XXXII Fiera dell'Agricoltura di Tre Berte: proclamato "Il Cantiniere dell'Anno"

MONTEPULCIANO. In venti anni hanno personalmente curato il “rito” dell’apertura di quasi mille caratelli (un imbattibile primato mondiale) contenenti il prezioso Vin Santo. A loro è affidata la responsabilità dell’invecchiamento dei vini più pregiati nelle barrique. Lavorano da oltre due decenni nelle cantine che hanno prima ristrutturato con le proprie mani. Nonostante l’attaccamento alla tradizione, hanno saputo adattarsi ai cambiamenti ed hanno sposato la causa del biodinamico, del desiderio di produrre vini genuini.
Sono i fratelli Carmine e Orazio Capoccia, dell’Azienda Avignonesi, ai quali è stato assegnato il riconoscimento di “Cantinieri dell’anno” in occasione della serata A Tavola con il Nobile, degustazione delle specialità enogastronomiche della Val di Chiana, che come ogni anno ha aperto la Fiera dell’Agricoltura di Tre Berte, giunta alla 32.a edizione.
E l’identikit dei due premiati, che nell’albo d’oro della manifestazione aggiungono i propri nomi a quelli di undici colleghi, si fonde con le motivazioni espresse dalla giuria, composta da rappresentanti del Comune, del Consorzio del Vino Nobile e dell’Associazione Fiera, che ha esaminato le candidature formulate dalle aziende associate. L’eccezionalità dei personaggi ha convinto la commissione ad assegnare un doppio premio.
Giunti a Cortona dalla Campania nell’81 e impegnati dall’87 come operai edili nella ristrutturazione della Tenuta delle Capezzine, destinata dalla famiglia Falvo a sede dell’azienda Avignonesi, Carmine e Orazio hanno prima lavorato in tempi record alla struttura e poi, su invito dei titolari, si sono progressivamente dedicati all’attività di cantinieri fino ad esserne totalmente assorbiti.
Oggi fanno parte di uno staff di sei cantinieri che lavora a stretto contatto con tre enologi e con la nuova proprietà ma è lo stesso marchio a definirli parte integrante dell’anima di Avignonesi, custodi della cultura dell’azienda e soprattutto punto di collegamento tra il passato e il futuro. Hanno montato molte delle barrique del cui contenuto sono oggi responsabili ed a loro spetta anche il delicato lavoro di “ribattitura” dei cerchi dei caratelli dopo la svinatura.
In un periodo di crisi e di disoccupazione a due cifre, sono le professioni meno note, ma lo stesso fondamentali, quelle che possono dare una risposta concreta. Il settore del vino a Montepulciano rappresenta una importante fonte di lavoro impiegando oltre mille persone direttamente (15 mila circa è il numero totale degli abitanti del borgo vinicolo toscano). L’indotto che crea il vino rappresenta oltre il 70% dell’economia territoriale offrendo opportunità di impiego ad altre migliaia di persone nei vari settori (dal turismo, all’edilizia, passando per la grafica). Molti anche i giovani in cantina. Secondo un’indagine commissionata dal Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano alla Rce Consulting di Perugia, risulta infatti che oltre il 50% delle imprese intervistate ha ad oggi superato con successo la seconda generazione. Il 70% delle aziende ha già affrontato l’argomento ricambio e l’87% di queste pensa all’avvicendamento familiare. E’ il caso di dire “tradizione e innovazione” visto che il 63% delle imprese associate al Consorzio vanta una storia ultratrentennale e il 31% tra i 10 e i 30 anni di attività. E d’altronde dei circa 1200 addetti del settore a Montepulciano almeno il 60% ha un età compresa tra i 20 e 40 anni.
Il concorso del cantiniere, arrivato all’edizione numero dodici, ha l’obiettivo di premiare il professionista che si è particolarmente distinto in questa particolare attività per un periodo relativamente lungo di tempo. In poche parole intende valorizzare una professione “antica” che possiede un fascino tutto suo, fatto di esperienza, mestiere ed anche piccoli e grandi segreti. Una figura, quella del cantiniere, legata per tradizione al territorio poliziano e al Vino Nobile e che resiste nonostante la meccanizzazione delle tecniche di cantina. Il vino è un prodotto vivo e in quanto tale soggetto a cambiamenti, ecco perché la figura professionale tradizionale del cantiniere continua ad essere estremamente preziosa; grazie alla sua esperienza, alla sua passione e soprattutto alla sua costante presenza a fianco del vino sa cogliere con precisione il momento giusto in cui intervenire.
Il palmares del premio comprende, oltre ai fratelli Capoccia dell’azienda Avignonesi, i nomi di Stefano Rubechini (Fattoria di Palazzo Vecchio), Primo Marinelli (Casale Daviddi), Urano Carpini (Tenuta Valdipiatta), Fabrizio Dottori (Fattoria del Cerro), Dino Magi (Cantina Fanetti), Daniele Giani (Vecchia Cantina), Bruna Casagrande (Cantina Gattavecchi), esempio in “rosa” di una professione declinata quasi esclusivamente al maschile, Giorgio Laurini (Fassati), Enzo Barbi (Fattoria della Talosa) fino ad arrivare al primo vincitore del Premio Adamo Pallecchi, storico cantiniere della Cantina Contucci.
