Un presidente per tutte le stagioni?

SIENA. La stagione delle nomine in Fondazione Mps è ormai calda. Archiviata la questione tutt’altro che scontata dell’azione di responsabilità contro gli ex vertici dell’ente, si passa alla scelta dei membri della Deputazione Amministratrice e del presidente. Fino alla seduta dello scorso 18 luglio, di nomi sul tavolo non ce n’erano. Nessuna proposta e nessun nome concreto era emerso dalla Deputazione Generale, chiamata a decidere sui futuri vertici dell’ente. Anche in vista delle scadenze degli amministratori della banca, da rinnovare o confermare nella primavera del 2015.
Un nome solo: quello di Bettina Campedelli, docente di Economia Aziendale presso l’Università di Verona, di nomina universitaria. La diretta interessata si sarebbe dichiarata disponibile a proseguire il lavoro di Antonella Mansi ed avrebbe lasciato i colleghi membri della Deputazione Generale liberi di esprimersi  sulla sua possibile nomina. Ma, ovviamente, lo sbalordimento di alcuni, avrebbe impedito il proseguimento della seduta. Nomine, dunque, rinviate, con buona pace di chi vorrebbe la Mansi fuori dai giochi, quanto prima.
A questo punto, qualcuno vorrebbe bruciare questo nome per tagliargli definitivamente le gambe, costringendo i suoi sostenitori, tutti interni alla Deputazione Generale (una novità più che assoluta) ad un cambio di “monta”. Nelle ultime ore, infatti, pare che l’altra ala interna all’organo nominante della Fondazione Mps, capeggiata da Vareno Cucini, abbia fatto un nome. Si tratterebbe di Pier Luigi Fabrizi, ex presidente di banca Mps ai tempi di Banca 121 (dal 1998 al 2006), presidente anche del Siena Calcio del dopo De Luca, dal marzo 2007 al giugno 2008. Un curriculum di presidenze assolutamente invidiabile. Se non fosse che anche lui, nel suo periodo di presidenza alla banca Mps, ha subito l’attenzione dei magistrati. “L’inchiesta su Rocca Salimbeni è stata chiusa lo scorso 28 giugno e gli avvisi di garanzia sono stati notificati agli 11 indagati, tra cui gli ex presidenti Pier Luigi Fabrizi e Giuseppe Mussari e gli ex direttori generali Emilio Tonini e Antonio Vigni, insieme con l’ex capo dell’area finanza, Gianluca Baldassarri più altri manager del gruppo. Nel mirino del pm Antonino Nastasi – uno dei titolari del fascicolo Antonveneta insieme con Aldo Natalini e Giuseppe Grosso – ci sono diverse operazioni di pronti contro termine «artatamente strutturate con controparti residenti in Paesi terzi (Regno Unito e Lussemburgo) sfruttando la disarmonia della normativa fiscale in materia d’imposta» – il cosiddetto «dividend washing» – che tra il 2005 e il 2008 avrebbero consentito a Mps «di evadere le imposte sui redditi» per 177 milioni di euro. Il reato ipotizzato è «infedele dichiarazione»”. Questo un frammento dell’articolo pubblicato proprio un anno fa (il 20 luglio 2013) sul Corriere della Sera dal giornalista Fabrizio Massaro. Nulla di sconvolgente, tenuto conto che alla presidenza della banca c’è Profumo, anch’egli indagato nell’affaire Brontos, sempre inerente ad una evasione fiscale.
Il dilemma morale –  che riguarderebbe anche il membro della Deputazione Amministratrice, Enrico Totaro, multato recentemente (due volte) da Consob e Bankitalia – che ci attanaglia ogni volta che esiste, concretamente, la possibilità di nominare qualcuno sotto la cui direzione sono avvenuti fatti non proprio corretti, torna a tormentarci. E ci domandiamo cosa c’è che spinge, in questa città, a destinare poltrone sempre agli stessi. Che siano capaci o che non lo siano, che siano onesti o che non lo siano, che siano adatti o che non lo siano.
