E' già tutto scritto o ci saranno sorprese inattese?
di Raffaella Zelia Ruscitto
“Per il poeta che non può cantare/per l’operaio che non ha più il suo lavoro/per chi ha vent’anni e se ne sta a morire/in un deserto come in un porcile/ e per tutti i ragazzi e le ragazze/che difendono un libro, un libro vero/così belli a gridare nelle piazze/perché stanno uccidendo il pensiero/per il bastardo che sta sempre al sole/per il vigliacco che nasconde il cuore/per la nostra memoria gettata al vento/da questi signori del dolore…Chiamami ancora amore/Chiamami sempre amore/Che questa maledetta notte/dovrà pur finire…” (Roberto Vecchioni)
SIENA. A poche ore dal voto di queste amministrative “determinanti” per il prossimo futuro di Siena, non resta che stare a guardare quello che accadrà. Non ci sono pronostici che possano ritenersi attendibili, e non si possono tracciare i bilanci di questa lunga quanto a tratti noiosa campagna elettorale.
Gli otto candidati in lizza (in rigoroso ordine alfabetico: Alessandro Corsini, Marco Falorni, Mauro Marzucchi, Eugenio Neri, Michele Pinassi, Enrico Tucci, Bruno Valentini, Laura Vigni) sono ormai noti; hanno presentato liste e programma; si sono spesi per sostenere la loro discontinuità dal passato ed hanno mostrato, senza peli sulla lingua, le ragioni che, invece, legano gli avversari a quel tanto rinnegato passato. Ognuno degli otto si è dichiarato come la migliore ricetta per risollevare la città dalla crisi. Una crisi senza precedenti nella storia. Ripetiamolo come un mantra, tanto per non farci prendere dall’illusione che, invece, vada tutto bene: Università con un buco di bilancio, Ospedale lontano dalla eccellenza, Comune con Bilancio in bilico, Banca e Fondazione Mps in profonda crisi, aziende che chiudono, indotto in sofferenza, città lasciata nel degrado (vi invito ad osservare la situazione viaria… per tacere delle erbacce).
I responsabili di tutto questo ci sono. In molti hanno fatto, ormai senza alcuna remora, i nomi e i cognomi. Il “j’accuse” è rivolto prima di tutto alla dirigenza cittadina e provinciale del Partito Democratico che, nell’ultimo decennio (e qualche spicciolo..) ha imperato. Nomine di area, scelte strategiche fatte nelle stanze della segreteria provinciale, intrecci con i vertici della banca e della Fondazione (di nomina ovviamente politica), favori “trasversali” che sono stati funzionali alla creazione di quella rete che ha impedito alla città di far emergere le sue eccellenze, le sue menti migliori. A tutto vantaggio di una classe dirigente mediocre e per questo bisognosa di attorniarsi di cortigiani più che mediocri.
Ieri sera (23 maggio) Beppe Grillo in piazza della Lizza ha parlato (con un riferimento generale) proprio a questa pochezza dei nostri amministratori (locali e nazionali), che non hanno saputo rispettare in nessuna parte il mandato che era stato loro affidato dagli elettori. A volte la colpa si è ridotta a mera incapacità, altre volte è caduta nella scorrettezza del perseguimento del proprio puro interesse (quindi con dolo grave).
In più circostanze abbiamo lanciato l’allarme della “questione morale” a Siena. L’abbiamo chiesto volando sopra la diatriba (inesistente e strumentalmente costruita) tra “esperti della politica” e “inesperti della politica”. Perchè per noi restava fondamentale ritrovare la dimensione “onesta” e “altruistica” della politica.
Per troppo tempo la macchina amministrativa non ha visto neppure nell’elenco degli optionals le parole “onestà”, “integrità”, “trasparenza”, “merito”, “altruismo”. Abbondavano, invece, gli specchietti (per le allodole) che brillavano, rilucevano, in campagna elettorale, per diventare sempre più opachi durante il mandato amministrativo.
Il fiume di denaro che, senza sosta, si riversava da palazzo Sansedoni a Palazzo Pubblico, è stato prosciugato in mille rivoli serviti solo a garantire il benessere della “casta” ed il perpetrarsi del potere nelle mani di pochi. Agli altri (molti altri), in cambio del consenso elettorale, si prometteva, a volte si dava, qualche briciola caduta dalla tavola. Nulla di diverso di quanto accade in altre città, in altri Paesi, ad altre latitudini.
