The day after… il secondo episodio!

SIENA. The day after… In questo dopo elezioni, a voti scrutinati, ci guadiamo indietro e vediamo con maggiore chiarezza quanto accaduto ieri a Siena.  Dalle urne, degli otto candidati in lizza ne sono rimasti solo due: Bruno Valentini ed Eugenio Neri.

In pratica: l’eccezionalità di un candidato Pd che deve passare dalle forche caudine del ballottaggio viene compensata dalla prevedibilità di questo secondo turno. Neri-Valentini se lo aspettavano tutti gli addetti ai lavori. E pure qualche informato neofita.

Certo, sulle percentuali si poteva essere più precisi… il candidato del centrosinistra si pensava potesse superare la soglia “psicologica” del 40 per cento; il cardiochirurgo si pensava potesse facilmente stare sopra il 25 per cento. ma queste sono inezie, errori di calcolo che viste le circostanze (di confusione e di varietà dell’offerta elettorale) ci potevano stare. Senza contare chi è rimasto a casa…

Non è affatto semplice, invece, dare una spiegazione politica, o sociale, sulle ragioni di orientamento del voto. Non senza tenere conto di una serie quasi inesauribile di fattori… Il dato, invece,  è che Siena non ha guardato con fiducia al cambiamento radicale. Alla “rivoluzione”. Ha preferito, invece, credere nella possibilità di una modifica “graduale” dell’assetto governativo della città. Da questa tornata elettorale, infatti, non si ricavano grosse “novità”. Non ci sentiamo, in verità, di poter contare su qualcuno di diverso che non siano i due candidati a sindaco: il loro reale intento di cambiamento, la loro onestà intellettuale e la loro capacità di prendere in mano il timone della città e dare una energica inversione di rotta.

Bruno Valentini ha mosso critiche alla dirigenza ma non si è messo in una posizione di “muro contro muro”. Il suo iniziale scontro verbale, iniziato con il percorso verso le primarie, aveva poi avuto una battuta d’arresto dopo l’investitura a candidato del centrosinistra. Troppe “alleanze” con il passato; troppe guerre interne derivate da un’area del partito (i ceccuzziani) che non accettavano di perdere il controllo delle “stanze dei bottoni” in favore dei renziani-valentiniani. Ieri sera (27 maggio) a Siena Tv, il segretario provinciale Guicciardini ha dichiarato di non aver voluto tenere una posizione di “accentramento” per “umiltà” ed ha sostenuto, dati i risultati, l’esattezza di questa posizione. Peccato che i numeri non lo sostengano in questa convinzione: il Pd è passato dal 38,50 per cento (11.723 voti) ottenuti nel 2011 al 25,9 per cento (6483 voti) ottenuti in questa tornata elettorale. No, il Pd non è morto… ma nemmeno gode di ottima salute. Dai vertici dei democratici, numeri alla mano, ci si aspetterebbe una presa d’atto con relative dimissioni. La gestione della crisi (ci riferiamo agli scandali Mps, Università, Fondazione, fallimento Pastificio Amato e via discorrendo) non è stata pianificata e neppure realizzata, perchè questo voleva dire non solo bla bla all’interno delle assemblee. Voleva dire un nuovo, totale, inequivocabile riassetto del partito: dai suoi vertici cittadini fin nelle periferie. Invece, a difesa dei generali, si sono chiuse le roccaforti e questa campagna elettorale ne è stata la prova. E il segretario Guicciardini dovrebbe prenderne atto. E pure il segretario comunale Carli.

L’analisi delle preferenze della lista del primo partito in città (il Pd ovviamente) è davvero elementare e mostra, chiaramente, le indicazioni di voto date dai gerarchi del partito. I cinque candidati più votati –  Guazzi, Persi, Petti, Ronchi e Vigni – sono “ceccuzziani”. Il primo dei valentiniani, un renziano della prima ora, è Gianni Porcellotti. Praticamente l’eventuale sindaco Valentini sarà ostaggio della parte “avversa” al sempre più remoto cambiamento.

