TRENTO. Chi si vuole accostare al mondo dei vini millesimati deve imparare la provenienza di questo termine, che si dà ai vini prodotti con uve di una specifica annata; la parola, infatti, deriva dal francese millésime, letteralmente “annata”.
Le leggi in materia di coltivazione vinicola prevedono che si debbano esplicitare sulle etichette le percentuali di uva prodotta nell’annata pubblicizzata, ma i vini possono comprendere anche percentuali minori di raccolte precedenti. I millesimati metodo classico sono prodotti appunto con uve di una singola annata, in modo da esaltare tutte le caratteristiche del vitigno e ottenere un prodotto estremamente godibile.
Come si ottiene un buon vino millesimato: provenienza delle uve
I vini millesimati sono legati a produzioni di annate particolarmente speciali per cui il viticultore decide di convogliare le uve raccolte solo per la produzione di un vino, invece di farle affluire in un vino ‘cuvée’ il quale delinea una miscela di uve e, differentemente dal millesimato, rimane in cantina per 2-3 anni. Nel caso della cuvée, i frutti provengono spesso anche da appezzamenti diversi e questo implica un differente apporto di caratteri organolettici al prodotto finale; spesso ciò si verifica in aziende a conduzione familiare o che hanno possedimenti molto frammentati.
Chi produce vini millesimati invece decide di organizzarne la produzione tendenzialmente in due possibili modi: o dèstina ogni anno una parte della propria produzione ad essi, oppure sceglie di volta in volta, in base alla propria sensibilità, di dedicare un’intera annata alla creazione di millesimati. In questo secondo caso la scelta è determinata dalle particolari condizioni climatiche che si possono verificare in un anno, da cui i vigneti derivano una crescita più florida e anche una qualità migliore delle uve.
La tecnica di produzione dei millesimati: il metodo classico
Per ottenere dei vini millesimati si deve procedere con la rifermentazione in bottiglia, ovvero con il metodo classico detto anche metodo ‘champenoise‘, che desume il nome dall’omonima regione francese. Si tratta di una metodologia che prevede la rifermentazione dei lieviti in bottiglia aggiungendo degli zuccheri mirati, metodo utilizzato, per esempio nei vini Ferrari Trento DOC. L’altro metodo, il Martinotti, si basa invece su una rifermentazione effettuata in autoclave. Con la prima procedura si assicurano e stabilizzano maggiormente gli aspetti della bevibilità e piacevolezza nel gusto di queste produzioni vinicole.
La rifermentazione dà al vino una pressione che si manifesta con le bollicine, tipiche dei vini millesimati. Passato un congruo tempo di riposo, le bottiglie vengono capovolte su cavalletti appositi; ciò permette ai lieviti esausti di muoversi verso il tappo. La fase terminale della lavorazione vede il congelamento del vino nella parte del collo affinché la pressione faccia eliminare il deposito formatosi. Avviene poi un rabbocco di sciroppo di vino e zucchero e segue infine la chiusura definitiva con il tappo, che trattiene la pressione.
Un esempio di vino millesimato
Il vino millesimato Trento DOC di Ferrari Trento è un esempio eccellente di questo tipo di produzione vinicola, cominciata a inizio secolo dal fondatore Giulio Ferrari e proseguita nel tempo da Bruno Lunelli e dai suoi discendenti. Questi vini millesimati traggono la loro fonte dalle montagnose terre trentine che si cerca di sfruttare rimanendo in un rapporto di rispetto ambientale della territorialità. La stessa casa è stata, infatti, la prima DOC in Italia e seconda nel mondo solo al lo Champagne.
Lo studio dell’uva e la sapienza nel saper rilevare la giusta annata danno vita a prodotti eleganti, che sanno imprimere in chi lo beve un senso di armoniosità, ricavato dalle peculiarità di un territorio di cui rappresentano al massimo l’eccellenza vinicola. L’affinamento dei lieviti contribuisce a lasciare un ultimo sospiro ammandorlato nei prodotti Ferrari, prolungandone il grado di persistenza.