Come si fa, oggi, a parlare di norma?
di Gianfranco Campione
SIENA. Qualche anno fa, agli amici stranieri che mi chiedevano della viticoltura in Toscana, rispondevo con la faccia più seria possibile che prevedevo per il futuro espianti di vigneti, da sostituirsi con grandi piantagioni di banane. L’andamento della vendemmia di quest’anno sembra dare ragione ai miei scherzosi timori di allora.
La raccolta delle uve è iniziata, dappertutto, oltre una settimana fa, partendo dalle uve bianche e da quelle nere più precoci come il Merlot ed il Syrah. La vendemmia del Sangiovese, se il tempo tiene ragionevolmente, dovrebbe partire non oltre il 15/20 di settembre.
Tutto questo è avvenuto dopo che, agli inizi di Agosto, si prevedevano vendemmie posticipate di 10-15 giorni rispetto alla norma. Ma come si fa, oggi, a parlare di norma?
Prendiamo il caso del Merlot. A fine anni ottanta/ inizio anni novanta, i viticultori del Chianti scopersero questo autentico “cavallo da tiro”, alto di gradazione, resistente alle malattie, pieno di colore e dotato di buona morbidezza. Sembrava, e lo era, il partner ideale per le uve Sangiovese di quei tempi, che avevano maturazione ottobrina, notevole acidità, gradazioni non sempre in linea con gli standard imposti dal disciplinare di produzione e, spesso, un colore rosso rubino poco intenso.
Quest’anno si parla di Merlot vendemmiati ad un grado zuccherino che raggiungerà ,dopo la fermentazione, tra i 14,5° e i 16° alcolici. Perfetti per una marmellata, meno per creare vini equilibrati e di buona beva.
E le vigne meno assolate potrebbero essere quelle che daranno origine ai vini più eleganti ed equilibrati.
Insomma, chi ci capisce è bravo.