Come si spostano i carrarmatini sul tabellone cittadino
di Raffaella Zelia Ruscitto
SIENA. Ci sono movimenti a Siena, in queste settimane. Partiti, si potrebbe dire in gergo paliesco, nel pieno rispetto della segretezza e della trasversalità di quelli che caratterizzano la Carriera.
Questa città è stata molte volte – pure troppe – scenario di accordi sottobanco, di scellerati patti di potere, di sconsiderate alleanze in difesa di individualismi, interessi privati, ambizioni personali o banali quanto meschini rigonfiamenti di portafogli. Oggi, che di soldi ne circolano decisamente meno, qualcuno si potrebbe illudere che anche gli atteggiamenti nati dalla mole di pecunia gestita siano mutati. Pie illusioni! Speranze di chi crede (o vuole ancora credere) che questo declino ormai ventennale che stiamo percorrendo senza mai una sosta possa essere abbandonato per intraprendere cammini più “nobili”.
I più furbi, quelli che non mollano mai e che cadono sempre in piedi, stanno facendo fagotto, forti di una carriera in piena ascesa. Si abbandona una provincia ormai spolpata, servita presumibilmente come trampolino di lancio, per raccogliere allori altrove. Quelli sostenuti da una media furbizia ma privi di “contatti esteri” si stanno cercando una nuova collocazione in città. Magari più redditizia. Magari sfruttando i vuoti lasciati da troppo bruciati (e quindi inutilizzabili) personaggi. Poi ci sono quelli che hanno sempre tessuto i rapporti senza troppi distinguo e oggi si trovano avvantaggiati da una ridotta esposizione in passato ma da una buona rete di amicizie spendibili. Poco furbi o meno arrivisti, forse, ma abili artigiani e, all’occorrenza, cortigiani. Poi c’è la massa. A cui è meglio non dire. Quella che non capirebbe perchè orami capisce solo gli slogan, le frasi a effetto dei politici “da pubblicità”, quelli tutti sorrisi e promesse. Quelli del rinnovamento, per indenderci. Che più si tolgono la giacca e si smanicano, più si infervorano e si indignano per il marcio che li circonda e più guadagnano punti.
E infine, in fondo alla fila e ancora circondati da un perenne isolamento, ci sono quelli contro. Quelli che, molto semplicemente (ma a caro prezzo), proprio non ci stanno a vivere in questa epoca di degrado. Quelli che, spinti da chissà quale demone beffardo, non riescono proprio a vedere l’ineluttabilità delle cose e si agitano, denunciano, s’incazzano, si espongono e protestano. E non vedono la rete che li sovrasta e che non ha buchi, malgrado i duri colpi inferti da qualche sporadica inchiesta messa a segno dalla magistratura. Perchè quella rete si rigenera, muta, proprio come un ultracorpo…
In mezzo a queste categorie (soprattutto nelle ultime due ma non si escludono eccezioni anche nella terz’ultima) ci sono quelli che potrebbero operare per il bene della città. Se solo gli si desse modo di farlo. Ma, con questo inciso, torniamo nel mondo dell’impossibile, se è vero – come è vero – che “ci sono movimenti a Siena”.
Quanto accadrà nelle prossime ore in Palazzo Sansedoni, sta agitando le acque della politica. La Deputazione generale passerà al vaglio l’ipotesi “azione di responsabilità” nei confronti dei vertici dell’ente nelle stagioni degli aumenti di capitale. La corrente dei deputati di nomina comunale è compatta nell’appoggiare questa iniziativa, doverosa dal punto di vista politico oltre e prima che giudiziario. 750 milioni di euro la cifra che la Fondazione ha perso sotto le passate gestioni. E non è robetta. Le obiezioni che vengono fatte alle passate deputazioni riguardano soprattutto quella sfrontata indifferenza di fronte agli articoli dello Statuto, redatto in difesa del cospicuo patrimonio collettivo.
In pratica, questa operazione non si sa a quali benefici possa portare. Se si escludono le soddisfazioni morali (che pure hanno un grosso peso e guai a venirne privati, come è capitato fino ad oggi) per l’ente ormai in agonia non si vedono cure che possano derivare da questa decisione. Il plauso ai deputati promotori dell’ordine del giorno in questione, resta. C’è da sperare che il giudice chiamato (forse) a decidere abbia ben chiaro l’equilibrio della bilancia che tiene tra le mani.
Come possono aver preso questa decisione le alte sfere della politica locale? Voci parlano di malumori, di dissapori che avrebbero avuto una bella accellerata nelle ultime settimane. Le fibrillazioni in Consiglio Comunale potrebbero essere, allora, una delle “reazioni a catena” scatenate da questo evento. Da questo e da altri, ovviamente.
