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SIENA. In questa settimana, “i magnifici tre” Consorzi della viticoltura Senese e Toscana aprono le loro porte alla stampa di tutto il mondo e agli operatori del commercio nazionale.
VINO NOBILE
A Montepulciano , nei locali della storica Fortezza di recente restaurati con un forte contributo del Consorzio produttori, ho avuto un breve ma stimolante incontro con Federico Carletti (Poliziano), che ne è da qualche anno l’instancabile presidente. E’ appena tornato da una serie di manifestazioni in USA e mi conferma le voci di una svolta positiva su quel mercato fondamentale, a partire dalla seconda metà del 2010, dopo il negativo andamento dei precedenti 18 mesi. Ma Carletti è inquieto sul futuro, si rende conto che , per i circa 70 imbottigliatori del Vino Nobile, le prospettive sono tutt’altro che facili.
Negli ultimi 30 anni, le bottiglie” marcate” dal Consorzio sono passate da circa 450.000 a quasi 8 milioni, una crescita di circa 18 volte. Si tratta di una massa di prodotto cui occorre dare una strategia collettiva, imponendola come marchio di territorio e non disperdendola in una improbabile somma di tanti piccoli marchi individuali. E’ questo il solo modo con cui le antiche zone di produzione possono affrontare la globalizzazione, che sta finora premiando i vini generici di vitigno.
Per essere più chiari: Montalcino ha puntato , e giustamente, tutte le sue carte sul suo Sangiovese (Brunello) ; il Chianti Classico ha estratto dalla antica formula Ricasoliana soprattutto il Sangiovese,quasi dimenticando il Canaiolo e inserendo, in questi ultimi anni, alcuni vitigni complementari, per lo più internazionali. Bene, mi chiedo se il Nobile non debba invece affidare decisamente la sua identità ( la sua diversità) all’uvaggio delle sole varietà autoctone , in primis il Sangiovese ma anche, con percentuali più elevate delle attuali, il Mammolo, il Canaiolo, il Colorino e la Malvasia nera.
Insomma: un vino Nobile a molte voci autenticamente Toscane.
CHIANTI CLASSICO
Nello splendido ambiente della Stazione Leopolda di Firenze, l’atmosfera all’interno del Consorzio del Gallo Nero è decisamente più distesa di quella dello scorso anno. Merito dei dati più recenti delle “marcature”. Giuseppe Liberatore, direttore del Consorzio e Michele Cassano, responsabile dell’ufficio studi, mi confermano che l’inversione di tendenza degli ultimi 7-8 mesi è stata impressionante. Esaminando un campione molto rappresentativo dei 280 soci imbottigliatori , il 2010 si è chiuso con un incremento di oltre il 20% sul 2009, ritornando ai livelli pre-crisi del 2008. Il cambio di marcia è avvenuto nella seconda metà del 2010 e , nel trimestre ottobre/dicembre, l’aumento di marcature sul corrispondente periodo del 2009 è stato addirittura del 55%. Certo, occorre essere prudenti nell’attribuire a queste cifre significati troppo positivi. Non dimentichiamoci che i dati su cui è calcolato l’incremento -quelli del 2009- erano molto negativi e che il prezzo medio di vendita per bottiglia si è abbassato nel 2010 di qualche punto . Infine, che un reintegro delle scorte da parte di molti clienti era probabilmente inevitabile.
Oggi, il nostro vino di bandiera domina ancora solo nelle province di Siena e Firenze. Ma ogni provincia, Toscana e non, ogni territorio ad antica o più recente vocazione viticola, ha sviluppato e promosso le sue realtà locali di cui va fiera e che sono sempre più richieste da locali e da visitatori.
Il contraltare della irresistibile globalizzazione è, come ben sapete, una forte riscoperta del “particulare”. Certo, il turista ignaro dell’Italia che si siede per la prima volta in un ristorante di qualsiasi città, chiederà nove volte su dieci una bottiglia di Chianti, la seconda parola italiana più popolare nel mondo. Ma se chiede un aiuto al trattore o al cameriere, che suggerimento riceverà?
Quello del rilancio del nostro vino di bandiera è un serio problema che merita prima di tutto una riflessione approfondita, ma poi forti e innovative azioni di marketing. Ne riparleremo, spero, in una delle prossime chiacchierate.
BRUNELLO DI MONTALCINO
Questo vino, dal fascino unico e irresistibile, sta uscendo da un difficile periodo; alla crisi economica generale, si era infatti aggiunta, negli ultimi due anni, quella interna alla denominazione, minacciando di colpirne gravemente la credibilità e quindi il valore del suo mito nel mondo. I nodi non sono stati tutti sciolti. Ci sono ancora delle importanti decisioni da prendere, soprattutto per quanto riguarda la percentuale di Sangiovese (e degli altri vitigni) da utilizzare in due delle tre denominazioni del territorio (Rosso di Montalcino e Sant’Antimo). Finora i produttori, riuniti in assemblea, hanno deciso… di non decidere, rimandando la soluzione del puzzle di alcuni mesi. Comunque, anche in questa Anteprima , le notizie dai mercati appaiono per lo più positive, come mi ha confermato al telefono Stefano Campatelli, direttore del Consorzio. Le marcature complessive del 2010 sono aumentate rispetto al 2009 del 15%, superando gli 8 milioni di bottiglie, mentre il fatturato è, comprensibilmente data la crisi, cresciuto in maniera minore (+5%).
A differenza del Chianti Classico, la ripartizione dei mercati vede al primo posto l’Italia con il 38%, seguita dagli USA con il 25%, dalla Germania con il 9% dal Canada con il 5% e dal Giappone con 3%. Le annate che saranno presentate alla stampa ed agli operatori da sabato a lunedì sono il 2006 per il Brunello, il 2005 per la Riserva ed il 2009 per il Rosso di Montalcino. Si tratta di tre annate decisamente buone e questo dovrebbe dare un ulteriore impulso al rilancio di un vino che si rivolge ai consumatori più sensibili alla qualità nella bottiglia che al livello del prezzo.