Ma il vino resta un settore di élite, tanto che dei 20 milioni di italiani che nel 2009 hanno scelto di organizzare viaggi all'insegna del wine & food, solo il 13% è consapevole di far parte del mondo dei "turisti del vino". Sono queste le ultime tendenze del turismo enogastronomico nel Belpaese secondo il Rapporto annuale n. 8 "Osservatorio sul turismo del vino in Italia" delle Città del Vino, realizzato dal Censis Servizi Spa e presentato a Bit 2010, la Borsa Internazionale del Turismo a Milano, nel work in progress aperto al pubblico della "Commissione per la promozione e il sostegno del turismo enogastronomico" del Ministero del Turismo, della quale fanno parte le Città del Vino, alla presenza del Ministro Michela Vittoria Brambilla (info: <www.cittadelvino.it).
Con la spesa media procapite più alta dell'intero comparto (149 euro al giorno) le tradizioni territoriali e la cultura enogastronomica rappresentano i settori chiave del turismo italiano su cui puntare, in quanto alternativa ai viaggi oltreconfine.
"Se il turismo enogastronomico è la principale voce di stabilità dell'intero comparto – sottolinea il presidente delle Città del Vino Giampaolo Pioli – capace di portare vantaggi a tutti, dalle aziende alla ristorazione, dalla ricettività ai grandi e piccoli comuni, è evidente che il settore ha bisogno di più attenzione, ma a tutt'oggi i fondi destinati continuano a scarseggiare. E' necessario fare sistema, con strategie di marketing territoriale ed interventi finanziari mirati, per affrontare le sfide della competitività e sviluppare il ruolo dell'enoturismo a vantaggio delle economie locali".
Secondo il Rapporto Città del Vino/Censis, grazie alle sue caratteristiche di prossimità, short break, convenienza ed accessibilità, il turismo enogastronomico non è più una pratica di "nicchia", ma un comportamento diffuso e di tendenza, poco influenzato dall'andamento dell'economia, dei redditi e dei consumi, e con un potenziale di sviluppo ancora da esprimere: un turismo adulto, ma con un buon ricambio generazionale, praticato dal 40% degli over 30 e dal 30% dei giovani al di sotto dei 30 anni di età. Tuttavia, degli oltre 20 milioni di italiani che nel 2009 hanno fatto attività turistiche legate all'enogastronomia – visite a cantine (13 milioni), vigneti (12 milioni), percorsi lungo le strade del vino (8 milioni), frequentazioni di ristoranti in base alla varietà dei vini (5 milioni), partecipazione a sagre enogastronomiche (17 milioni) – solo 2,6 milioni, si autodefiniscono "turisti del vino", un'autorappresentazione di sé considerata ancora come elitaria e riferibile solo agli esperti di vino. Tra questi, il 71,8% (circa 1,7 milioni di italiani) ha viaggiato alla scoperta del vino almeno una volta nel 2009, 2 su 3 con una frequenza tra 1 e 3 viaggi e una minoranza più di 3 volte l'anno (5,1%). Ma si stima che tra le persone che non hanno mai fatto un'esperienza di turismo enogastronomico, siano quasi 3 milioni coloro che vorrebbero farla in futuro.
A guidare le mete predilette nel 2009, sono le due regioni a principale vocazione enoturistica: la Toscana, visitata dal 44% degli enoturisti, e il Piemonte (20%); "new entry", il Veneto che con il 12,5% delle preferenze supera l'Umbria (9,2%) e la Puglia (7,3%); in ascesa anche Trentino Alto Adige e Sicilia, mentre Marche e Calabria risultano in flessione. E, tra gli eventi dedicati al mondo del vino in Italia, a guidare la classifica dei più amati e conosciuti è Vinitaly, seguito da Cantine Aperte e Calici di Stelle a pari merito, e, quindi, da Benvenuta Vendemmia. 1.500 sono i comuni italiani inseriti nei territori a vocazione enoica, ma le risorse a loro disposizione risultano estremamente scarse: il fattore considerato come il più efficace al fine di sviluppare il turismo del vino per 6 sindaci su 10 è la comunicazione, seguito dall'ideazione di eventi locali, dalla creazione di itinerari, dalla formazione degli addetti e dal bisogno e l'esigenza di salvaguardare con forza il proprio paesaggio.