In quest’aura di benessere Siena ha vissuto la sua illusione. Le vittorie della Mens Sana e del Siena Calcio hanno fatto da corollario, rafforzando l’idea di una città piccola ma potente, più di ogni altra. E per questo immortale. Hai voglia a parlare di panem et circensens…
Proprio in quella certezza d’immortalità, di gioco che si sarebbe perpetuato, ha trovato un varco la mano che ha defraudato, dilapidato tutto.
Oggi Siena è in uno stato di prostrazione ancora inconsapevole. Ad aver capito la situazione sono quelli che hanno già perso un lavoro o quelli che lo vedono paurosamente a rischio. Quelli che prima erano del cosiddetto ceto medio e che oggi si trovano a non riuscire ad arrivare a fine mese. Quelli che girando per la città vedono moltiplicarsi i negozi vuoti e i fondi abbandonati.
E se ne sono accorti anche quelli che hanno seguito le vicende Mps. Babbo Monte non è quel colosso impossibile da abbattere come ogni senese in cuor suo pensava, forte di 500 anni di conferme. Il Monte è stato pugnalato fin nel profondo ed i suoi piedi sono diventati di argilla. Al punto che necessita di una cura immediata quanto risolutiva per potersi riprendere. In tutto o in parte.
Anche qui, i responsabili del disastro si conoscono. Avviare una commissione di inchiesta parlamentare, come richiesto dai grillini, non farà che confermare quanto a Siena già si sa. Grillo ha detto: “Facciamo l’elenco di quelli che hanno usato lo scudo fiscale, così li vediamo i soldi tolti al Monte”. Probabile che abbia ragione lui. Di quei responsabili che tutti sanno a Siena, ce ne sono alcuni (coinvolti indirettamente o direttamente), che si sono pubblicamente esposti anche in questa campagna elettorale. Altri si sono relegati nelle seconde e terze file ma Siena è troppo piccola e “chiacchierona” per non sapere.
Eppure, nonostante tutto, questo non basta a dare per scontato l’esito di queste elezioni.
Il “non scontato” è per Siena già una novità. Fino al 2011 il candidato del Pd era il sindaco certo. Oggi su Valentini – combattuto dall’interno del Pd e avvicinatosi troppo, comunque, ad ambienti compromessi della città – almeno al primo turno non ci scommetterebbe nessuno. Neppure noi.
Questa è già una buona ragione per sentire un certo venticello di democrazia aleggiare nell’aria, fino a ieri stagnante, della città.
E’ poco, troppo poco per poter sperare in un “cambiamento”, in una “discontinuità”, in un segnale di rinnovamento della politica che potrebbe partire da Siena per investire il resto d’Italia. Troppi vecchi arnesi vanno in giro per il corso con l’aria tronfia di chi sa già come andrà a finire e per questo è già dalla parte del vincitore. Troppi “furbetti della ri-casta” hanno già staccato il numerino per salire sul carro delle persone che contano…
Ma questo sconforto non può e non deve giustificare la scelta di non andare a votare. Abbiano assistito a troppi “astensionismi” in questa città. I “Ponzio Pilato” che hanno chiuso gli occhi e hanno lasciato che si facesse carne da macello di Siena non avevano scusanti ieri e, a maggior ragione, non ne hanno oggi. La città (la società) ha bisogno di responsabilità dal basso. Votare non può essere un esercizio di democrazia delegabile ad altri. E non si può entrare nell’urna tappandosi il naso, come molti dicono. Occorre un lavoro di coscienza, una analisi attenta e priva di “sentimentalismo” o peggo di “egoismo”.
Domenica e lunedì i senesi sono chiamati a dare voce alle loro paure, ansie, speranze, desideri, aspettative, rancori e proteste. Senza censure (esercizio scarsamente compatibile con il concetto sovrano del voto).
Nessuno, in questa tornata elettorale, potrà dire di non sapere, di non essersi accorto, di non aver assistito direttamente a quanto avvenuto in passato ed a quanto espresso dai candidati a sindaco.
Il voto consapevole (quello che fa paura più di ogni altra cosa) è quello che si dà nella piena, responsabile e inestimabile libertà. Di giudizio e di pensiero.
Essere consapevoli è già il primo passo per essere liberi. Il secondo passo è: scegliere.