di Pino Mencaroni*
SIENA. Come è potuto accadere? Me lo chiedono spesso sia a Roma e sia quando sono all’estero, colleghi giornalisti ed amici. Nessuno riesce a capire come sia stato possibile in soli 10 anni sperperare un patrimonio di 12 miliardi, per limitarci alla sola Fondazione Mps. Oramai la Fondazione, la vacca da mungere della politica, ha un patrimonio di poco superiore ai 400 milioni. Oramai la Banca, talvolta la mucca da mungere del capitalismo relazionale, basta guardare alcune grandi esposizioni creditizie scadute in capo a parti correlate, si avvia su un percorso sempre più lontano da Siena.
La risposta alla domanda è molto semplice; è stata la politica. Il Pd locale con qualche piatto di lenticchie per centrodestra, a partire dal 2001 ha occupato le principali istituzioni della comunità costruite in oltre 500 anni di storia, le ha fatte proprie e le ha distrutte economicamente. Forse anche una sfortunata coincidenza astrale, difficile trovare nei ricorsi della storia una concentrazione così massiccia di “minus habens” in un partito e per proprietà associativa in Fondazione, Banca e così via. Il risultato, dato l’elevata concentrazione di incompetenti, non poteva che essere disastroso.
Cos’altro potrà accadere? E’ la seconda domanda che spesso mi fanno. Speriamo solo cose buone, ma in una città che si sgonfia dopo anni di doping economico servirà uno sforzo di creatività e bisognerà, soprattutto, rimboccarsi le maniche. Il nuovo “Sol dell’avvenir”, persa la Banca e con la Fondazione in miniatura, sembra essere la cultura. Guardando i commenti di autorevoli esperti, come Tomaso Montanari oppure il terrificante articolo uscito su “Libero”, c’è da stare poco allegri sulla progettualità culturale di Siena. Ma potrebbero anche sbagliarsi, il tempo lo dirà. Quello che invece mette in imbarazzo è il dibattito intorno ai soldi che servirebbero per lanciare la cultura. Solo per il progetto, tutto da fare, del Santa Maria della Scala si parla di un milione e mezzo, prometterà meraviglie, dato che quello relativo al Guggenheim Museum di Helsinki, da costruire ex novo, è costato appena 1 milione di euro. Poi, non si è capito chi tira fuori i soldi. Sulla cultura per Siena dovevano arrivare 40 milioni dalla Regione Toscana, per ora non si è visto un tallero. Poi si parla di altri 7 milioni che, a seconda delle capacità progettuali della città, potrebbero arrivare dalla Ue. Insomma, la città reclama soldi e sperava che cadessero dall’alto, come accadeva ai tempi della Fondazione, come “questuanti” non li ascolterà più nessuno, invece di chiedere serve uno spirito di iniziativa difficile da ritrovare. Per vincere i bandi europei serve l’eutanasia “dell’appartenza” e il ritorno al principio della “competenza”, anche meno “vernacoliere” e più lingue straniere, parlate veramente bene, sarebbero d’aiuto.
Altrimenti si dovrà ripiegare sulla Sagra della salciccia, magra consolazione per una città che, seppur ferita, resta il più straordinario Sogno Gotico del pianeta.
*Giornalista economico Askanews