Secondo i dati raccolti da Coldiretti in Provincia di Siena si registrano cali della produzione di miele fino all’80% in alcune zone
SIENA. L’estate 2017 verrà ricordata per la siccità, e per le terribili conseguenze avute su molte culture. La produzione di miele è l’ennesima vittima, un anno da dimenticare anche per gli apicoltori, e a inizio settembre si iniziano a contare i danni. La produzione di miele cala, con il raccolto ai minimi storici e in alcuni territori pari quasi allo zero. In Provincia di Siena si prevede un calo dal 70% all’80% della produzione. In totale l’Italia conta 45.000 apicoltori, di cui quasi 20.000 quelli che lo fanno non per diletto e autoconsumo, ma per immettere miele e prodotti apistici sul mercato. Per quanto riguarda invece i problemi riscontrati nella provincia di Siena “Ci sono la siccità, la riduzione del livello di nettare nelle piante, soprattutto colza e girasole che hanno un basso reddito nettarifero, e un calo della semina del coriandolo, una pianta che rendeva e durava – afferma Alessio Fantozzi, apicoltore senese e proprietario degli Apiari S.Antonio – Purtroppo noi apicoltori rappresentiamo un settore fortemente legato al clima: in inverno è piovuto pochissimo, in primavera lo stesso, durante l’estate mai.” Una stagione come quella di quest’anno, per la produzione del miele, apre degli scenari estremamente penalizzanti. “Durante La Settimana del Miele a Montalcino – prosegue Alessio Fantozzi – sono state presentate immagini satellitari scattate sul territorio toscano, confrontando uno scatto di giugno 2016 con uno di giugno 2017, ed era evidente, a livello visivo e cromatico, il processo di desertificazione in corso quest’anno. La speranza è che si tratti di un anno anomalo, perché se si dovesse ripetere una stagione come questa, il rischio a cui andiamo incontro è che non ci siano più le condizioni per produrre miele.”
L’apicoltura rappresenta un settore importante per l’agricoltura, con 1,2 milioni di alveari, un valore stimato di 150-170 milioni di euro. Significativa è la presenza della Toscana che con i suoi 23mila quintali di miele detiene il 10% della produzione nazionale per un valore di circa 16 milioni di euro. Gli apicoltori nella nostra regione sono circa 4700 e sebbene sia un settore dove è sviluppato l’hobbismo, una buona parte di questi sono veri e propri imprenditori agricoli. L’anagrafe regionale ad oggi censisce oltre 98.000 arnie.
“Quest’anno oltre ai problemi cronici del settore, come quelli legati alla varroa o alla neo-arrivata vespa vellutina – spiega Tulio Marcelli, Presidente di Coldiretti Toscana – si è aggiunto un clima bizzarro con fioriture anticipate e gelate primaverili, alle quali è succeduta un’estate caldissima e siccitosa. In queste condizioni estreme la produzione in certe zone è crollata dell’80%.”
“La nostra Organizzazione – dice Antonio De Concilio, direttore regionale di Coldiretti – è molto preoccupata ed avverte tutta la responsabilità di assistere le molte imprese agricole che hanno creduto nello sviluppo del settore e che hanno nelle api l’attività esclusiva o prevalente.”