Cresce anche all'estero: i nuovi consumatori compensano il calo tedesco e lo stallo Usa
“Questi numeri mostrano che la strada imboccata ormai da anni dal Consorzio Chianti è quella giusta – commenta il presidente Giovanni Busi -. Una strada fatta di innalzamento della qualità del prodotto e di promozione dell’immagine sui mercati strategici, vecchi e nuovi: il mercato riconosce e apprezza, causando tra l’altro un effetto secondario di grande rilevanza sociale, ovvero la tenuta del prezzo anche per i vini sfusi”.
Infatti, la buona performance del 2019 acquista un valore ulteriore se paragonata all’andamento dei vini Chianti Docg dal 2013 ad oggi: negli ultimi 7 anni si evidenzia un incremento del 23% delle bottiglie vendute, con una crescita a valore del 33%, segno di un recupero dei prezzi a scaffale e perciò di una maggiore valorizzazione della denominazione. Nello stesso periodo, il segmento in bottiglia da 0,75 è cresciuto del 7% in volume e del 22% a valore.
“Il saldo positivo – prosegue Busi – indica che il mercato di riferimento, quello italiano, ha un apprezzamento crescente per la qualità dei nostri vini e che i nuovi consumatori, principalmente asiatici e sudamericani, compensano il calo dei tedeschi e lo stallo degli statunitensi”.
“Per il 2020 guardiamo con attenzione alla Cina e all’evoluzione nel medio periodo dell’epidemia di coronavirus: nel terzo trimestre 2019 abbiamo venduto molto perché è il periodo in cui i buyers cinesi riempiono i magazzini in vista delle Feste. Adesso, con l’annullamento dei festeggiamenti per il Capodanno cinese e la chiusura di gran parte dei ristoranti c’è il rischio che quelle scorte non vengano smaltite: con febbraio si perde un mese importante in termini commerciali. Secondo le nostre stime, se l’allarme rientrerà a breve, potremmo avere una perdita stimata tra il 5 e il 10% che però potremo ammortizzare senza grossi problemi perché quello cinese è un mercato che cresce molto anno su anno”.