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SIENA. Trovare un senso logico a quanto ci accade intorno, a volte, diventa un esercizio pari a risolvere un cubo di Rubik o a comporre un puzzle con 10 mila pezzi. Al senso di smarrimento che ci prende, spesso, segue la ferma convinzione che qualcosa manca e che la soluzione al dilemma non possa essere raggiunta per carenza di informazioni. Ci si può avvicinare, si può rimediare alle informazioni mancanti con la deduzione, con la logica, ma… andarci vicino non basta. E non si può parlare di verità. In questa jungla di dubbi e di imput contraddittori l’unico appiglio che abbiamo è la nostra obiettività, quel nostro intimo eppure resistente desiderio di sapere e di conoscere. Per capire. Per non sbagliare.
Cosa può aver spinto l’assessore Vedovelli ad esporsi sul futuro del Santa Maria della Scala proponendo un consorzio anzicchè una fondazione – mettendosi così contro i ceccuzziani, strenui difensori del progetto (poco chiaro in verità) dell’ex-sindaco? Quel Vedovelli rimasto sotto traccia per tutto il tempo della candidatura di Siena Cec 2019; fuori dalle polemiche sul progetto presentato da Sacco; lontano, fino ad oggi, da quella guerra intestina mai risolta (e ora davvero incomprensibile) tra i consiglieri fedeli al vecchio sistema e il sindaco Valentini.
Difficile dirlo. Qualcuno pensa che, dopo averne sentite tante, l’ex rettore dell’Unistrasi si sia convinto di poter fare qualcosa di buono e si sia gettato nella mischia con l’esuberanza tipica di chi, fino ad oggi, si è costretto all’inattività. Qualcuno, invece, ritiene che, al netto degli equilibri interni al Pd, alla vigila delle regionali, l’assessore alla cultura si sia sentito libero di agire perchè a nessuno verrebbe in mente, oggi, di chiedere la sua testa. Neppure alla battagliera Carolina Persi che, per l’uscita della nota stampa sul SMS, pare abbia passato un brutto quarto d’ora durante l’ultimo confronto con il segretario dell’Unione Comunale, Alessandro Masi. Quest’ultimo non ha gradito i toni della capogruppo in Consiglio Comunale e, come lui, in diversi hanno dimostrato, all’interno del partito, una crescente intolleranza nei confronti della giovane di strenua fede ceccuzziana. Pare si fosse anche avviata una procedura di “sfiducia” nei suoi confronti, che avrebbe portato ad una nuova figura di riferimento all’interno del massimo consesso cittadino. Insomma un terremoto democratico che ribalterebbe il gioco di forze e che potrebbe essere funzionale ad un riassetto interno, non solo al partito, ma alla stessa amministrazione.
C. ovviamente non si arrende e in tanti giurano che la sua Giunta-ombra continui a riunirsi il sabato mattina in via Rosi per decidere la strategia da perseguire. Strategie da portare in Consiglio Comunale o nel direttivo comunale. Da questi incontri (a cui parteciperebbero diversi consiglieri comunali del Pd) potrebbero scaturire anche i prossimi nomi da proporre per le regionali. Si ventila di un impegno dell’assessore Anna Ferretti. La democratica potrebbe lasciare il posto in Giunta per andare a fare il consigliere regionale. Magari insieme all’ex-presidente della Provincia, Simone Bezzini. O alla stessa Carolina Persi. Dell’assessore alla Salute si dice anche che sarebbe il nome su cui puntare alle prossime amministrative, al posto di Valentini. Una scelta dettata dalla sua notorietà in ambienti associazionistici.
Dunque chi potrebbe, oggi, toccare l’assessore Vedovelli? Il segretario Masi che, magari, in tutti questi “passaggi” di nomine vede liberarsi la strada verso una sua collocazione senese? Una cosa è certa: la sua capacità di mediazione, di equilibrio, offre margini di dialogo all’interno dei democratici e questo permette anche una maggiore dialettica con i gruppi che compongono la maggioranza, sienacambisti in testa. Certo, il suo silenzio su temi di grande interesse come banca, aziende in fallimento, Santa Maria della Scala, diatribe interne al partito, a volte appare imbarazzante. Imbarazzante che non abbia fatto cenno su quanto accade in Enoteca, dal momento che il suo predecessore è rimasto tra i pochissimi dipendenti “intoccati” dalle operazioni di smantellamento dell’ente. Imbarazzante che non abbia avuto parole per commentare il rinvio a giudizio di C. che resta al suo posto nel direttivo dell’Unione Comunale.
Del resto, meglio tacere e pensare ad agire… di parolai politici (e politicanti) ne abbiamo in abbondanza. Ecco… sarebbe importante fare il punto sull’agito! E proprio su questo, escludendo l’aspetto di maggiore apertura al dialogo, il nuovo segretario non ha portato sostanziali cambiamenti: nell’assetto interno come nel modo di operare. E il “non cambiamento” si riflette sulla paralisi della città, quella citata dal presidente del Tribunale.
L’impressione che si ha, da esterni alle stanze del potere, è che i politici si riuniscano ripetutamente, continuamente, solo per decidere chi deve fare cosa, chi deve essere “nominato” o messo dove. L’impressione è che si sprechino molte più energie a “coprire” le magagne fatte in passato, magari da altri del gruppo, piuttosto che cercare soluzioni a quelle stesse magagne.
Che fine ha fatto il documento, passato anche dal Consiglio Comunale, sulla Carta di Pisa? In quale stanza del Comune si è arenato? E sul Santa Maria della Scala, cosa si sta facendo? Cosa importa la natura giuridica dell’ente che gestirà la struttura… quello che conta è il progetto, è la visione futura che si ha di quel immenso patrimonio e, di conseguenza della città che gli ruota intorno. Quello che conta, come sempre, sono le idee; è la ricerca di fondi per avviare una “rinascita” dello spedale, magari aprendo un dialogo permamente con la città per non prendere decisioni che olezzano dello stantio delle segrete stanze. Che fine hanno fatto i progetti di Sacco? Non se ne sa più nulla. Soldi spesi, nessun obiettivo raggiunto e, ad oggi, nessuna prospettiva per quelle pagine tanto discusse e discutibili. La cultura sembra ormai essere diventata di appannaggio delle società fiorentine. Come se a Siena la cultura non la sapesse produrre nessuno. Pure le contrade sono state accorpate a questa logica “esterofila”.
Dove sono gli intellettuali senesi? In quali antri si nascondono? A quale esilio si sono autocondannati? E’ pur vero che l’Università perde docenti e che questi non vengono sostituiti da altri ma sarà rimasto vivo, da qualche parte, lo spirito dialettico e rigenerativo che si è sempre respirato lungo i corridoi e nelle aule dell’Ateneo!
E, infine, che fine hanno fatto le vagonate di soldi che dovevano arrivare dalla Regione per sostenere la rinascita di Siena?
E pensare che, da qualche anno, a Siena, si era tutti alla ricerca della verità. Come novelli Diogene cercavamo di capire come si era potuti arrivare al “disastro Siena”, che ci aveva investito senza lasciarci neppure un brandello di speranza. Proprio mentre eravamo impegnati a cercare tracce di verità, da sotto gli occhi ci sparivano altre cose. Cose fondamentali come la fiducia verso chi ci amministra; la speranza di uscire da quesa crisi; la voglia di riscatto di una città resa più povera perchè derubata dei propri secolari beni; l’intima convinzione che, alla fine della storia, ci sarebbe stata la individuazione e la netta distizione tra responsabili e vittime.
Ma la storia non è ancora stata scritta per intero e quello che è stato smarrito si può sempre ritrovare…