SAN GIMIGNANO. Il professor Mattiacci, ordinario di Economia e Gestione delle imprese dell’Università La Sapienza di Roma, presenta – in occasione dell’omonimo convegno che si tiene a San Gimignano il 7 maggio presso il Teatro dei Leggieri – i risultati della ricerca di mercato “A cent’anni” volta a stabilire l’attuale stato di salute della denominazione e le strategie di marketing e comunicazione per i prossimi cinquanta anni. E l’analisi che ne deriva è decisamente positiva.
La Vernaccia di San Gimignano, primo vino in Italia ad ottenere la denominazione nel 1966, nel 2016 è al decimo posto nella top ten dei vini bianchi autoctoni italiani, terza per prezzo medio alla produzione del vino sfuso tra i vini bianchi di fascia media e per notorietà presso il consumatore, al nono posto nella vendita in GDO a maggiore crescita.
Nonostante si trovi ad interagire con un ambiente competitivo, un mercato che privilegia i rossi e le bollicine, dove si pensa che i vini bianchi debbano essere aromatici e profumati, la Vernaccia di San Gimignano ha dalla sua caratteristiche che si trasformano in veri e propri punti di forza: è un vino bianco da tutto pasto, ha una forte presenza di prodotti biologici, ha una forte personalità che parla alla testa del consumatore, è longeva e migliora con l’invecchiamento.
Sottolinea Alberto Mattiacci: “La nostra ricerca descrive una denominazione il cui stato di salute effettivo è molto migliore di quello percepito, addirittura dagli stessi produttori.
Ci è bastato esplorare a mente aperta il panorama di mercato, infatti, per intravedere una prospettiva di rivitalizzazione del più nobile fra i bianchi del centro Italia (e che mi piace definire “bianco maschile”): una nicchia, popolata da wine lover, con interpretazioni – biologiche e non – della Vernaccia di San Gimignano che parlano alla mente e ai sensi.
La Vernaccia di San Gimignano ha tutto ciò che serve per divenire, nel suo secondo cinquantennio di vita, un caso di successo: una denominazione con forte identità, ottima notorietà, buona presenza distributiva, un Consorzio che ha voglia di fare, sempre più ottime interpretazioni di prodotto. Abbiamo intitolato questo studio “A Cent’Anni!” perchè crediamo nelle potenzialità di questo vitigno bianco, figlio unico della grande Toscana enologica”.
La ricerca è iniziata nell’estate del 2015 con la raccolta di informazioni tramite interviste ai produttori, agli operatori (enoteche, bar, ristoranti, buyers, aziende di import-export), opinion leader e consumatori. L’analisi dei dati così raccolti ha messo in evidenza i punti di forza e di debolezza della Vernaccia di San Gimignano, le caratteristiche su cui fare leva per cogliere le opportunità che il mercato globale offre, la crescita nel mondo della middle class in primis, acquirente d’eccellenza del vino in quanto ‘prodotto di piacere’, fascia sociale dei wine lovers, consumatori curiosi e alla ricerca dei prodotti ‘diversi’, di nicchia, identificabili grazie alle loro caratteristiche uniche.
E la Vernaccia di San Gimignano è tutto questo: una denominazione autoctona, antica, tipica, unica per storia e territorio, autentica, versatile, che rimanda al mare ma si sposa con la terra in cucina. Un vino non per tutti, ma per molti; una nicchia ‘attiva’, che la denominazione deve costruire intorno ai propri punti di forza, non una nicchia ‘passiva’, quella dove il mercato relega chi non riesce a comprendere.
Le azioni future dovranno quindi agire su due fronti: marketing interno per rendere consapevole tutto il territorio della forza e potenzialità della Vernaccia di San Gimignano. Marketing esterno, in particolare verso i mercati esteri perchè l’export è una necessità e non un’opzione, è “La condizione per la sostenibilità nel tempo”, come sottolinea il prof. Mattiacci: nella congiuntura economica attuale che vede l’Italia ancora in grosse difficoltà strutturali, che deve affrontare anni difficili di riconfigurazione socio-economica, le aziende devono puntare sui mercati stabili.