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Direttore responsabile Raffaella Zelia Ruscitto
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A volte ritornano… e non è sempre una buona notizia

Il 2018 è più vicino di quanto voglia far credere il calendario

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di Raffaella Zelia Ruscitto

SIENA. Mai un attimo di pace. Mai che si possa neppure immaginare di ritrovarsi immersi in un’atmosfera di collaborazione e di slancio entusiasta verso un progetto che coinvolga tutti, senza distinzione di colore politico, di sesso, razza o credo religioso. Questa nazione belligerante (a parole) è così deludente che sentire il desiderio di espatriare è diventata una defatigante abitudine mattutina!

Siena, ovviamente, non riesce ad essere meglio del resto del Bel Paese. Più volte abbiamo detto che la città del Palio, in piccolo, riusciva a contenere tutti i “difetti e le virtù” italiche. Oggi questa cosa è ancora più evidente. Sia a livello nazionale che a livello locale il PD è spaccato. Spaccato sul referendum di dicembre; spaccato sulla leadership; spaccato sulla visione del partito da costruire nel futuro. Capirai la novità, diremo noi. Infatti, nessuna novità. Gli ormai mummificati rottamatori renziani si sono tristemente incartati nelle vecchie logiche che tanto avevano detto di voler combattere, con la conseguenza che sono riusciti a fare (male) quello che i vecchi papaveroni del partito riuscivano a fare con una buona dose di diversivi, tanto per non dare nell’occhio. Certo, prima di diversivi ce n’erano in quantità: i successi (fittizi) del Monte dei Paschi; i nomi altisonanti dell’Università; l’eccellenza delle Scotte; i fasti condivisi della Fondazione Mps… e poi Chigiana, Enoteca Italiana, sport in prima classe e via discorrendo. Adesso come fanno a districarsi questi poveri politici senza prospettive e senza grosse capacità? Come fanno, poveri, a nascondere le loro manchevolezze e ad operare indisturbati usando il vecchio modus operandi?

Il loro unico appiglio è cercare di mantenere il potere fin qui costruito ed estenderlo così da poter contare in Regione e magari a livello nazionale. L’impresa è ardua. Le fazioni da combattere non sono poche e sono tutte, parimenti, incapaci ma agguerrite.

C’è il sindaco Valentini che preme per ottenere la riconferma anche per il secondo mandato. Le sue vicende giudiziarie non giocano certo a suo favore. Lui ha chiesto il rito abbreviato nel procedimento relativo al suo mandato da sindaco di Monteriggioni (a dimostrazione che la sua posizione non è poi così chiara) e il suo “peso” tra i democratici è sempre stato debole, in barba ai suoi sforzi di piacere a tutti i costi. Anche con Siena Attiva le cose non vanno meglio. Quel suo modo di considerarli sempre come “figli di un Dio minore” non ha rafforzato il legame che si era costruito in campagna elettorale. L’unica speranza è trovare un accordo con Scaramelli che pare abbia avuto l’investitura da Renzi al ruolo di suo referente principale in provincia di Siena. Ma Scaramelli, da parte sua, sembra orientato a scegliersi un proprio candidato a sindaco. Il nome resta nell’ombra ma pare avere delle caratteristiche che lo rendono un concorrente credibile allo scranno di primo cittadino. Ma certo, con cotanti sostenitori… L’intento scaramelliano di affondare i sienattivi ed il più alto rappresentante istituzionale del gruppo, ovvero il vicesindaco Mancuso, è ancora pienamente operativo e pare abbia trovato una più che valida sponda in C., tornato in auge proprio in questo periodo.

L’ex segretario provinciale, ex deputato, ex sindaco, ex amico di Mussari, ex referente del partito nazionale a Siena in anni tutt’altro che lusinghieri, non si è completamente defilato dalla città. Il suo apparato è ancora potente, i suoi nominati sono ancora sul posto e sono pilastri del vecchio sistema, che ancora reggono alla confusione e all’incertezza politica della quale si nutrono. Non è un caso, probabilmente, che su un quotidiano locale da sempre vicino a certi ambienti del “groviglio” sia apparso ieri un palese attacco alla città smart da sempre elemento di forza del vicesindaco. Tanto per confermare questa “paternità” campeggia una foto di Mancuso in bici… Lui, l’uomo solo a difendere questa innovativa visione della città, attaccato da più parti per le colonnine delle auto elettriche, per le bici che spesso non si trovano, per le idee forse troppo innovative per una città allo sbando su fronti ben più stringenti, ne esce ancora più solo. Nonostante i buoni risultati raggiunti: Siena infatti, tra le città sotto i 60 mila abitanti, vanta un buon secondo posto. Ma al “groviglio” questo non interessa… adesso Mancuso è inviso e deve soccombere. Visto che non molla, pur nell’isolamento creatogli intorno, occorre “andare ai materassi”. E l’uomo in questione è stato avvisato. Lungi da me fare l’avvocato difensore di Mancuso ma è ben strano che “il sistema” attacchi un suo esponente istituzionale. Solo discontinuità di facciata o c’è davvero una caccia al nemico che è partita senza esitazione?

