Siena e quel "pallino" che non tocca nessuno

SIENA. Ieri ci sono stati gli interrogatori di Ceccuzzi e Mussari a Salerno. A guardare le facce dei due indagati sul crac del Pastifico Amato, nei pochi scatti dei giornalisti, colpisce la differenza di reazione fisica dei due. Mussari appare provato, invecchiato di parecchio, si lascia trascinare, senza opporre resistenza, da un poderoso finanziere. Rughe profonde di espressione, sguardo smarrito nella ressa dei fotografi. L’ex sindaco Ceccuzzi, invece, abbozza un mezzo sorriso, ha un aspetto serafico… da fiera della Bruschetta!

Eppure, supportati dalle intercettazioni telefoniche, i carabinieri parlano di rapporti molto stretti tra Mussari e Ceccuzzi: rapporti che riguardavano – a parte l’amicizia, chiamiamola così – la gestione della banca, le nomine… insomma la gestione del potere. E quindi le responsabilità condivise sono inoppugnabili.

Mussari, quello più potente e che, proprio per questo, è caduto da un trono più alto, pare aver accusato il colpo in modo evidente anche allo sguardo più cinico. Ceccuzzi no. La sua tranquillità, quasi strafottenza, lascia profondamente turbati. Ha dovuto – obtorto collo – rimettere la sua candidatura a sindaco di Siena, lasciando (solo ufficialmente) il suo partito allo sbaraglio. La sua ventennale impronta sul Pds – Ds – Pd viene oggi analizzata dalla Magistratura. E la storia pubblica arriva a fare da cornice a tutta una serie di faccende private, incredibilmente (!) di particolare interesse per la Giustizia. L’unica cosa che ci viene in mente di pensare è che Mussari ha capito… Ceccuzzi no. Mussari può ancora cambiare la sua storia personale e dare un contributo alla verità… su Ceccuzzi non contiamoci troppo.

E mentre a Salerno vanno in scena i due volti noti della “casta” di Siena, in città quel venticello che da oltre un anno sentivamo soffiare debolmente… non accenna ad aumentare di intensità.

Vorremmo tanto essere ottimisti, mostrare pubblicamente quell’anelito costante di speranza che non ci ha mai abbandonato (per ovvie ragioni di sopravvivenza) ma dopo l’altra sera, alla manifestazione “Orgoglio e dignità” organizzata dall’associazione La città ai cittadini, siamo costretti ad incassare la seconda delusione in pochi giorni. Prima il numero di senesi che ancora votano Pd… poi la tiepida partecipazione ad una manifestazione che poteva essere il segnale di un “coma vigile” dal quale ci si stava riprendendo… invece… il risveglio appare ancora lontano.

In Piazza Salimbeni c’erano circa trecento persone, poco meno forse. Sarebbe stato bello vederla gremita, con gente pronta a liberarsi dai logori, grigi vestiti dell’indifferenza o peggio… della paura… o ancora del servilismo.

Quali siano i freni inibitori che tengono così ben sotto controllo gli animi dei senesi, non è dato sapere. Da non senese non mi permetto neppure di azzardare una ipotesi. E comunque, qualsiasi ipotesi non sono sicura potrebbe giustificare l’indifferenza di una città davanti allo sfacelo combinato da poche decine di persone, forse un centinaio.

Una cosa è certa: i candidati a sindaco c’erano tutti. C’era Enrico Tucci, c’era Laura Vigni, c’era Eugenio Neri, c’era Michele Pinassi e c’era Maurizio Montigiani. C’era pure un forse (o forse no) candidato sindaco, Bruno Valentini. E c’erano altri politici di sponda, venuti per vedere chi c’era e, forse per non sentirsi dire, il giorno dopo, che non c’erano. 

I candidati hanno potuto dire qualche frase d’interesse pubblico e questo è sempre positivo. Fino a quando stanno in mezzo alla gente, mostrando, seppure in modo superficiale, che la politica si nobilita quando viene condivisa e partecipata, non si può che essere felici. E sperare, magari, in un desiderio di emulazione generato in tutti quelli che, nonostante i disastri sentiti, visti e pure subiti, anche in questa circostanza sono rimasti in casa, a guardare la tv.

Il dubbio di tanti è stato nella vicinanza de La città ai cittadini all’associazione Pietraserena, attiva in questa tornata elettorale in appoggio al candidato Tucci. Malgrado gli appelli all’politicità dell’iniziativa, a Siena, si sa, il tifo, l’appartenenza, continuano ad avere un peso determinante. Purtroppo. Perchè, sebbene il senso di appartenzenza, per definizione, sia un punto di forza in ogni essere umano, in tempi di crisi diventa una debolezza nel momento in cui impedisce un libero dialogo, un libero confronto e, all’occorrenza, una libera condivisione di intenti. La verità è che Siena non mostra ancora segni di sdegno… e se lo fa si cela ancora dietro l’anonimato: resta incapace di alzarsi dalla prostrazione in cui è caduta negli ultimi anni. Siena, la bella addormentata, cullata su un materasso di denari del babbo Monte, inebriata dal Palio e dal profumo di scudetti e massime serie, innamorata (forse per interesse, forse per vuota ideologia) di quegli uomini di potere a cui aveva lasciato tutte le chiavi delle sue casseforti (non solo economiche)  e che adesso paiono aver perso il loro fascino mostrando invece le loro debolezze, la loro pochezza di spirito e pure il loro infruttuoso egoismo. Siena dalla maestosità smarrita nel momento esatto in cui ha perso la sua operosa moralità, devota al patrimonio accumulato nei secoli, e si è venduta per un benessere effimero e per qualche invito a cena alle tavole che contavano…

Mi domando cosa possa svegliare questa città dal suo coma vigile. Quale nuova catastrofe. 

Mi domando quando, alzando gli occhi dal proprio ormai arido orticello, ciascun senese troverà il coraggio di non scendere più a compromessi con se stesso e romperà gli schemi che fino ad oggi ha seguito, per cercare strade nuove. Magari affrontando un percorso comune. Sarà un caso che molte associazioni di fresca nascita hanno usato termini come “cambia”, “si muove” e simili per indicare le necessità del momento?

Con un buon 20 per cento di grillini, in città, c’è da sperare che quel venticello cominci a soffiare con maggiore forza. Costringendo anche il granitico Pd ad aprire le porte per far cambiare aria alle stanze. Nomi su nomi per un papabile candidato. Valentini sempre in ballo (mah!) e altri nomi (già detti) che non lasciano sperare granchè. Se a questi ci aggiungiamo Ceccobao, assessore regionale ai trasporti (su suggerimento del Governatore Rossi!) allora possiamo ipotizzare una scarsa comprensione – da parte dei vertici locali e regionali – dell’attuale scenario politico e amministrativo. E su quelli nazionali caliamo un pietoso velo…

Nell’attesa che la Magistratura porti alla luce nuovi risvolti delle inchieste (e succederà) il pallino resta nelle mani dei cittadini. Il problema vero è: ma i cittadini, se ne sono accorti?
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