Dal 1988 è attiva un'associazione di collezionisti
di Gianfranco Campione
SIENA. Il 17 dicembre 1988, nel ristorante di Milano “Taverna della Trisa”, è nata l’“Associazione Italiana Collezionisti Cavatappi”. Ne faccio anch’io parte da quell’anno. La notizia non è certo di quelle da riportare nei libri di storia o nelle cronache giornalistiche più attente agli avvenimenti di qualche significato. Vi posso però assicurare che l’oggetto per cui l’Associazione si è costituita – il cavatappi – , è uno dei manufatti più interessanti ed affascinanti creati, sviluppati e modificati dalla mano dell’uomo.
I membri attivi dell’A.I.C.C. sono attualmente circa una trentina. Ci riuniamo due volte l’anno scegliendo con molta cura località che uniscano in modo armonico le bellezze artistiche con le specialità enologiche e gastronomiche. Naturalmente il territorio Senese è già stato scelto più volte per questi convegni in cui ci scambiamo le varie scoperte, organizziamo piccole aste e gettiamo le basi di progetti futuri che arricchiscano ulteriormente la vita dell’Associazione. Una rapida visita al nostro sito (www.associazionecavatappi.it ) vi aprirà orizzonti inaspettati e sorprendenti.
Lasciatemi ora stuzzicare la vostra curiosità verso questo oggetto con alcune informazioni storiche e tecniche. Quando è nato il cavatappi e perché? E’ nato nella prima metà del XVII secolo in Inghilterra, in conseguenza dell’introduzione , nel XVI secolo , delle prime bottiglie di vetro soffiato per contenere il vino. In precedenza, come forse sapete, il vino veniva conservato in anfore di terracotta o in botti di legno.
Naturalmente l’uso delle bottiglie fece comprendere che occorreva chiuderle in modo ermetico e si utilizzò a tale scopo il sughero, tagliato in forma di tappi lunghi e conici, adatti per chiudere e aprire le bottiglie con le dita. Cominciarono però presto i primi inconvenienti: tappi eccessivamente introdotti o rotti al livello del collo della bottiglia spinsero a ricorrere a mezzi di fortuna come ferri e uncini. Qualcuno intuì che poteva essere utile un arnese allora molto diffuso: il cavapallottole, costituito da un’elica semplice o doppia, montata su un manico.La strada era aperta. Antichi documenti di piccole aziende o botteghe mostrano che venivano prodotti e venduti , insieme ai cavapallottole, i primi cavatappi.
Dopo la comparsa in sordina dei cavatappi nel XVII secolo in Inghilterra, l’invenzione si diffuse rapidamente in Francia, Olanda, Italia e poi in altri paesi. Non deve sorprendere la produzione di questo oggetto anche in paesi non produttori di vino. Al contrario, è proprio questo il motivo. Mentre in paesi produttori, come l’Italia, si è continuato a spillare il vino dalla botte fino all’altro ieri, in paesi in cui il vino era una rarità si cominciò a conservarlo ed a farlo invecchiare quasi esclusivamente in bottiglia. Avere cavatappi di bell’aspetto e di facile uso divenne sempre più indispensabile nelle occasioni in cui venivano aperte bottiglie di pregio.
In un prossimo articolo cercherò di illustrarvi tutta la numerosa casistica in cui si è sviluppato nel tempo il figlio dell’umile cava pallottole.