TOSCANA. La crisi si fa sentire anche sui prezzi delle uve nobili italiane (che segnano un ribasso mediamente del 30% sul 2008) ma la qualità della materia prima, però, può permettere transazioni ancora remunerative per i viticoltori, a patto che le aziende e/o i gruppi di aziende acquirenti non guardino a logiche esclusivamente commerciali, ma a strategie di più ampio raggio, capaci di salvaguardare le piene potenzialità del patrimonio viticolo in vista della ripresa, puntando alla ricerca di livelli qualitativi sempre maggiori. Sono questi i “sentiment”, raccolti nel mondo del vino italiano da www.winenews.it, uno dei siti più cliccati del mondo del vino, mentre stanno entrando nel vivo le operazioni di raccolta delle uve da vitigni tardivi, che costituiscono la “spina dorsale” dell’Italia enoica.
“Quest’anno, più che mai, l’ago della bilancia nelle trattative sarà – stando ai rumors raccolti nel mondo del vino italiano da www.winenews.it – il livello qualitativo delle uve: un conto è comprare materia prima da un viticoltore che ha dedicato 300 ore annue di lavoro al suo vigneto, un conto sarà acquistarla da uno che invece ha speso in vigna soltanto 100 ore. E, in una annata interessante, ma difficile, come la 2009, la cura dedicata al vigneto fa decisamente la differenza. Come fa la differenza acquistare uve da fornitori sperimentati nel tempo, con contratti di acquisto legati a parametri qualitativi, che, allo stesso tempo, sono in grado di garantire una certa redditività agli stessi viticoltori anche in un periodo duro come questo.
“Le aziende e/o i gruppi di aziende più sensibili e dotati oltre che di una visione a più ampio respiro, anche di “spalle” capaci di reggere l’attuale situazione, possono –stando a quanto risulta a Wine News – “barattare” una qualità superiore e una quantità inferiore delle uve in cambio di un prezzo meno basso. E’ questa la dose di saggezza che le imprese più importanti possono mettere in campo e attraverso la quale, lasciate da parte le più immediate, ma di corto respiro, logiche esclusivamente commerciali, è possibile dare respiro all’intera filiera”.
Partendo dal nord, i prezzi delle uve Nebbiolo sono quest’anno fissati intorno a 200 euro al quintale (30% in meno sul 2008). Quelli delle uve destinate alla produzione dell’Amarone vedono un calo dei prezzi dal 10 al 20% sul 2008. In diminuzione anche i prezzi delle uve Sangiovese atte a diventare Chianti Classico, che si aggirano sui 70-100 euro al quintale (30% in meno sul 2008), in un territorio però dove il mercato delle uve incide per il 5% della produzione complessiva (15.000 quintali d’uva). Le uve Sangiovese atte a diventare Brunello costano tra i 100 e i 200 euro al quintale; le uve destinate a diventare Doc Bolgheri, benché in questo territorio non esista un vero e proprio mercato delle uve, vanno dai 65 ai 120 euro al quintale, a seconda della qualità delle partite. Più delicata la situazione al Sud, che sconta, in un periodo di crisi come quello attuale, anche gli errori di scelte strategiche spesso sbagliate. Nel territorio del Taurasi, in Campania, il prezzo di mercato di un quintale di uve Aglianico è fissato in 50 euro al quintale (80 euro nel 2008), con pochi euro di differenza per le partite migliori: una situazione che qui minaccia l’esistenza di tanti piccoli vignaioli, costretti a vendere le proprie uve ad un prezzo appena in grado di coprire le spese dei trattamenti fitosanitari.
“Siamo, dunque, lontani dalle quotazioni record delle uve dei vitigni nobili di qualche anno fa, probabilmente un po’ “gonfiate” (che hanno però permesso in alcuni territori di mantenere il prezzo delle uve, anche in un periodo di crisi acuta come questo, ad un livello comunque remunerativo per i viticoltori), e resta – conclude l’inchiesta di WineNews – altamente probabile il pericolo di una speculazione dei prezzi della materia prima al ribasso, ma non dovrebbero mancare neppure situazioni in controtendenza”.
“Quest’anno, più che mai, l’ago della bilancia nelle trattative sarà – stando ai rumors raccolti nel mondo del vino italiano da www.winenews.it – il livello qualitativo delle uve: un conto è comprare materia prima da un viticoltore che ha dedicato 300 ore annue di lavoro al suo vigneto, un conto sarà acquistarla da uno che invece ha speso in vigna soltanto 100 ore. E, in una annata interessante, ma difficile, come la 2009, la cura dedicata al vigneto fa decisamente la differenza. Come fa la differenza acquistare uve da fornitori sperimentati nel tempo, con contratti di acquisto legati a parametri qualitativi, che, allo stesso tempo, sono in grado di garantire una certa redditività agli stessi viticoltori anche in un periodo duro come questo.
“Le aziende e/o i gruppi di aziende più sensibili e dotati oltre che di una visione a più ampio respiro, anche di “spalle” capaci di reggere l’attuale situazione, possono –stando a quanto risulta a Wine News – “barattare” una qualità superiore e una quantità inferiore delle uve in cambio di un prezzo meno basso. E’ questa la dose di saggezza che le imprese più importanti possono mettere in campo e attraverso la quale, lasciate da parte le più immediate, ma di corto respiro, logiche esclusivamente commerciali, è possibile dare respiro all’intera filiera”.
Partendo dal nord, i prezzi delle uve Nebbiolo sono quest’anno fissati intorno a 200 euro al quintale (30% in meno sul 2008). Quelli delle uve destinate alla produzione dell’Amarone vedono un calo dei prezzi dal 10 al 20% sul 2008. In diminuzione anche i prezzi delle uve Sangiovese atte a diventare Chianti Classico, che si aggirano sui 70-100 euro al quintale (30% in meno sul 2008), in un territorio però dove il mercato delle uve incide per il 5% della produzione complessiva (15.000 quintali d’uva). Le uve Sangiovese atte a diventare Brunello costano tra i 100 e i 200 euro al quintale; le uve destinate a diventare Doc Bolgheri, benché in questo territorio non esista un vero e proprio mercato delle uve, vanno dai 65 ai 120 euro al quintale, a seconda della qualità delle partite. Più delicata la situazione al Sud, che sconta, in un periodo di crisi come quello attuale, anche gli errori di scelte strategiche spesso sbagliate. Nel territorio del Taurasi, in Campania, il prezzo di mercato di un quintale di uve Aglianico è fissato in 50 euro al quintale (80 euro nel 2008), con pochi euro di differenza per le partite migliori: una situazione che qui minaccia l’esistenza di tanti piccoli vignaioli, costretti a vendere le proprie uve ad un prezzo appena in grado di coprire le spese dei trattamenti fitosanitari.
“Siamo, dunque, lontani dalle quotazioni record delle uve dei vitigni nobili di qualche anno fa, probabilmente un po’ “gonfiate” (che hanno però permesso in alcuni territori di mantenere il prezzo delle uve, anche in un periodo di crisi acuta come questo, ad un livello comunque remunerativo per i viticoltori), e resta – conclude l’inchiesta di WineNews – altamente probabile il pericolo di una speculazione dei prezzi della materia prima al ribasso, ma non dovrebbero mancare neppure situazioni in controtendenza”.