Colpizzi (Federazione Vino di Confagricoltura Toscana): “Qualità resta al momento alta ma nel frattempo aumentano i prezzi per trattamenti e materie prime”
“La vendemmia – ricorda – è iniziata da una decina di giorni con le varietà più precoci, mentre adesso stanno cominciando con il Merlot, partendo dalle zone più costiere e risalendo verso l’interno. Le piogge ripetute dei mesi primaverili hanno favorito il proliferare del fungo che attacca le foglie della vite e i grappoli. è un danno quantitativo, non qualitativo, ma il costo dei trattamenti incide moltissimo sui bilanci”.
Come se non fosse sufficiente, accanto al calo della produzione e all’aumento di spesa si aggiunge un’altra emergenza, quella della manodopera qualificata che preferisce andare a fare la vendemmia altrove.
“In paesi come Croazia, Svizzera, Ungheria o Germania – specifica Colpizzi – esistono politiche fiscali per i redditi di fascia bassa molto più vantaggiose. A parità di offerta, dunque, preferiscono andare là: è un fenomeno iniziato l’anno scorso e che adesso si manifesta in tutta la sua preoccupante attualità. Il fatto è reso ancora più grave dalla circostanza che non si tratta di stagionali, ma di lavoratori che si occupano dei vigneti tutto l’anno. Oltre alla fuga dei cervelli, adesso assistiamo a quella della manodopera più competente”.
Anche il sistema dei flussi che consente di ingaggiare nuovi operatori, spiega Colpizzi, è macchinoso: “Nella maggior parte dei casi possono iniziare a lavorare nei vigneti soltanto dopo 3-4 mesi dal momento in cui li individuiamo, saltando di fatto un’intera stagione”.
Da ultimo, ma non meno ricorrente, c’è il problema degli ungulati: “Fare una media è difficile, in alcuni vigneti distruggono tutto, in altri il danno è contenuto. Sono comunque una questione che aggrava un quadro già complesso”.
A fronte di questo, sostiene Colpizzi, si rendono necessarie politiche fiscali adeguate: “Dobbiamo uscire dalla spirale dei tassi di interesse costantemente al rialzo e servono misure che incentivino la manodopera a restare qua. Altrimenti si configura un danno diffuso per le imprese, le famiglie e lo Stato”.