Vogliamo analizzare la lista “Siena Cambia”, la seconda forza politica della città? Neppure qui ci attendono grosse sorprese: i due candidati su cui si poggia il successo della lista sono Sabatini e Trapassi, di area monaciana (Alberto) dal momento che fanno capo all’associazione Confronti: insieme hanno raccolto 767 preferenze. Su un totale di 2534 voti, il peso specifico risulta evidente… anche qui il “peso” del passato è decisamente un fardello tosto da portare sulla via di Damasco.

Insomma: i “grandi elettori” non sono cambiati a Siena. L’asse su cui gravita il potere decisionale non pare essere stato scalfito dalle vicende giudiziarie e dai dubbi risvolti morali che ne sono scaturiti. Eppure che il Pd non abbia operato in modo “eticamente corretto” e che, fino a ieri ed anche dopo (forse anche domani) abbia usato la ricchezza della città per tenere vivo il consenso (Starnini docet) ed abbia favorito gli spiriti “domabili” a quelli competenti (Mazzoni Della Stella docet) è conoscenza collettiva…

Sull’altro fronte la situazione è non proprio ottimale. In lizza per Eugenio Neri c’è una compagine frammentata che va dagli ex Pd fuoriusciti, agli ex Margherita facenti capo ad Alfredo Monaci, al PdL di Marignani, passando per il gruppo facente capo all’ex-sindaco Cenni. Il consenso ottenuto nel primo turno farebbe ben sperare se, catalizzati dalla figura del cardiochirurgo e per dare un segnale di dissenso al Pd, si ricongiungessero gli elettori dei candidati usciti sconfitti dalla prima tornata elettorale. 

L’elettorato del PdL pare non aver compreso pienamente la scelta di correre con una lista civica. La perdita di consensi rispetto alle amministrative 2011 parrebbe dire proprio questo.

Uno sguardo a quello che potrebbe accadere in questi 15 giorni.

Il buono ma non ottimo risultato del Movimento 5 stelle, in linea con quanto visto a livello nazionale, porta comunque i grillini ad essere il terzo “partito” in Consiglio Comunale. Pinassi ha annunciato “Non avremo pietà” ed ha dato la sua indicazione di voto: “tra il Groviglio ed il Groviglio… andate al mare”.

Laura Vigni è stata la vera penalizzata di questa elezione. La sua vivace campagna elettorale, il suo anno all’opposizione in Consiglio Comunale, la sua capacità riunificativa di una sinistra massacrata nel resto d’Italia, avrebbe certamente meritato un risultato migliore. Ma si è superata la soglia del 10 per cento… qualche elettore del Sel pare aver utilizzato il voto disgiunto per sostenere la candidata “più a sinistra” e pure quanche elettore non proprio di sinistra ha voluto premiarla. Ma non è bastato. E neppure la lista Siena si muove, così nuova e ricca di nomi interessanti ha saputo “convincere” i senesi ad intraprendere la via del cambiamento. A questo ballottaggio Laura Vigni, alla presentazione delle liste, annunciò che non avrebbe dato indicazioni di voto, lasciando agli elettori la scelta.

Enrico Tucci si è detto soddisfatto del risultato raggiunto. Il suo 6,65 per cento gli garantisce la presenza in Consiglio Comunale e quindi la possibilità di farsi conoscere in modo più incisivo nella versione di rappresentante di una lista civica pura. Da lui, al momento nessuna indicazione di voto.

Mauro Marzucchi ha perso qualcosa ma i consensi che il suo nome catalizza non sono stati persi e restano un bacino di grande interesse per i due aspiranti sindaco in lizza. Circa il ballottaggio… ci penserà!

Marco Falorni, sceso in campo nei tempi supplementari, non può certo lamentarsi del suo 5,10 per cento portato a casa. Il suo posto in Consiglio resta. E’ una garanzia di battaglie senza conpromessi e senza sconti. Una bella accoppiata con i candidati del 5 stelle. 

Infine Alessandro Corsini. La sua lista non è andata proprio bene (per usare un eufemismo). Ma, a detta del candidato, gli spunti programmatici potrebbero essere abbracciati dal candidato che uscirà vincitore nell’agone del ballottaggio. L’associazione 53100 non considera chiusa l’esperienza e quindi anche quell’uno per cento potrebbe essere di interesse per chi vuole avere la certezza di vincere.