In Toscana vengono prodotti ogni anno 60 milioni di litri di latte
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FIRENZE. “E’ importante chiamare ogni prodotto con il proprio nome e cognome, la Corte di giustizia che ha vietato di chiamare “latte” le bevande a base di soia ha restituito finalmente la chiarezza che è essenziale per tutelare il consumatore oltre che chi produce il vero latte ”. Lo dice Attilio Tocchi presidente della sezione lattiero caseario di Confagricoltura Toscana che commenta con soddisfazione la sentenza del 14 giugno.
In Italia le bevande a base di soia, che hanno proprietà nutrizionali e organolettiche completamente differenti dal latte di origine animale, hanno raggiunto un valore al consumo di 198 milioni di euro, con un incremento solo nell’ultimo anno del 7,4 per cento. I prodotti vegetariani e vegani non potranno a questo punto essere chiamati con nomi di alimenti di origine animale, in particolare latticini. E questo porrà “fine a un inganno che riguarda il 7,6 per cento di italiani che segue questo tipo di dieta”, come sottolineano le associazioni degli agricoltori.
“Niente contro i produttori di soia ovviamente – precisa Tocchi – ma è giusto dare la denominazione corretta a prodotti che hanno precise caratteristiche, non sarebbe concepibile ad esempio chiamare bevande alcoliche più o meno fantasiose con il nome ‘vino’ ”.
In Toscana vengono prodotti ogni anno 60 milioni di litri di latte (un quarto dei quali destinato alla produzione di formaggi), produzioni di eccellenza con precise provenienze e soggette a controlli specifici: “Anche nelle etichette delle bottiglie di latte è necessario dare informazioni chiare, il termine ‘fresco’ ad esempio non può stare insieme al termine ‘microfiltrato’ – conclude Tocchi – ora è la Corte europea a chiedere di mettere fine alla confusione tra due prodotti, la bevanda a base di soia e il latte, così diversi. Siamo convinti che la precisazione potrà mettere un argine anche alle fake news diffuse in Rete”.