Sempre gli stessi nomi all’Asp, a Terre Cablate, a Sienambiente, a Siena Parcheggi, nella politica cittadina come negli uffici dirigenziali delle partecipate. Uomini con la tessera del partito in tasca o solo legati a doppio filo ai vecchi (ma sempre attivi) vertici del Pd cittadino.
E sarà certamente destinata a fare scalpore la nomina di Alessandro Orlandini (“già docente di scuola media superiore, già assessore comunale, già membro del CDA dell’ATO 6, già nominato nel CDA di Terre Cablate, già nel CDA Siena Parcheggi, già membro del Comitato locale di Siena Capitale europea della cultura 2019, nonché coordinatore del Forum del Pd di Siena sulla vivibilità nel 2011 e sostenitore della candidatura a sindaco di Franco Ceccuzzi” cur,riculum riportato pari pari dalla nota stampa della Lega Nord!) nel Consiglio di gestione della Fondazione Musei Senesi, quale membro designato dal Comune. Quello che dette del “bischero”, credendo di non essere ascoltato, durante una trasmissione di Siena Diretta Sera, su Siena Tv, a Carlo Regina; l’autore del libro “Piccola storia di Siena”, sicuramente pubblicazione meritoria ma che, unica o quasi negli anni recenti, ha addirittura meritato una delibera della Giunta – allora sotto la guida dell’amico Franco Ceccuzzi – con la quale se ne acquistava diverse e diverse copie. Insomma, un fedelissimo alla linea ceccuzziana; quella del passato, che tanto male ha fatto alla città, come ha ricordato Stefano Scaramelli, coordinatore provinciale dei comitati renziani.
Negli ambienti interni a Siena Cambia gli animi sono agitati. Questa ennesima operazione valentiniana di stampo ceccuzziano pare non si possa mandare giù tanto facilmente. E gli occhi restano puntati sulla Fondazione Mps e su quello che le manovre restauratorie possono arrivare a concepire.
Un Fabrizi, presidente “per tutte le stagioni di crisi” potrebbe essere la carta tirata fuori dal mazzo dei ceccuzziani? Un nome mai venuto fuori sulla stampa, e quindi non “bruciato” come si è tentato di fare prontamente con quello di Bettina Campedelli (bruciato, nei desideri, prima ancora di essere proposto da qualcuno, ufficialmente, nelle sale della Fondazione Mps). Quest’ultima non ha le caratteristiche richieste dal potere in fase di ricostituzione: non è attaccabile, ricattabile e quindi manovrabile. Piace ad Antonella Mansi e sarebbe, in questo caso, una prosecutrice del lavoro fatto fino ad oggi.  Un lavoro che forse non piace a tutti, che magari poteva essere fatto ancora meglio (con il senno di poi) ma che ha portato a dei risultati (aspetto, questo, non di poco conto in una città che di risultati, in questi anni, ne ha visti solo in negativo!).
Qualcuno è pronto a prevedere che la Mansi si stia preparando un posto al vertice di Rocca Salimbeni. Negare questa ipotesi è impossibile quasi come darle valore. Incuriosisce, però, vedere come si è disposti a osannare una persona che ha rinunciato alla conferma a palazzo Sansedoni per gettarle addosso delle ombre di opportunismo (a lunga scadenza), affermando che potrebbe ambire ad una presidenza in banca. Anzi, in Confindustria nel dopo Squinzi. Anzi, nella azienda di famiglia….
Davvero volubile l’animo umano… basta poco per disamorarsi e per cambiare opinione… basta non venire accontentati nei propri desiderata; o non essere compiaciuti, o temere di perdere il ruolo che si è conquistato… e si perde di vista il bene collettivo per perseguire altri scopi, ben più meschini.
Ma se, in tasca, resta quella tesserina magica, o si è amici delle persone giuste, si diventa improvvisamente immuni a certi mutamenti del fato… c’è solo da aspettare, pazientemente, la prossima stagione delle nomine…