Presidente Radica: “500 comuni al centro del sistema vitivinicolo italiano”. Oggi l’associazione nazionale fondata nel 1987 a Siena associa 500 comuni in tutta Italia
SIENA. “Buon Compleanno Città del Vino. Nel giorno di inizio della Primavera l’Associazione Nazionale Città del Vino festeggia 37 anni. Era il 21 marzo 1987 quando 39 sindaci si riunirono a Siena per dar vita all’Associazione Nazionale Città del Vino. Dopo trentasette anni, l’associazione è in piena salute e ha superato nelle prima settimane dell’anno i 500 comuni italiani iscritti. Tante i progetti e le iniziative in programma nell’anno della Capitale europea del Vino 2024 Alto Piemonte e Gran Monferrato. A fine maggio il Concorso internazionale enologico delle Città del Vino che si terrà a Gorizia, con 1.500 etichette da tutto il mondo; le iniziative in programma al prossimo Vinitaly, la formazione sulla vendemmia turistica all’Osservatorio sull’enoturismo alla 19esima edizione; senza dimenticare il lavoro fondamentale che portiamo avanti come rete dei comuni di Città del Vino nell’ambito dell’urbanistica dei territori vitivinicoli. Senza citare gli eventi e degustazioni che organizziamo in tutta Italia. Insomma, tanto abbiamo fatto, e ringrazio i miei predecessori, ma tanto dobbiamo ancora fare, con entusiasmo e professionalità, restando sempre al centro del sistema vino italiano”.
A sottolinearlo è Angelo Radica, presidente Città del Vino, nel giorno del 37esimo anniversario dalla nascita dell’associazione nazionale.
I fondatori sono stati i sindaci e gli amministratori di Alba, Asti, Barbaresco, Barile, Barolo, Buonconvento, Canale, Carema, Carmignano, Castagneto Carducci, Castellina in Chianti, Castelnuovo Berardenga, Diano d’Alba, Dogliani, Dozza, Firenze, Frascati, Gaiole in Chianti, Gattinara, Greve in Chianti, Jesi, La Morra, Marino, Melissa, Monforte, Montalcino, Montecarotto, Montefalco, Montescudaio, Neive, Nizza Monferrato, Ovada, Pramaggiore, Radda in Chianti, Rufina, San Severo, Siena, Treiso d’Alba e Zagarolo.
“Da nord a sud, piccoli e grandi comuni, città già note nel firmamento enologico e città ancora in ombra; dunque già allora era un campione fedelmente rappresentativo di quel ricco mosaico che è il vigneto Italia” conclude Radica.