Un sabato con Bio Miracolo
di Silvana Biasutti
MONTALCINO. Alla larga dal “buonismo” inteso alla vecchia maniera: non fa nemmeno audience, mi dicono. Ma quando la bontà arriva a segno grazie ad alcuni milioni – miliardi – di esseri viventi che aleggiano e volano alla lettera trasformando il grano in pizza, pane e pasta, non è più buonismo: è natura, è ricerca appassionata di alcuni professori, è scienza messa in pratica da due creature (se fossero angeli volerebbero) provenienti da una terra contigua, e offerta ai montalcinesi gourmands come “bio-messaggio”, proveniente da Montalcino Bio, in un sabato di sole.
C’era il sole, c’erano anche due sposi festeggiati da un tappeto di petali di rosa: questa è il cuore di Montalcino un sabato d’ottobre, c’erano (e ci sono) nelle campagne lì d’intorno uomini e donne a raccogliere olive, c’era la Montalcino sfrizzolante, talvolta un po’ supercigliosa, c’era il sindaco Franceschelli. Sotto le Logge del Sansovino c’erano loro, il Corrado Menchetti del panificio artigianale Menchetti, e Giovanni Fabbri del pastificio artigianale Fabbri – in compagnia dei vini bio di alcuni produttori associati a Montalcino Bio – ed è stata subito pizza e pasta da assaggiare lì per lì (l’ora era perfetta), e c’era il pane da acquistare, c’erano nonni e nipoti, i professori e i discenti, i supercigliosi e i quasi omnipotenti. Molti ad assaggiare, e chi a rimirare.
Coltiviamo la salute, a Montalcino! Una constatazione, un’esortazione, una chiamata per il futuro rivolta a chi è stato così fortunato da nascere o da approdare a quella terra. Un messaggio aperto e inclusivo, scevro dalle angolosità e dai partitismi che affliggono l’italietta che pensa tutt’ora a prendere posizione in nome di posizioni ormai arcaiche e superate; quando l’unica posizione buona (ma non buonista) è quella di cercare l’interesse comune. E lasciare che intorno crescano, com’è ovvio, altri interessi, sperando e credendo che c’è bisogno di più lavoro e meno partiti presi, più futuro e meno malintesi e rivalità sterili. Il mondo tutto intorno è già (purtroppo) troppo percorso e percosso da guerre e sangue e fame e malesseri seri: una terra fortunata non può esimersi dal lavorare (anche) per coltivare il futuro: bontà vuole dire anche pace – prima di tutto con se stessi –.
Un convegno di due giorni, con esperti, professori e scienziati, con persone impegnate in una crescita della qualità, non poteva che essere lanciato da gente che ci crede al di là dei soli propri interessi. La politica se n’è accorta ed è venuta a vedere e a dire la sua. Parlando di azioni concrete, anche perché chi ha immaginato questo convegno non ha chiesto cose, ma si aspetta attenzione: a lavorare ci pensano i vignaioli, gli imprenditori, i professionisti e i cittadini, tutti quelli che all’impegno quotidiano per lavorare e produrre, affiancano un pensiero per migliorare un po’ il futuro di tutti. Un dovere, qualcuno pensa; una lobby, ha sentenziato qualcun altro.
Se vogliamo chiamarla lobby, sia pure; è compreso nel conto: anche tra gli associati ci sarà qualcuno che ha aderito con spirito un po’ di retroguardia – pensando che convenga, “si sa mai” – ma chi ha ascoltato gli scienziati del marketing, nella seconda giornata del convegno, proprio prima che i lieviti di cui sopra sciamassero sotto le volte del Loggiato del Sansovino (tutti i salmi finiscono in gloria!), avrà capito che il mercato è mobile, è informato, è curioso, legge, assaggia, digerisce, vuole capire. Il mercato è mobile ed è conversazione: assaggi, capisci, ti informi, parli.
Vale per la pasta, per il pane: vale per il vino. Fare finta ha le gambe corte, anche se non cortissime. Chissà se la politica, che al convegno “Coltiviamo la Salute, a Montalcino” ha mostrato un interesse costruttivo, saprà volare come i lieviti?