SIENA. Secondo Rivella è necessario "Rendere più elastico il disciplinare che regola la produzione del Brunello: è l’unica strada per recuperare i danni di immagine che l’inchiesta della magistratura ha provocato su questo importante prodotto del made
in Italy". Ribatte Ziliani: "No, il disciplinare non si tocca, perchè non si può ridurre il Brunello a un mero prodotto della globalizzazione".
La discussione più interessante dello scontro al vertice nell’aula magna dell’università di Siena ha visto contrapposti l’enologo Ezio Rivella, ex amministratore delegato di Villa Banfi e presidente dal ’93 al ’98 del comitato nazionale dei vini a denominazione d’origine, a Franco Ziliani, giornalista curatore del blog vinoalvino.org.
Il dibattito, moderato da Armando Cutolo, antropologo, e organizzato dall’associazione di enoteche vinarius, si è svolto davanti a circa 500 persone, tra
vignaioli, giornalisti e appassionati. Alla fine nessuno dei due duellati è riuscito a convincere l’altro delle proprie ragioni.
«È assurdo continuare a mantenere rigido questo disciplinare – ha detto Rivella -. Ci sono vitigni importanti che vengono coltivati da anni nel terroir di Montalcino, come Cabernet Sauvignon, Merlot e Petit Gardot che, utilizzati al 15%, aiuterebbero a sanare alcuni difetti base dell’attuale Brunello fatto al 100% di Sangiovese". "Cambiare l’identità a Brunello – ha replicato Ziliani – significherebbe dire addio a un vino unico nel suo genere trasformandolo in un vino uguale a tanti altri. Il rilancio della sua immagine parte dalla sua storia e dalle tradizioni che in questi anni lo hanno reso protagonista nel mondo".