Il piano operativo potrebbe rivelarsi una beffa per la città
di Raffaella Zelia Ruscitto
SIENA. In questi anni (ormai quattro) abbiamo sempre covato la speranza di assistere al temporale perfetto: quello che avrebbe fatto tremare i vetri di casa, avrebbe rovesciato fiumi d’acqua capaci di trascinare via sporco e detriti, avrebbe dato la scossa a uomini e donne piegati dalla consuetudine e dalla rassegnazione, avrebbe paralizzato i corrotti, gli inetti, i servi…
Le occasioni per scatenare questa tempesta non sono mancate ma, “stranamente”, le cose hanno sempre preso una piega diversa. Colpa, è evidente, dell’incapacità di coloro che avrebbero potuto, senza troppi sforzi, cambiare il corso della storia senese. Incapacità o peggio, collusione o opportunismo.
Anche questa volta, le nuvole addensate sul Palazzo Comunale, facevano ben sperare.
Questa mattina, nella seduta di Giunta settimanale, è passata l’approvazione dell’avvio del procedimento del nuovo Piano Operativo. Un passaggio legittimo, in Giunta, per quanto indicativo della scarsa “forza” del sindaco Valentini davanti al Consiglio Comunale. L’approvazione all’avvio della stesura di questo documento, tra i più importanti per il futuro della città, preferenzialmente sarebbe dovuto passare dal Consiglio Comunale ma, da incontri conoscitivi che si sono tenuti nelle ultime settimane con buona parte dei consiglieri di maggioranza, ed anche con qualcuno dell’opposizione, il primo cittadino aveva perfettamente compreso l’enorme difficoltà di far passare il suo “desiderio”. Una parte del Pd non era affatto convinta dell’opportunità di dare inizio, con tempi così stretti, ad un procedimento che, se fatto bene (prevedendo il processo di studio iniziale, partecipativo, di adozione, di osservazioni, di variazioni alla stesura, di passaggio in Regione e di definitiva attivazione) avrebbe previsto 2/3 anni di tempo. Pensare di portare a termine il processo in meno di 10 mesi, per questi consiglieri, sarebbe stato assurdo. Persino arrivare solo all’adozione, sarebbe una forzatura!
Certo, non si parla della stesura del Piano Strutturale! Per quello i tempi sarebbero davvero stati cortissimi! Nelle promesse elettorali del 2013 era stato giudicato obsoleto, è scaduto nel 2016 ed ha creato non pochi problemi. Per ovviare alle difficoltà emerse da pratiche già approvate dall’Amministrazione Comunale, il Comune chiese un’autorizzazione alla Regione e la Regione, agendo come da prassi, aveva dato margini al Comune, così da evitare il blocco dell’attività edilizia. Un passaggio, quello, che già la diceva lunga sulle mancanza del sindaco e di tutto l’apparato amministrativo in campo urbanistico. Dal 2016 (ma si poteva procedere anche prima della scadenza) ad oggi nulla è stato fatto. Non un piano della mobilità; non un Piano Operativo, figurarsi un Piano Strutturale che, diversamente da quello Operativo, prevede una ridefinizione delle aree agricole e di quelle urbane.
Il fatto increscioso è che, con la decisione presa oggi, si darà avvio ad un lavoro frettoloso che certamente non arriverà a termine entro la data di scadenza del mandato di Valentini, senza un percorso partecipativo e con un presupposto “scaduto”. Il Piano Operativo che Valentini intende realizzare, il cui costo per la collettività dovrebbe ammontare a circa 200 mila euro (diecimila euro più o diecimila euro meno), si basa su un Piano Strutturale scaduto, che dovrà necessariamente essere soppiantato da uno nuovo, entro il 2019, presumibilmente quando il nuovo Piano Operativo sarà approvato! Ergo: cosa se ne farà Siena di un Piano Operativo nato vecchio? E come si farà a realizzare un Piano Operativo senza neppure avere un qualche accordo, una condivisione di intenti, con i Comuni contermini? Pare, infatti, che Valentini non sia riuscito a raccogliere intorno alle sue proposte (ammesso che ce ne siano) i sindaci dei Comuni vicini. Siena, dunque, è sola. E addio progetti fino a qui solo sbandierati e mai realizzati.
Pare che, a quelle famose riunioni di confronto tra consiglieri e sindaco, quest’ultimo si sia giustificato dicendo che il percorso non era partito a causa della mancanza di soldi. Fatto, questo, ampiamente contestato a Valentini che avrebbe potuto procedere avvalendosi delle professionalità interne al Comune. A partire dall’assessore Maggi.
