ad aprile al ritmo più debole in quasi due anni, hanno evidenziato gli impatti dei lockdown.
Sul fronte macro, infine, nei prossimi giorni l’attenzione sarà rivolta soprattutto sul report sui prezzi al consumo Usa in uscita mercoledì, che secondo le attese dovrebbe mostrare il primo rallentamento dell’inflazione dopo sette mesi.
Intanto sul Forex il biglietto verde si mantiene in prossimità dei massimi da due anni nei confronti delle altre valute, riducendo però i guadagni rispetto alla mattinata. Il cambio euro/dollaro viaggia a 1,054 dopo essere sceso anche sotto quota 1,05, mentre il dollaro/yen sale a 130,8.
Tra le materie prime in calo le quotazioni del greggio con il Brent (-1,8%) a 110,4 dollari e il Wti (-2%) a 107,6 dollari, appesantite dalle preoccupazioni relative alla domanda alla luce dei continui lockdown per il coronavirus in Cina, primo paese per importazioni di petrolio.
Dall’altra parte, il G7 si è impegnato a uno stop al petrolio russo in tempi che consentano forniture alternative, accelerando la riduzione dalla dipendenza dai combustibili fossili, così come l’Unione europea, sebbene manchi ancora un accordo definitivo.
Nel comparto obbligazionario, infine, il rendimento del decennale americano è stabile al 3,13% mentre quello del biennale arretra di nove punti base al 2,65%.
Fonte MarketInsight