Insistente ormai la notizia che l’ex-sindaco C. potrebbe uscire intonso dall’inchiesta salernitana. Le sue ambizioni di candidarsi a sindaco della città per la seconda volta potrebbero essere vivificate da questa notizia. Allora sì che per il renziano Valentini arriverebbero tempi duri. Duri durissimi. La sua debolezza politica, sommata alla discutibile azione (e a volte pure inazione) amministrativa potrebbe determinare la sua caduta. Di amici (o alleati) l’attuale sindaco se n’è fatti pochi. Anche tra le fila dei suoi sostenitori della prima ora si sono registrati mugugni e insoddifazioni e potrebbe presto arrivare la resa dei conti. Il “maanchismo” di veltroniana memoria, quello che pende sempre dalla parte dei più forti, difficilmente paga. In compenso, fa raccogliere poche simpatie anche tra i più deboli. Figurarsi che credito si può riscuotere dai “duri e puri”numericamente inferiori ma tenacemente intransigenti!
La lotta per la candidatura di Siena a Capitale europea della Cultura vacilla. Sottosegretari renziani che si schierano per altre città, impegni economici spesi in altre latitudini, equilibri che si sgretolano… il sindaco ha da combattere anche su questo fronte. Molte speranze sono riposte su questo progetto. Speranze anche per il proseguo della “esperienza amministrativa” di questa Giunta. Di idee ne circolano poche. Alcune sono anche cattive e non sortiscono l’effetto sperato. L’esempio è quello recentissimo dello sport portato al Santa Maria della Scala. Un’iniziativa che definire approssimativa nella sua attuazione e inappropriata nella sua ideazione è forse riduttivo.
Le battaglie per la conquista della ribalta, o per la riconquista della posizione, si combattono anche su altri fronti. Dalle vicende legate alla Mens Sana a quelle vissute tra le mura “da ristrutturare” delle Scotte; dal futuro del Santa Maria della Scala alle nomine nelle controllate (vedi critiche al Sel per Siena Parcheggi). Come in un Risiko, ogni “Stato” deve trovare un suo colore fino alla totale presa (o ripresa) del potere da parte della corrente di turno.
In questo quadro di generale guerriglia chi vuole vincere, almeno pubblicamente, deve fare aperta critica del passato. Deve dissociarsi da chi ha avuto un ruolo e lo ha gestito male. Il gioco è talmente facile che anche uno totalmente impreparato, inconsapevole e vistosamente in malafede può riuscire ad acquisire una qualche credibilità. E la credibilità è la base di partenza per intavolare una discreta partita. Se dietro queste sacrosante critiche poi, c’è un trascorso da “connivente”, oppure un’assenza spaventosa di idee e di capacità per disegnare il futuro o, peggio ancora, un interesse per nulla collettivo, allora la faccenda si complica. Ma tanto, fino a che non se ne accorge nessuno…
E qui stanno le fondamenta del disegno “restauratorio”. Quella natuale distrazione della gente. Quel perdere il filo della storia sotto il bombardamento degli spot elettorali a cui si è perennemente sottoposti. Quella condanna del passato che però non tiene in considerazione nè da chi viene pronunciata nè a cosa porta in una prospettiva futura.
In tempo di crisi, la storia insegna, si fanno strada due tipi di personaggi: gli spregiudicati senza limiti e, per reazione, gli eroi. Su un piano epico si potrebbe dire che il bene e il male si contrastano in maniera molto più netta.
La maturità di una società si misura dalla capacità che dimostra nel riconoscere cosa è bene e cosa è male. Gli indizi per arrivare a questa conoscenza sono disseminati nel passato e trovano conferma nel presente. A ciascuno il suo rebus da risolvere.
E che Dio ce la mandi buona!
I più furbi, quelli che non mollano mai e che cadono sempre in piedi, stanno facendo fagotto, forti di una carriera in piena ascesa. Si abbandona una provincia ormai spolpata, servita presumibilmente come trampolino di lancio, per raccogliere allori altrove. Quelli sostenuti da una media furbizia ma privi di “contatti esteri” si stanno cercando una nuova collocazione in città. Magari più redditizia. Magari sfruttando i vuoti lasciati da troppo bruciati (e quindi inutilizzabili) personaggi. Poi ci sono quelli che hanno sempre tessuto i rapporti senza troppi distinguo e oggi si trovano avvantaggiati da una ridotta esposizione in passato ma da una buona rete di amicizie spendibili. Poco furbi o meno arrivisti, forse, ma abili artigiani e, all’occorrenza, cortigiani. Poi c’è la massa. A cui è meglio non dire. Quella che non capirebbe perchè orami capisce solo gli slogan, le frasi a effetto dei politici “da pubblicità”, quelli tutti sorrisi e promesse. Quelli del rinnovamento, per indenderci. Che più si tolgono la giacca e si smanicano, più si infervorano e si indignano per il marcio che li circonda e più guadagnano punti.