Inutile, a questo punto, recriminare. Inutile fare osservazioni tipo: un sindaco che ha qualche “problemino” giudiziario ereditato dal suo medesimo ruolo a Monteriggioni, proprio in faccende urbanistiche, siamo sicuri che sia in grado di farsi garante di un percorso così delicato a Siena? E saltando a piè pari proprio il percorso partecipativo, di condivisione con la città? Inutile dire che quella “casa di vetro” (che era il Comune) di cui parlava Valentini neosindaco è oggi un bunker di cemento e ferro e neppure per i suoi strettissimi collaboratori è facile l’accesso, se è vero, come è vero, che nonostante i tanti inviti a retrocedere da questa scelta ingiustificata oltre che tardiva (e per questo inutile se non dannosa) il nostro primo cittadino si è sentito di andare comunque avanti, scavalcando il Consiglio Comunale e prendendo una decisione così importante nel ristretto entourage della Giunta. E neppure intera in tutte le sue parti.
Andiamo dunque alla cronaca dei fatti di oggi. La riunione di Giunta c’è stata. Il sindaco ha avuto modo di far passare l’approvazione dell’avvio del procedimento alla presenza di cinque assessori. Mancavano, infatti, il vice sindaco Mancuso, l’assessore alla Sanità, Ferretti (pare sia in ferie), l’ex assessore all’Urbanistica (oggi alla Mobilità) Maggi, e l’assessore alla Pubblica Istruzione, Tarquini. Assenze pesanti. Su un tema così importante per la città e per il suo futuro, non solo si bypassa il Consiglio Comunale per il fondato timore di una bocciatura, ma si incassa una “presa di distanza” da parte di tre assessori e del vice sindaco!
Il documento è passato ma la debolezza politica di Valentini è ormai più che evidente. E questa debolezza va di pari passo con la mancanza di coraggio dei suoi “colleghi” amministratori e politici. Nessuno di quelli che ha deciso di non esserci alla seduta di Giunta ha avuto il coraggio di presentarsi e di dire “No”, mettendo a verbale le ragioni del dissenso. Nessuno degli assenti ha dato prova di essere in grado di contrastare i desiderata del sindaco Valentini. Tutti novelli Ponzio Pilato, incapaci di fare fronte comune per impedire al sindaco di procedere in un percorso che avrà un costo per la città e nessun vantaggio. Quella che è una pura e semplice manovra pre-elettorale; un pretesto per poter far uscire qualche articolo di stampa inneggiante all’operato amministrativo.
Debole o eccessivamente temporeggiatore il vice sindaco Mancuso che, diversamente da tutti quelli assenti, ha inviato al sindaco e alla Giunta un messaggio estremamente critico circa le modalità di avvio del percorso ed ha voluto così esprimere il suo parere contrario. La sua figura è ormai di difficile interpretazione. Ha preso la decisione di uscire dal Pd per aderire ad Articolo 1 – Mdp. Una scelta che faceva presagire la libertà di movimento e di critica necessari per contrastare l’operato del sindaco e dei suoi pochi, “pochissimi” fedeli. Invece Mancuso ha ignorato, senza fare una piega, diversi “torti” ricevuti dal primo cittadino: dalla nomina (pare non maturata dal suo assessorato) del Piazzi in Estra, alle critiche al gruppo di Siena Attiva di cui lui resta esponente di spicco, al suo essere lasciato solo nei progetti di Smart City, fino a questa nuova accelerazione non condivisa sul Piano Operativo. Il suo rimanere ai margini di questo ultimo scorcio di mandato amministrativo resta un’incognita immotivata. E’ pur vero che la mail di dissenso di questa mattina traccia un solco difficilmente colmabile tra sindaco e vice ma una cosa è certa: Mancuso non pare ancora pronto al passo decisivo.
Anche l’assenza dell’assessore Maggi è emblematica. Un tecnico, Maggi, che avrebbe potuto contrastare la decisione del sindaco con una competenza che avrebbe potuto fare la differenza. Un tecnico che dovrebbe spiegare a cosa sono serviti quei giovani laureati assunti per un tirocinio formativo oltre un anno fa per studiare il traffico cittadino al fine di trasmettere gli strumenti per realizzare un piano della mobilità che ancora non vede la luce. Un tecnico che sa perfettamente quanto sia complicato (e in questo caso, inutile) realizzare un Piano Operativo … figurarsi se questo si fonda sui presupposti di un Piano Strutturale scaduto.
Ancora una volta ha vinto la scelta più debole, l’azione più blanda, il percorso più semplice. Ancora una volta qualche accordo politico, qualche promessa di future alleanze, qualche parola giusta detta al momento giusto ha scongiurato la tempesta perfetta.
La siccità di queste settimane trova perfetta corrispondenza nella situazione politica e sociale di Siena. Il terreno è arido e l’acqua che ridarebbe vita ad una città tenuta sotto scacco dalla mediocrità aggravata dall’arroganza, tarda ad arrivare. Le nubi si sono dissolte anche questa volta. E non è un bene.