Ricomincia a filtrare l
di Gianfranco Campione
SIENA. Ho fatto, la scorsa settimana, un rapido giro di lavoro negli Stati Uniti, visitando New York e San Francisco e partecipando a due importanti degustazioni delle tre grandi denominazioni Toscane: Chianti Classico, Nobile di Montepulciano e Brunello con l’aggiunta del Consorzio del Prosecco. Anche se il viaggio è stato breve, i segnali che vi ho percepito mi sono sembrati decisamente positivi.
Gli Stati Uniti hanno sempre avuto questa caratteristica: che, dopo averli visitati, torni tonificato e convinto che tutto – anche i miracoli – possa accadere all’angolo della prossima strada. Ebbene, due anni fa, all’epoca del mio ultimo viaggio, questa sensazione delle “attese positive” sembrava essere completamente scomparsa. Ora raffiora da mille segnali: dal colloquio con un amico, dal sorriso interessato con cui un potenziale cliente ti ascolta, dalle numerose persone che cambiano lavoro. Insomma, ricomincia a filtrare quell’ ottimismo preconcetto che tanto differenzia l’America dai paesi della vecchia Europa.
Certo, i segnali visibili che qualcosa è cambiato in questi ultimi anni di crisi sono evidenti. Basta osservare la composizione del traffico automobilistico, dove le auto compact e sub compact sembrano avere in gran parte sostituito i grossi, inutili vagoni di un tempo. Oppure sentirsi chiedere da una matura hostess di linea aerea (le giovani e belle di un tempo non ci sono più!), tre dollari per una busta di noccioline che un tempo ti veniva offerto e deposto con un sorriso sul tavolino pieghevole dell’aereo.
Comunque, i nostri vini marciano bene. Nel 2011, secondo i dati rilasciati dall’ICE di New York, l’Italia ha esportato negli Stati Uniti vini per un valore di 1500 milioni di Dollari , con una quota di mercato del 31% . L’aumento rispetto al 2010 è stato del 18,7%.
Se consideriamo i soli vini da pasto (che non includono gli spumanti), l’Italia rimane il primo fornitore con un valore di circa 1300 milioni di Dollari ed una quota di mercato del 34,2%, seguita dalla Francia con il 19,40%, dall’Australia con il 13% edall’Argentina con il 7,5%.
Anche i vini spumanti stanno andando molto bene (aumento del 36% sul 2010 e percentuale di mercato del 22,6%). Qui, naturalmente, sono i Francesi (leggi: Champagne)a fare la parte del leone con una quota di mercato di quasi il 66%. Prosegue baldanzoso il fenomeno del Prosecco, le cui importazioni sono quasi raddoppiate tra il 2007 ed il 2010.Nel 2011 ne sono stati importati oltre 12 milioni di bottiglie. Altro vino di grande successo è il Moscato, nella versione tranquilla, cioè non spumante.
Prima di volare a San Francisco sono riuscito a fare una rapida visita a “Eataly”, cioè Eat Italy (mangia l’Italia), un fenomenale mega negozio di 6000 metri quadri , collocato sulla famosa Quinta strada, tra la 23sima e la 24sima. E’ una fantasmagorico spazio/mercato della gastronomia ed enologia italiana, proposte in modo vivace, fantasioso ed appetitoso: uno sforzo eccezionale di esporre la straordinaria varietà della nostra cucina e dei nostri vini. Una formula che sta già ottenendo un grande successo in Giappone. Mi auguro che lo stesso avvenga a New York, piazza più difficile anche perché già abituata, sia pure in scala molto minore, alle proposte gastronomiche della ex Little Italy.
Anche la puntata a San Francisco ci ha regalato una manifestazione affollata e con positivi risultati (ma a San Francisco per i Toscani, specie se Lucchesi , è un po’ come giocare in casa). In più la temperatura esterna, nelle ore centrali del giorno, sfiorava i 20 gradi, consentendo ad una umanità varia, e per noi spesso imprevedibile, di esibirsi in magliette, camice, costumi da bagno e variazioni quasi da Ferragosto.