Cinelli Colombini: "Facciamo un appello alle associazioni di sommelier, assaggiatori, diplomati WSET, dottori in scienze gastronomiche perché preparino i docenti"
di Paola Dei
SIENA. Veronelli sosteneva:”La mia generazione è cresciuta con il permesso di immergere il dito nel bicchiere prima ancora di aprire il sussidiario”. Lui poté assaggiare il nettare degli Dei il giorno della sua Prima Comunione. Il padre gli disse:”Ora che sei un uomo puoi bere”. Invitandolo però ad osservare prima il colore, poi il profumo, poi il gusto e infine a cogliere la fatica del contadino dietro ad ogni bicchiere. Louis Pasteur considerava il vino: “La più sana e igienica delle bevande”. Aveva scoperto, conquistando il Grand Prix all’Expo del 1867, che riscaldando il vino a 56 gradi, si sterminavano i microbi. Ma indipendentemente dall’assaggiare il vino in quell’intreccio fra uva, religione e dionisiaco, in alcune località della Francia, fra cui Bordeaux, i ragazzini vengono portati fra le vigne con un testo apposito: Il Mon cahier des vignes, per comprendere ed esperire dal vivo, come crescono le viti, di cosa è composta la terra, quel’e il clima migliore per l’uva.
Esiste quindi il vino ma esiste anche la storia del vino, che è cultura, arte, sapere, turismo.
Consapevoli di questo Le donne del vino, Associazione nazionale che promuove la cultura del vino e il ruolo delle donne nella filiera produttiva di questo prodotto, hanno lanciato la proposta di inserire le materie legate al vino negli Istituti Tecnici e Alberghieri di tutta Italia durante gli eventi organizzati a Firenze in occasione del G20-Agricoltura.
Tenaci, competenti, propositive, capaci di collaborare per un fine comune, Le donne del vino con la loro Presidente Donatella Cinelli Colombini e le coordinatrici del progetto Roberta Urso (Sicilia), Antonietta Mazzeo (Emilia Romagna) e Roberta Lanero (Piemonte) si faranno carico della sperimentazione in tre Regioni pilota e in uno o due Istituti per ogni Regione.
La stessa Presidente ha sostenuto: «Nella logica dei grandi progetti europei come il Farm to Fork e la Next generation, crediamo nel vino come acceleratore di cambiamento sostenibile e accorciatore della distanza fra città e campagna»
«Facciamo un appello alle associazioni di sommelier, assaggiatori, diplomati WSET, dottori in scienze gastronomiche perché preparino i docenti necessari a insegnare a centinaia di classi in ogni regione italiana» aggiunge Cinelli Colombini.
La fase sperimentale durerà due anni e 950 Donne del Vino intendono rimanere nel progetto formativo soltanto come destinatarie delle visite didattiche in quanto hanno al loro interno produttrici, ristoratrici, enotecarie, sommelier, comunicatrici, esperte di marketing, e sono quindi in grado di proporre agli studenti una esperienza diretta di tutta la filiera produttiva del vino. Nel sogno di tutti c’é una nuova generazione di manager che continui la propria formazione anche dopo il ciclo scolastico facendo della conoscenza del vino e dell’agroalimentare un punto di forza del proprio profilo professionale.
La formazione sul vino presenta ricadute importanti come rilevano le stesse donne del vino.
I VANTAGGI DELLA FORMAZIONE SUL VINO AI FUTURI MANAGER DELLA RISTORAZIONE E DEL TURISMO
Una formazione più aderente ai bisogni dei comparti produttivi in cui gli studenti si preparano a entrare avvantaggia tutti e principalmente loro aprendogli maggiori prospettive lavorative.
In generale innalza il livello dell’offerta turistica e funziona come un acceleratore per i territori del vino che hanno bisogno di personale formato nell’intera filiera che produce, commercializza e somministra il nettare di Bacco. Persone che siano in grado di accrescere la conoscenza e l’apprezzamento di vino di qualità soprattutto fra i visitatori stranieri e soprattutto relativamente alle denominazioni meno conosciute.
In ultimo ma non meno importante la formazione a cui le Donne del Vino intendono dare l’avvio, ha lo scopo di favorire il consumo responsabile fra i giovani. Intende creare degli ambasciatori della cultura enologica in grado di influenzare i coetanei in una logica di peer education, anche se l’assaggio del vino sarà riservato solo ai maggiore.
PERCHÉ INSEGNARE IL VINO NEGLI ISTITUTI TURISTICI E ALBERGHIERI
Attualmente alcuni presidi di Scuole Alberghiere hanno già attivato i corsi sul vino mentre nessun Istituto Turistico ha insegnamenti di questo tipo. Nella realtà invece, i futuri responsabili delle sale dei ristoranti così come i futuri manager di uffici turistici, agenzie di viaggio o alberghi hanno bisogno delle nozioni base sul vino e sui territori del vino.
Infatti il vino costituisce circa un terzo dei ricavi dei ristoranti. Sul fronte turistico vediamo che l’enogastronomia è la prima attrattiva dei viaggiatori stranieri diretti in Italia e anzi un visitatore su quattro è mosso principalmente da quella. Il 62% dei cataloghi dei tour operator contiene un’offerta enogastronomica. Ci sono circa 10.000 cantine attrezzate per la wine hospitality in costante ricerca di personale e circa altre 20.000 imprese del vino aperte al pubblico.
In un’Italia dove l’agroalimentare è sempre più importante per il turismo non è possibile continuare a insegnare solo arte, territori e geografia turistica (66 ore per 3 anni) ai futuri manager dell’incoming.
Maggiori notizie sono nel sito e nel blog www.ledonnedelvino.com oltre che nel mensile D-News inserto del Corriere Vinicolo.