Arrivano "nuovi" stranieri, i trasorti saranno rivisti
SIENA. Alla mattina di domenica 7 aprile, giorno di inaugurazione della Fiera, le previsioni non erano buone. E il tempo, grigio e piovoso dei primi due giorni, sembrava sottolineare esattamente lo stato d’animo preventivamente depresso degli operatori.
Mercoledì pomeriggio, alla sua conclusione, nei corridoi occupati dai produttori dei Chianti Classico, dei Brunelli e dei Vini Nobile di Montepulciano, delle Vernacce e dei Morellini, si respirava un’atmosfera sorprendentemente positiva.
E’ vero, forse erano un po’ calati i sudditi di Frau Merkel, ma in compenso erano cresciuti i latinos sud-americani; parecchi inglesi sembravano aver optato per la Pro Wein di Duesseldorf in marzo e per il VinExpo di Bordeaux in giugno. Ma erano stati sostituiti da un crescente numero di orientali e di russi. Giuseppe Liberatore, direttore del Consorzio del Chianti Classico, confermava, dati alla mano, le impressioni raccolte individualmente dalla bocca di molti operatori.
Dunque, anche in un momento così difficile per l’economia italiana, il comparto agricolo della viticoltura sembra tenere. Certo, nel caso dei produttori , è molto probabile che questo stia avvenendo a scapito dei margini che, in molti territori, si sono ridotti al puro livello di sopravvivenza, senza concedere spazio per investimenti e miglioramenti. Altro è il discorso degli imbottigliatori perché, beneficiando dei bassi prezzi dello sfuso, riescono a combinare ottimi volumi di vendita con margini di guadagno adeguati. Ma insomma, in un panorama generale così disastrato, il mondo del vino si difende e, anzi, mostra di poter occupare nuovi spazi in vari mercati, dalla Scandinavia al Sud America, dalla Russia all’Estremo Oriente.
Vorrei chiudere con due parole sull’annoso (e scandaloso) problema del traffico e dei trasporti dei visitatori in Fiera. Alla Fiera ProWein di Duesseldorf, un perfetto sistema combinato di treni , autobus e metropolitana di superficie (tutti gratuiti per chi abbia il biglietto di ingresso in Fiera), consente di pianificare ed utilizzare il proprio tempo in modo esemplare, concludendo la giornata di lavoro senza inutili stress ed in orari ragionevoli.
A Verona, per decine di anni, il problema è stato affrontato aumentando gli spazi di posteggio attorno alla Fiera. Risultato: la rete viaria, nelle ore di apertura e chiusura della manifestazione, diventa una bolgia infernale. Non ho studiato ingegneria dei trasporti urbani ma, semplicemente osservando le soluzioni adottate con successo in altre città, ho concluso da anni che la soluzione avrebbe dovuto essere quella di allontanare i posteggi dagli spazi espositivi, collegandoli alla Fiera con un sistema di tramvie o metropolitane leggere e frequenti. Bene: informo i nostri lettori vignaioli Senesi che il Comune di Verona sembra avere finalmente deciso di risviluppare (pare che ne esistesse uno in passato) un sistema tramviario di accesso alla Fiera.
Viva il progresso!