Ma altri hanno deciso di combattere in sua vece
di Raffaella Zelia Ruscitto
SIENA. A volte, quando meno te lo aspetti, gli eventi della vita ti soprendono. La prospettiva che ti circondava, come una culla protettiva o come un’angosciante drappo, muta improvvisamente, per opera del fato, del caso, della volontà. Lungamente abbiamo riferito delle correnti interne al Partito Democratico, forze in costante collisione, mosse da contrapposti interessi. Per convenzione avevamo riconosciuto nei ceccuzziani (fedeli all’ex sindaco C.) coloro che non avevano mai cessato di gestire il partito di maggioranza a Siena. Con metodi e fini ben lontani dall’essere buoni per la città. Coloro ai quali, direttamente o indirettamente, si dovevano le nomine, gli agganci, gli incarichi, gli aiuti e tutti quegli ammenicoli che hanno contribuito a creare il Sistema Siena, il Groviglio Armonioso, la Casta. Coloro i quali, con una logica mai cambiata, hanno continuato, più o meno velatamente, a “piazzare” i soliti nomi in posizioni chiave per tenere ben strette le mani sul potere.
Sempre per convenzione, avevamo individuato tra i democratici una corrente di rinnovamento che, sulle tracce di Renzi e con più buonafede di lui, si erano impegnati, fin dal febbraio 2013, a smantellare il vecchio modo di fare politica a Siena. Quel modo che era causa prima e unica dei tanti disastri emersi nella città.
Alcuni di questi “rottamatori” erano rimasti nel partito, cercando di operare – dall’interno – una “rivoluzione dolce”. Altri, pur restanto tesserati, avevano dato vita a Siena Cambia. L’esperienza delle primarie, vinte da un Bruno Valentini ipercritico nei confronti dei suoi dirigenti, aveva dato forza al movimento ed aveva permesso di vincere delle elezioni amministrative per nulla scontate. Poi, il percorso amministrativo del nuovo sindaco si era arenato di fronte ai ricatti, alla operazione di destabilizzazione continua operata dalla corrente ceccuzziana. La debolezza del primo cittadino si è pesantemente riversata sul gruppo consiliare dei sienacambisti, che per diversi mesi hanno mancato nel mettere in luce le loro diversità nel modo di fare politica e amministrazione. Fino alla operazione di rinvio dell’approvazione del Bilancio di Previsione in Consiglio Comunale. Un gioco di forza, l’ennesimo, messo in atto dai consiglieri di C. per destabilizzare Valentini e fargli tremare la terra sotto i piedi. E la terra, in effetti, gli è tremata. Al punto da cedere al ricatto politico ed acconsentire al rinvio della discussione. L’ultima “debolezza” che i sienacambisti erano disposti ad accettare. Da quel momento, consapevoli che nel piatto della partita c’era la loro credibilità agli occhi della città, i rinnovatori hanno cominciato a giocare duro, con proprie regole e mettendo al primo posto quel progetto messo da parte per il bene del sindaco e del suo mandato.
Avevamo previsto, non senza dispiacere, che questa battaglia sarebbe stata persa. Che i rinnovatori sarebbero rimasti schiacciati dall’apparato, molto meglio organizzato e ramificato. Che quei giovani di belle speranze, cresciuti all’ombra della Federazione, poco idealisti e troppo pratici, quasi cinici nella loro calcolata ascesa ai posti di potere, vittime consapevoli dei loro “padrini”, abituati a manovrare le pedine, come negli scacchi, avrebbero messo le loro energie e la loro presunzione al servizio del vecchio che avanza…
Invece, le cose sono andate diversamente.
Martedì sera, nella seduta di mezza estate della direzione comunale del Pd, l’imprevisto si è concretizzato. Mentre C. stava fuori dalla sala della riunione, per ragioni ovviamente sconosciute, quelli dentro si trovavano a discutere un documento presentato da un gruppo di democratici stufi di battaglie personalistiche e desiderosi di mettere in scacco le cariatidi dell’apparato. Il documento, alla fine, non è passato all’approvazione ma, pur tenendo un tono critico nei confronti dei sienacambisti e dell’amministrazione definita “rallentata e carente di una visione complessiva”, non mancava di “nerbare” anche gli atteggiamenti dei ceccuzziani. Troppa autosufficienza, troppi atteggiamenti critici nei confronti del sindaco e della sua giunta. Un lavoro fatto senza tener conto del resto della maggioranza. Atteggiamenti sbagliati, quelli dell’attuale come delle precedente dirigenza, che ha allontanato i cittadini, perdendo anche consenso e tesserati.
Unione comunale in crisi. Uscita di Persi e Carli dalla riunione, probabilmente su “consiglio” di C., per evitare uno smacco ancora peggiore. Mugnaioli in difficoltà. Al punto che l’assemblea fissata per ieri (16 luglio) è saltata e rinviata a data da destinarsi.
Il sindaco Valentini può esultare per una battaglia che non ha combattuto e non ha contribuito a combattere. L’ala rinnovatrice torna a sperare in un cambio di passo interno al partito con il supporto fermo e chiaro di Stefano Scaramelli, sindaco di Chiusi, coordinatore provinciale dei comitati renziani. Lui, senza alcuna esitazione, parla di ceccuzziani come di una corrente da rottamare, giunta al suo capolinea. L’avea dettoanche Valentini, proprio la sera in cui vinse le elezioni…
Cosa è cambiato? Cosa ha spinto a questa sorprendente svolta interna ai democratici? L’emorragia di tesserati a Siena (come in altre realtà provinciali), il problema finanziario della federazione (la festa dell’Unità pare si faccia, ma non in Fortezza e non per tre settimane…), la perdita di città importanti come Colle di val d’Elsa (patria di ceccuzziani di ferro come Bezzini, Panci, Spinelli) non è bastata per costringere ad un cambio ai vertici del partito. Forse, il malessere finalmente dichiarato di alcuni iscritti potrà spingere verso un nuovo corso i destini del Pd. Se la battaglia non si riduce ad una azione di pochi ma riesce a coinvolgere una maggioranza stufa di certi atteggiamenti, allora le speranze di cambiamento non saranno vane.
Dopo aver detto addio alla Robur ed aver visto il declino della Mens Sana; dopo aver assistito alla distruzione dei beni di una banca e di una fondazione tra le più ricche d’Europa; dopo aver saputo, dai diretti interessati, le “cattive abitudini” della politica locale come di quella nazionale… è arrivato il tempo di dare avvio alla ricostruzione (morale ed economica) ed è impensabile che questa operazione la possano fare coloro che hanno contribuito, direttamente o indirettamente, alla distruzione. E neppure è pensabile affidare il compito della ricostruzione ad una sola persona. La città dov’è? I Mangia d’Oro, quelli mai premiati, dove sono? Gli intellettuali dove sono? Tutti al Circolo dei Rozzi in fila per salutare il presidente Profumo? Se questa è la rinascita che parte dall’intellighenzia senese…