CHIANTI. Fino a qualche settimana fa erano solo previsioni ottimistiche. Ora, con l'uva in cantina, sono certezze: anche quest'anno il Chianti Classico è ottimo.
Un minimo calo quantitativo c’è stato, intorno all’8%, ma non come si temeva a inizio estate. Proprio le piogge e le basse temperature di maggio-giugno, infatti, hanno portato a una minore allegagione dei fiori e all’impossibilità, in alcuni casi, di adottare i trattamenti necessari contro le avversità fungine della vite. Ma nel periodo più importante per la crescita del frutto, la natura non ha tradito. L’estate secca e siccitosa, infatti, con temperature elevate è stata perfettamente equilibrata dalle piogge di metà agosto, quando alcuni temporali hanno fatto respirare e ridato nuova energia alle viti. L’ottima escursione termica tra fine agosto e i primi di settembre ha gestito al meglio l’ultima fase di maturazione delle uve che quest’anno sono state raccolte con un leggero ritardo rispetto alle ultime annate (10 giorni c.a.). La vendemmia si è così svolta in un periodo più tradizionale per il Chianti Classico, quello tra fine settembre e inizio ottobre, quando le uve coltivate nelle zone più alte del territorio hanno completato in maniera ottimale la loro maturazione. Nonostante le difficoltà incontrate nella tarda primavera le uve sono risultate sane alla raccolta e in cantina stanno registrando un’acidità leggermente inferiore rispetto agli ultimi anni, facendo sperare in vini di una certa eleganza con un ottimo aroma.
La fermentazione alcolica iniziata nei giorni scorsi è risultata piuttosto veloce nella fase iniziale proprio grazie alla buona maturità dei grappoli e in diversi casi è seguito immediatamente l’inizio della fermentazione malolattica. A questo punto entra in gioco in maniera più incisiva la mano del produttore, attraverso gli ultimi passaggi della lavorazione delle uve e i diversi metodi di invecchiamento, che regalano sfumature differenti a quel carattere comune, inconfondibile, che il territorio del Gallo Nero regala al suo vino.