MONTALCINO. Le ginestre fiorite e quel loro straordinario sentore che aleggia a ogni curva della strada, distinguibile ma mai eccessivo, sarebbero già una buona ragione per accorrere a Montalcino ai primi di giugno, tra pochi giorni. Con il tempo al bello, si spera, e con la consapevolezza di trovare tra quelle colline pane per i denti della propria rinnovata energia. Il luogo ideale per sconfiggere pensieri e preoccupazioni, ritrovando uno sguardo più naturale nelle gradazioni impensabili di verde di quella campagna covata da abitanti, lavoratori, e pure dagli immigrati arrivati più recentemente, come una gallina dalle uova magiche.
Di questi tempi sarebbe già un incontro felice, una pausa rasserenante. Ma per chi conosce già quella corona di luci che ci appare sul profilo di quel lungo colle arrivando dalla Cassia sul far della sera, dopo aver dribblato l’autovelox più insidioso d’Italia, Montalcino è un viluppo di emozioni.
Ciascuno di noi, appassionati di vino, di gente e di ambiente naturale ha ricordi esclusivi degli incontri con quel produttore, quel vignaiolo, quella famiglia che ha aperto qualcosa di speciale per noi.
Ciascuno di noi, visitatori abituali ha un buon motivo per aver voglia ritornare lì, camminare sulla Strada di Sesta, scoprire il millesimo incantevole tramonto sul balcone di Sant’Angelo in Colle, ritrovare la via dei Pellegrini a Torrenieri, arrivare a piedi a Camigliano con gli occhi sgranati, esplorare i banchi d’argilla lungo l’Orcia a Sant’Angelo Scalo.
Quest’anno, io esco dal cielo plumbeo e a Montalcino ci torno per ritrovare i Brunello del cuore, e per ritrovarmi tra amici, vecchi e recenti, nel cuore dell’Europa.
A #Tuttoinunsorso.
Tra i vignaioli che arrivano da tutta l’Europa in contro al luogo più magico capace di dar loro il benvenuto. Sarà un incontro con il cuore e con la mente.
Tutto in un Sorso. Sarà Montalcino!