Cos'ha detto l'ex-presidente Mps... non in forma d'intervista, però
di Raffaella Zelia Ruscitto
SIENA. Mentre sto scrivendo, probabilmente, l’ex presidente di Mps, Alessandro Profumo starà riposando all’ombra di una palma, su una bianca spiaggia; la mente concentrata sul riposo e sul prossimo incarico da ricoprire, certamente meno complesso di quello avuto a Siena.
Quando ha accolto la stampa, martedì scorso, nei maestosi uffici della Rocca, aveva l’aria di chi archivia una partita a golf prima ancora di centrare l’ultima buca. Uno che ha già vinto; che se ne va con l’espressione un po’ sorniona e un po’ altezzosa tipica di chi non si sente toccato in alcun modo dalla situazione in cui ancora si trova (anche se per poche ore). Alessandro Profumo era già altrove e guardava Siena e tutti i guai della banca come un osservatore lontano, disinteressato ormai alle beghe di paese sentite sempre in lontananza.
Non si sarà neppure più di tanto risentito della “rottura” dell’accordo tra giornalisti e ufficio stampa della Banca, che prevedeva un “silenzio” sull’intervista al presidente, da martedì 4 agosto a domenica 9 agosto, decisa da un quotidiano locale e rispettata, invece, da tutti gli altri giornali presenti. Le solite scorrettezze senesi, avrà pensato (se ci ha speso un pensiero) fatte da personaggi che credono di essere al di sopra di qualunque umano e reciproco rispetto.
Del resto, ben poco di nuovo si era sprecato a dire Profumo, rispondendo alle domande dei giornalisti. Non un attimo di tentennamento, neppure un accenno di incertezza o di rimpianto per quanto non è riuscito a fare per la banca senese. Tutto, in questi tre anni e mezzo, è andato nel migliore dei modi. Nessun licenziamento (dice lui), fatta eccezione per qualche manager, e una operazione di esternalizzazione che, sempre secondo lui, è stata un toccasana per i dipendenti! Sono passati ad un’azienda che non può che crescere, specializzata nei servizi forniti alle banche (e non solo), impegnata ad aumentare il suo portafoglio clienti con la partecipazione, proprio in questo periodo, a diversi bandi… insomma: era meglio rimanere in Mps e venire licenziati? O passare ad un’altra azienda con la speranza di rimanerci più a lungo?
Beh, per come si propone, Profumo è più votato alle nuove avventure. Nei primi cinque minuti del suo commiato alla città non ha mancato di dire che era arrivato per lui il tempo di fare un’esperienza imprenditoriale. “Ho 58 anni. Se non lo faccio adesso, quando?”. Dopo anni di servizio alle banche, il suo futuro volge verso alte prospettive. E così, la bella Siena, è stata per lui una parentesi faticosa.
La città è certamente affascinante, ricca di storia, caratterizzata dal tessuto a maglie strette delle contrade, un patrimonio da tutelare… ma non ha attrattiva, manca di quegli elementi di eccellenza che dovrebbero fare da degna cornice ad un management bancario di alto profilo. Niente scuole di prestigio e un tessuto sociale chiuso su se stesso… aspetti che non rendono appetibile un trasferimento a Siena! L’alternativa, se non si vuole o non si può rimediare ai deficit suddetti, è quello di pagare bene chi si trasferisce in Mps: un lauto stipendio ai manager incentiva le menti eccelse ad una permanenza in questo paesone del centro Italia. E garantisce la crescita della banca. Fermo restando che serve come il pane, avvicinare e coinvolgere manager che arrivino “da fuori”.
Mps ha tenuto botta “a marosi di grande intensità” ha detto Profumo, facendo capire chiaramente che ci sono stati giorni di grandi ambasce circa il futuro della banca. “Non mi aspettavo che il percorso sarebbe stato così complesso; non lo sapevano neanche le autorità”, ha aggiunto. Ma, fortunatamente, con Viola le cose sono andate bene, anche umanamente… il risultato? “Ho imparato a fare il presidente. E poi si è raggiunta una gestione operativa in crescita e ben gestita. Non era così quando sono arrivato. La banca era malgestita”, ha commentato l’ex presidente, paragonando la situazione precedente ad una “macchina velocissima guidata però attraverso gli specchietti retrovisori”.
Giusto un accenno ai 45 miliardi di sofferenze o meglio “situazioni problematiche”. Definiti i conti in rosso Profumo ci ha tenuto a precisare che questi sono ben coperti e gli accantonamenti adeguati “se la situazione economica non peggiora!”. Lo dice la BCE e Profumo lo traduce: “Se il Sistema Italia torna ad avere un raffreddore, Mps avrà la broncopolmonite”. Da qui la necessità di un partner. Solo che “il coniuge non l’abbiamo trovato” ma questo è “un tema sullo sfondo che Siena e Mps devono tener presente”. Nessun rimpianto per non essere stato lui il sensale del “matrimonio” in questione. “Sono sempre stato dalla parte dell’aggregante. In questo caso sarei stato l’aggregato…”. Un rimpianto solo: “Forse non ho saputo comunicare bene alla città quello che ho fatto”.
Ne prendiamo atto. Almeno si è sforzato di dire qualcosa in termini di “mancanza”.
Ma per la città non è finita: Profumo ha ancora qualcosa di dire. Oltre al “peccato originale” della Fondazione Mps, che lui vede in quel non aver voluto scendere sotto il 51 per cento quando si sarebbe guadagnato, c’è anche un altro peccato: “i soldi arrivati dalla banca sono stati la rovina della città perché non hanno consentito di mantenere viva la capacità di sviluppare i suoi asset”. Come a dire: si è dormito sugli allori invece di pensare a promuoversi e ad evolversi… Tutto vero. Peccato che la perdita di liquidità della banca e la crisi che ne è derivata non sia dipesa dal fiume di soldi che arrivava alla città, bensì da una politica scellerata e miope quando non truffaldina. Quella stessa politica che Profumo garantisce non è mai entrata nella banca nei 3 anni e mezzo della sua permanenza. “E credo non entrerà neppure in futuro”. Beato lei!
Un’ultima considerazione sulle vicende passate, quelle che ancora si pagano e si pagheranno per gli anni a venire: banca Mps non si è costituita parte civile ma lo farà. Lo farà “senza alcuna timidezza”, quando la procedura lo consentirà (probabilmente dopo l’udienza di ottobre a Milano), così come ha fatto causa a Mussari, Vigni, Nomura…
Vorremmo sentirci rincuorati per questo impegno. Vorremmo davvero avere la certezza di aver superato le stagioni della bassa politica e della banca al servizio del “Sistema Siena-Sistema Politico Nazionale e Sovranazionale”. Le parole dell’ex presidente non ci confortano in questa speranza. Mps è stata salvata dallo Stato perché nessuno poteva permettersi di far fallire il terzo polo bancario italiano. Ma quei 45 miliardi di sofferenza stanno lì a dirci (e la vicenda Antonveneta conferma), che non ci sono stagioni passate e non c’è alcun capitolo chiuso della passata gestione. Del resto, a voler essere puntigliosi, l’ex presidente non ha dato alcun contributo di chiarezza o di trasparenza sul passato della banca; neppure sul suo arrivo a Siena, e neppure su quanto accaduto dal suo arrivo alla sua partenza nelle segrete stanze della Rocca.
Non potevamo, in tutta coscienza, aspettarci nulla di diverso. I miracoli di Ferragosto arricchiscono solo la trama di qualche film…