E infatti, anche se questo passaggio può non essere così evidente ai più… C. torna e lo fa scegliendo un appuntamento sul referendum: giovedì 27 ottobre sarà al circolo Arci Due Ponti e sosterrà le ragioni (manco a dirlo) del SI’. Giovanni Sapia, invece, sosterrà le ragioni del NO. A moderare Alessandro Piazzi, stretto sodale di C. Non è affatto escluso, anzi direi quasi certo, che questo primo incontro, su un tema distante dalle vicende cittadine più strette e “delicate”, sia solo il primo passo del rientro di C. sulla scena politica cittadina.

Ma se questo è il primo incontro pubblico dopo qualche tempo di “silenzio stampa” l’attività “dell’ex tante cose” è ripresa da tempo e forse non si è mai  interrotta. Questa sua presenza costante nelle faccende della città (proprio come quando decideva l’arrivo di Profumo al Mps e prima ancora Mussari…), è la prova provata della mancanza di svolta di questa comunità. Siena resta ingabbiata nelle vecchie ed asfittiche atmosfere del passato, con alleanze sporche sulla pelle della gente, basate su potere, scambi di poltrone, prese di possesso di enti, partecipate e varie, promesse di carriere politiche e scambi di favori alla maniera dei signorotti che, in Sicilia, nei decenni passati si sarebbero chiamati “mafiosi” e che qui possono prendere il nome di “correnti”.

Tutti i tentativi di cambiamento messi in atto dai cosiddetti civici sono andati falliti, adesso possiamo dirlo. Le ragioni di questo fallimento sono da individuare nella mancanza di appigli istituzionali e, soprattutto, nella debolezza di alcuni incendiari dall’animo di pompieri che partono in quarta e poi vengono facilmente “cooptati” dal “sistema”. A volte neppure partono in quarta: semplicemente si “vendono” svolgendo un ruolo di “ponte” tra il potere e la città. Vedi associazioni che millantano una posizione neutrale e che, invece, portano acqua con le orecchie ai politici di turno, partecipano a incontri politici, a comitati di varia natura e via discorrendo.

Altro “complice” del sistema, più o meno consapevole, è l’ignavia degli intellettuali senesi, la loro colpevole assenza dettata da chissà quale inspiegabile sentimento. Quel loro non dire, dire a mezza bocca o temere. Quel loro essere amici di tutti (quelli che contano, ovviamente) per non deludere nessuno. Un comportamento che stride con la grande cultura, con una visione che dovrebbe essere, per attitudine, più ampia e lungimirante e invece diventa un bellissimo affresco scrostato e senza vita.

In questo quadro deprimente non ci giunge alcun incoraggiamento dalle forze di opposizione. Sebbene FdI si sia impossessata della vecchia sede cittadina del Pd c’è ben poco da gioire. La campagna referendaria impazza ma, a parte questo, non ci sono iniziative concrete per risollevare la città dalla sua prostrazione. Non ci sono stimoli per svegliare la collettività dal torpore nel quale sembra caduta da decenni. Nessuna proposta arriva dalla politica. Polemiche per gli immigrati e per la sicurezza a parte, che nascono e si consumano sui social,  è solo roba da mal di stomaco!

Giusto, ogni tanto, qualche sussulto momentaneo arriva da gruppi sparuti e disorganizzati che propongono iniziative spot su sanità, lavoro, banca… un numero troppo piccolo e spesso danneggiato internamente da figure borderline per poter assurgere ad un ruolo credibile di interlocutore per le istanze della gente comune.

Fuori da Siena c’è più movimento. Ci sono sindaci, Vagaggini a Piancastagnaio in testa, che denunciano un modo di fare politica sempre più radicato alle vecchie logiche. Dopo aver criticato le modalità scorrette della nomina dei membri del cda in Acquedotto del Fiora, tutte orientate dal Pd senese e grossetano, il primo cittadino pianese ha “svelato” la scorrettezza della nomina del presidente dell’Unione dei Comuni Amiata Val d’Orcia. La sua candidatura è stata “spodestata” da quella del sindaco di San Quirico d’Orcia, Valeria Agnelli. Il Pd fa piazza pulita dei sindaci civici e, istruiti i “suoi” sindaci, mette nell’angolo quelli non allineati. Un vero peccato che, ad essere protagonista di questi sgambetti davvero di cattivo gusto ci sia una donna. Ma questa politica “sborona” e priva di onestà intellettuale lavora così e non fa prigionieri… e non ammette eccezioni. Nessuno di questi “politici di sinistra o centrosinistra” si sta preoccupando del fatto che l’acqua sta per diventare un bene in gestione a privati e neppure si preoccupa delle bollette che aumentano.  Un consiglio a Vagaggini (anche se non richiesto, ci perdonerà): faccia il sindaco, si relazioni con i suoi cittadini, racconti loro le difficoltà che trova ogni giorni nell’assolvere al suo mandato, praticamente accerchiato da questa compagine di militanti che hanno ben poche caratteristiche di sinistra e ben tante di membri fedeli al regime.

La storia insegna che i regimi si sovvertono solo per mezzo di una sommossa popolare, con la presa di coscienza, senza sconti e senza più remore, di uomini e donne che vedono nella propria libertà e nella propria dignità l’unico appiglio ad una vita degna di essere vissuta. Saranno ovvietà o, per alcuni, mere illusioni, ma spesso, le più grandi verità per essere maneggiate hanno bisogno di tanto coraggio, poca delicatezza e una buona dose di sfacciataggine. E credere, fortissimamente credere, che contribuire alla costruzione di un mondo migliore, sia ancora possibile.

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