Enovelogastronomia: le vacanze economiche ed intelligenti
di Gianfranco Campione
SIENA. La bicicletta, basta guardarsi intorno, sta avendo un grande ritorno di popolarità. Lo scorso anno si sono vendute in Italia più biciclette che macchine. Sono tra quelli che non l’hanno mai abbandonata e mi auguro quindi che si tratti di un fenomeno tornato per rimanere.
Oltre al benessere fisico e mentale, la nostra amata bici ci dà la possibilità di scegliersi su misura vacanze economiche ed intelligenti. Provate a collegarvi con una delle Società cresciute in questi anni, con un catalogo vario ed interessante di itinerari in Italia ed all’Estero. Lo schema proposto è molto semplice: al mattino, partenza in bici dall’albergo o dalla pensione in cui si è pernottato, lasciandosi indietro il bagaglio. A metà/fine pomeriggio, a seconda della lunghezza della tappa, si raggiunge la nuova località di pernottamento dove nel frattempo i bagagli sono stati trasportati a cura degli organizzatori. Questi, oltre a selezionare luoghi ed alberghi, forniscono anche mappe con i percorsi stradali riservati o raccomandati ai ciclisti, per lo più lungo campagne, boschi , perimetri di laghi o argini di fiumi.
Il tragitto quotidiano da compiere in bici dipende dal tipo di giro prescelto. Per chi non abbia particolari velleità sportive, ma semplicemente un paio di gambe un po’ allenate, suggerisco itinerari quasi interamente in pianura , con tappe quotidiane tra i 45 e i 60 chilometri da coprirsi in 4-5 ore . In questo modo, con un intervallo di circa 8 ore tra un posto e l’altro, avete a disposizione ogni giorno3-4 ore per brevi deviazioni panoramiche, artistiche e piacevoli soste gastronomiche.
Ho seguito questo schema di viaggio in un recente giro di alcuni giorni lungo il corso del Po’, con un gruppo di buoni amici (dettaglio fondamentale). Siamo partiti dalla incantevole città di Pavia, concludendo il giro a Ferrara, dopo soste a Piacenza, Cremona, Casalmaggiore, Mantova.
Prima di inoltrarci nelle specialità enogastronomiche, vorrei accennare ad un’ altra interessante opportunità che offre il procedere lento e curioso delle bici: ci mostra quanto stiano cambiando, nel profondo, la composizione e le attività della nostra popolazione. Un esempio? Pedalavamo di mattina lungo gli argini del Po, tra Cremona e Parma,in uno di quei paesaggi resi celebri dai film di Don Camillo e Peppone: distese sterminate di seminativo, pochi casolari distanti centinaia di metri l’uno dall’altro, accucciati in basso, a ridosso degli argini. Non un rumore, non un’auto all’orizzonte. Nel silenzio profondo, oltre all’odore di stallatico, finalmente due voci che provengono da un antico edificio in mattoni semi-diroccato. Rallentiamo. Due uomini escono da una stalla: hanno in testa enormi turbanti bianco avorio e in faccia lunghe barbe nere. Sono due Sikh del Punjab, che hanno appena terminato la mungitura delle vacche. Lo sapevate che in Italia ce ne sono circa 70mila (la seconda comunità in Europa dopo l’Inghilterra), dislocati principalmente nell’Agro Pontino e nella pianura Padana?
Ma parliamo della gastronomia padana, particolarmente ricca e interessante, e dei vini che la accompagnano. La cucina di Pavia è molto varia perché è stata per secoli il punto d’incontro tra le ricette di Piemonte, Liguria, Emilia e Lombardia. Tra gli antipasti, impossibile dimenticarsi del salame di Varzi. Nei primi, oltre ai ravioli, gli immancabili risotti nelle due varianti “alla Certosina” e con le rane. Tra i secondi, memorabili i brasati al vino rosso, i bolliti con salsa di peperoni o mostarda e l’oca arrosto o al ragù. Prima di chiudere il pasto con un’ottima crostata, è d’obbligo un assaggio di formaggio caprino. L’Oltrepò Pavese è ricchissimo di vini bianchi, con cui ha rifornito da sempre gli spumantisti del Piemonte (riesling e moscati) e anche di rossi molto gustosi, dall’elegante Pinot Nero, ai più popolari Buttafuoco e Sangue di Giuda.
A pochi chilometri di distanza, la cucina Piacentina è forse meno varia ed interessante di quella Pavese, ma sempre molto gustosa. Salame, coppa e pancetta sono i tradizionali antipasti di ogni tavola. Come primo è d’obbligo un assaggio di “Pisarèi e fasòe” che sono gnocchetti di pane e farina con sugo ai fagioli. Picula di cavallo, faraona arrosto o anguille marinate sono tre esempi di secondi per tutti i gusti. Prima di un buon dessert, impossibile non chiedere un boccone di grana padano, ideale con un bel bicchiere di rosso Bonarda un po’ frizzante. Tra gli altri vini, memorabile la Malvasia Aromatica di Candia, uno dei migliori bianchi italiani , disponibile sia nella versione secca che in quella più abboccata, da raccolta tardiva delle uve. Tra i rossi più invecchiati e corposi, la Barbera dei Colli Piacentini, da sola o in uvaggio con la Bonarda (allora si chiama Gutturnio) e il Pinot Nero.
Infine, più a sud, nella magnifica Mantova Rinascimentale, la cucina può arrivare a livelli eccezionali che attirano entusiasti ammiratori perfino dalla ricca Verona. Come dimenticare gli agnolotti in brodo, la polenta abbrustolita con i ciccioli di maiale o i tortelli di zucca? E poi lo stracotto d’asino, il luccio in salsa o le lumache trifolate? E per chiudere, la meravigliosa torta sbrisolona. Il tutto annaffiato dal Lambrusco Mantovano, probabilmente il più serio e gustoso fra tutti quelli prodotti nella pianura Padana.