Sono i fratelli Carmine e Orazio Capoccia, dell’Azienda Avignonesi, ai quali è stato assegnato il riconoscimento di “Cantinieri dell’anno” in occasione della serata A Tavola con il Nobile, degustazione delle specialità enogastronomiche della Val di Chiana, che come ogni anno ha aperto la Fiera dell’Agricoltura di Tre Berte, giunta alla 32.a edizione.
E l’identikit dei due premiati, che nell’albo d’oro della manifestazione aggiungono i propri nomi a quelli di undici colleghi, si fonde con le motivazioni espresse dalla giuria, composta da rappresentanti del Comune, del Consorzio del Vino Nobile e dell’Associazione Fiera, che ha esaminato le candidature formulate dalle aziende associate. L’eccezionalità dei personaggi ha convinto la commissione ad assegnare un doppio premio.
Giunti a Cortona dalla Campania nell’81 e impegnati dall’87 come operai edili nella ristrutturazione della Tenuta delle Capezzine, destinata dalla famiglia Falvo a sede dell’azienda Avignonesi, Carmine e Orazio hanno prima lavorato in tempi record alla struttura e poi, su invito dei titolari, si sono progressivamente dedicati all’attività di cantinieri fino ad esserne totalmente assorbiti.
Oggi fanno parte di uno staff di sei cantinieri che lavora a stretto contatto con tre enologi e con la nuova proprietà ma è lo stesso marchio a definirli parte integrante dell’anima di Avignonesi, custodi della cultura dell’azienda e soprattutto punto di collegamento tra il passato e il futuro. Hanno montato molte delle barrique del cui contenuto sono oggi responsabili ed a loro spetta anche il delicato lavoro di “ribattitura” dei cerchi dei caratelli dopo la svinatura.
In un periodo di crisi e di disoccupazione a due cifre, sono le professioni meno note, ma lo stesso fondamentali, quelle che possono dare una risposta concreta. Il settore del vino a Montepulciano rappresenta una importante fonte di lavoro impiegando oltre mille persone direttamente (15 mila circa è il numero totale degli abitanti del borgo vinicolo toscano). L’indotto che crea il vino rappresenta oltre il 70% dell’economia territoriale offrendo opportunità di impiego ad altre migliaia di persone nei vari settori (dal turismo, all’edilizia, passando per la grafica). Molti anche i giovani in cantina. Secondo un’indagine commissionata dal Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano alla Rce Consulting di Perugia, risulta infatti che oltre il 50% delle imprese intervistate ha ad oggi superato con successo la seconda generazione. Il 70% delle aziende ha già affrontato l’argomento ricambio e l’87% di queste pensa all’avvicendamento familiare. E’ il caso di dire “tradizione e innovazione” visto che il 63% delle imprese associate al Consorzio vanta una storia ultratrentennale e il 31% tra i 10 e i 30 anni di attività. E d’altronde dei circa 1200 addetti del settore a Montepulciano almeno il 60% ha un età compresa tra i 20 e 40 anni.
Il concorso del cantiniere, arrivato all’edizione numero dodici, ha l’obiettivo di premiare il professionista che si è particolarmente distinto in questa particolare attività per un periodo relativamente lungo di tempo. In poche parole intende valorizzare una professione “antica” che possiede un fascino tutto suo, fatto di esperienza, mestiere ed anche piccoli e grandi segreti. Una figura, quella del cantiniere, legata per tradizione al territorio poliziano e al Vino Nobile e che resiste nonostante la meccanizzazione delle tecniche di cantina. Il vino è un prodotto vivo e in quanto tale soggetto a cambiamenti, ecco perché la figura professionale tradizionale del cantiniere continua ad essere estremamente preziosa; grazie alla sua esperienza, alla sua passione e soprattutto alla sua costante presenza a fianco del vino sa cogliere con precisione il momento giusto in cui intervenire.
Il palmares del premio comprende, oltre ai fratelli Capoccia dell’azienda Avignonesi, i nomi di Stefano Rubechini (Fattoria di Palazzo Vecchio), Primo Marinelli (Casale Daviddi), Urano Carpini (Tenuta Valdipiatta), Fabrizio Dottori (Fattoria del Cerro), Dino Magi (Cantina Fanetti), Daniele Giani (Vecchia Cantina), Bruna Casagrande (Cantina Gattavecchi), esempio in “rosa” di una professione declinata quasi esclusivamente al maschile, Giorgio Laurini (Fassati), Enzo Barbi (Fattoria della Talosa) fino ad arrivare al primo vincitore del Premio Adamo Pallecchi, storico cantiniere della Cantina Contucci.