SIENA. Appuntamento dedicato alla follia nel cibo, al Gallo Nero, venerdì (8 maggio) alle 20.00, in occasione della mostra curata da Sgarbi al Santa Maria della Scala su “Arte, Genio, Follia”.
È il terzo di una triade di argomenti che il ristorante di Via del Porrione (tel. 0577284346) ha sviluppato in accordo con gli organizzatori della mostra, dandone un’interpretazione culinaria, arricchita dall’incontro con esperti.
Per l’appuntamento di venerdì, saranno presenti gli psichiatri e psicoterapeuti Riccardo Zerbetto e Massimo Ginanneschi, insieme a Maurizio Tuliani, storico dell'alimentazione.
Non ci sarà una sorta di “lezione” ma una cena in forma di antico simposio (letteralmente il rito del “bere insieme”), con menù a base di vino: carpaccio di carciofi alla maggiorana con tartara di chianina e aria di Porto, risotto al prosecco con zafferani e asparagi, girello di chianina con riduzione di Chianti al dragoncello, bavarese al Nobile di Montepulciano con crema di pistacchi. In accompagnamento, rosso di Toscana Tiniano Igt 2006 e Chianti colli senesi Docg 2006 della Fattoria Campopalazzi (prezzo fisso, vini inclusi, 25 euro). Un gruppo di allievi del professor Zerbetto leggeranno citazioni, durante le portate, di classici greci e romani legati al mito dionisiaco. Il simposio ha in origine una connotazione squisitamente rituale; è una celebrazione in onore di Dioniso che coincide con il vino. Con atteggiamento che richiama il rito eucaristico, bere vino sta per accogliere il dio dentro di noi perché ci possegga, perché possa operare il suo potere risanatore, di divinazione, di sollievo dalla sofferenza del vivere, di elicitazione poetica. Non a caso il simposiaste, colui che stabilisce le quantità della bevanda da mescere ai commensali nonché le sostanze (erbe aromatiche e forse anche inebrianti di vario tipo) con cui correggerlo (che gli conferivano la dizione di “fiorito”), svolgeva un’autentica funzione sacerdotale. È un dato che sembra non avere eccezioni: non c’è cultura arcaica che non contempli una forma centrale – e non marginale – di uso cerimoniale di sostanze.
Neppure la cultura greca, che pure risplende di solare lucidità del pensiero – sfugge a questa constatazione se approfondiamo i temi collegati alla tradizione dionisiaca e probabilmente anche eleusina dei misteri o valorizziamo i numerosi reperti iconografici o letterari che ci rimandano all’uso del papavero, dei funghi e, stando ad un’ipotesi di Wesson Ruck e Hoffmann, della claviceps purpurea in occasione dei misteri di Eleusi. Era Orthos l’epiteto con il quale Dioniso veniva invocato nella tradizione simposiale greca “colui che sta in piedi sulle proprie gambe”. A differenza del “barbaro” o dell’uomo zotico che non ha sviluppato la virtù per eccellenza, quella della misura (metron ariston), si tratta di godere dei benefici offerti dal dio-sostanza senza eccedere cadendo nei suoi affetti dannosi. Esperienza divina, quindi, proprio perché capace di farci uscire dalla abituale condizione umana. Insomma, la serata del Gallo Nero si farà apprezzare come piacevole esperienza e come occasione di arricchimento culturale.