Il vino italiano ha il suo ambasciatore in Gabriele Gorelli
L’Italia ha il suo primo Master of Wine: Gabriele Gorelli, classe 1984, nato e cresciuto a Montalcino, brand builder e conoscitore a
360 gradi della filiera enoica del Belpaese e non solo. Il vino italiano ha, finalmente, il suo ambasciatore nella più influente associazione del vino al mondo.
Gorelli negli anni ha costruito un enorme bagaglio di conoscenze in campo enoico. Che spaziano dalla viticoltura alla comunicazione e all’economia, facendone uno stimato brand builder di aziende enoiche, importatori e grandi ristoranti. Senza mai perdere di vista il fine ultimo di un percorso iniziato nel 2014, che l’ha visto crescere ed affermarsi come uno dei punti di riferimento nella comunicazione del vino italiano all’estero.
Diventano 418 i master of wine, una élite che intreccia rapporti e competenze ai livelli più alti. Per questo è tanto importante, per
l’Italia, avere un proprio rappresentante. Un ambasciatore al servizio di tutti, capace di portare un contributo nuovo e decisivo nelle dinamiche che muovono i gangli del commercio e dell’ educazione al vino.
“Il ruolo dei Masters of Wine, storicamente, non è certo quello di piegare la produzione del vino al gusto imperante. Al contrario, è quello di rendere accessibile e comprensibile a tutti le eccellenze, valorizzandole e creando valore aggiunto lungo tutta la filiera – commenta Gorelli, che tra le altre cose ha curato la sezione italiana della Sotheby’s Wine Encyclopedia 2020 -. È fondamentale che un Paese complesso come l’Italia, da un punto di vista ampelografico, storico, stilistico, possa contare su un ambasciatore che lo rappresenti in ambito internazionale. Ancora oggi, nonostante il sapere enciclopedico degli anglosassoni, resistono convinzioni e pregiudizi
sedimentati nei decenni, che restituiscono un’immagine distorta di quello che è il patrimonio enologico italiano. Perciò è fondamentale che ci sia qualcuno pronto a mettersi a disposizione dell’intera filiera, con la credibilità, l’autorità, ma anche il tono di voce ed il linguaggio adeguati, per rapprese ntare e raccontare l’Italia ed i suoi vini nel complesso universo del trade internazionale”.
Gabriele Gorelli ha chiuso un cerchio, con una tesi sperimentale su un argomento tecnico sempre più attuale, ossia la lotta ai precipitati di quercetina nel vino imbottigliato: “Quercetin precipitation in Brunello di Montalcino. What are the organic fining methods to prevent this phenomenon occurringin bottle?”. Alle spalle, un percorso impegnativo, iniziato nel 2014 , quando Firenze accolse il quadriennale Symposium del The Institute of Masters of Wine. Un’apertura all’Italia che spinse tanti professionisti del vino a tentare la scalata, partendo, nel 2015 , con lo “Stage One”, primo grande scoglio. Superato al termine del tradizionale seminario, ospitato in quell’occasione a Rust, in Austria: 12 vini alla cieca e due essay, che hanno spalancato a Gabriele le porte dell’essay, le porte dello “Stage Two”. Il 2016 e il 2017 sono stati gli anni della formazione e dell’internazionalizzazione, alla scoperta delle principali regioni vitivinicole mondiali. Un biennio scandito dai viaggi, dalle relazioni professionali e personali, dallo studio dei grandi temi della viticoltura e dell’enologia mondiale: in sostanza, le fondamenta su cui costruire la credibilità di un sostanza, le fondamenta su cui costruire la credibilità di un Master of Wine.