E infine, in fondo alla fila e ancora circondati da un perenne isolamento, ci sono quelli contro. Quelli che, molto semplicemente (ma a caro prezzo), proprio non ci stanno a vivere in questa epoca di degrado. Quelli che, spinti da chissà quale demone beffardo, non riescono proprio a vedere l’ineluttabilità delle cose e si agitano, denunciano, s’incazzano, si espongono e protestano. E non vedono la rete che li sovrasta e che non ha buchi, malgrado i duri colpi inferti da qualche sporadica inchiesta messa a segno dalla magistratura. Perchè quella rete si rigenera, muta, proprio come un ultracorpo…
In mezzo a queste categorie (soprattutto nelle ultime due ma non si escludono eccezioni anche nella terz’ultima) ci sono quelli che potrebbero operare per il bene della città. Se solo gli si desse modo di farlo. Ma, con questo inciso, torniamo nel mondo dell’impossibile, se è vero – come è vero – che “ci sono movimenti a Siena”.
Quanto accadrà nelle prossime ore in Palazzo Sansedoni, sta agitando le acque della politica. La Deputazione generale passerà al vaglio l’ipotesi “azione di responsabilità” nei confronti dei vertici dell’ente nelle stagioni degli aumenti di capitale. La corrente dei deputati di nomina comunale è compatta nell’appoggiare questa iniziativa, doverosa dal punto di vista politico oltre e prima che giudiziario. 750 milioni di euro la cifra che la Fondazione ha perso sotto le passate gestioni. E non è robetta. Le obiezioni che vengono fatte alle passate deputazioni riguardano soprattutto quella sfrontata indifferenza di fronte agli articoli dello Statuto, redatto in difesa del cospicuo patrimonio collettivo.
In pratica, questa operazione non si sa a quali benefici possa portare. Se si escludono le soddisfazioni morali (che pure hanno un grosso peso e guai a venirne privati, come è capitato fino ad oggi) per l’ente ormai in agonia non si vedono cure che possano derivare da questa decisione. Il plauso ai deputati promotori dell’ordine del giorno in questione, resta. C’è da sperare che il giudice chiamato (forse) a decidere abbia ben chiaro l’equilibrio della bilancia che tiene tra le mani.
Come possono aver preso questa decisione le alte sfere della politica locale? Voci parlano di malumori, di dissapori che avrebbero avuto una bella accellerata nelle ultime settimane. Le fibrillazioni in Consiglio Comunale potrebbero essere, allora, una delle “reazioni a catena” scatenate da questo evento. Da questo e da altri, ovviamente.
Insistente ormai la notizia che l’ex-sindaco C. potrebbe uscire intonso dall’inchiesta salernitana. Le sue ambizioni di candidarsi a sindaco della città per la seconda volta potrebbero essere vivificate da questa notizia. Allora sì che per il renziano Valentini arriverebbero tempi duri. Duri durissimi. La sua debolezza politica, sommata alla discutibile azione (e a volte pure inazione) amministrativa potrebbe determinare la sua caduta. Di amici (o alleati) l’attuale sindaco se n’è fatti pochi. Anche tra le fila dei suoi sostenitori della prima ora si sono registrati mugugni e insoddifazioni e potrebbe presto arrivare la resa dei conti. Il “maanchismo” di veltroniana memoria, quello che pende sempre dalla parte dei più forti, difficilmente paga. In compenso, fa raccogliere poche simpatie anche tra i più deboli. Figurarsi che credito si può riscuotere dai “duri e puri”numericamente inferiori ma tenacemente intransigenti!
La lotta per la candidatura di Siena a Capitale europea della Cultura vacilla. Sottosegretari renziani che si schierano per altre città, impegni economici spesi in altre latitudini, equilibri che si sgretolano… il sindaco ha da combattere anche su questo fronte. Molte speranze sono riposte su questo progetto. Speranze anche per il proseguo della “esperienza amministrativa” di questa Giunta. Di idee ne circolano poche. Alcune sono anche cattive e non sortiscono l’effetto sperato. L’esempio è quello recentissimo dello sport portato al Santa Maria della Scala. Un’iniziativa che definire approssimativa nella sua attuazione e inappropriata nella sua ideazione è forse riduttivo.
Le battaglie per la conquista della ribalta, o per la riconquista della posizione, si combattono anche su altri fronti. Dalle vicende legate alla Mens Sana a quelle vissute tra le mura “da ristrutturare” delle Scotte; dal futuro del Santa Maria della Scala alle nomine nelle controllate (vedi critiche al Sel per Siena Parcheggi). Come in un Risiko, ogni “Stato” deve trovare un suo colore fino alla totale presa (o ripresa) del potere da parte della corrente di turno.
In questo quadro di generale guerriglia chi vuole vincere, almeno pubblicamente, deve fare aperta critica del passato. Deve dissociarsi da chi ha avuto un ruolo e lo ha gestito male. Il gioco è talmente facile che anche uno totalmente impreparato, inconsapevole e vistosamente in malafede può riuscire ad acquisire una qualche credibilità. E la credibilità è la base di partenza per intavolare una discreta partita. Se dietro queste sacrosante critiche poi, c’è un trascorso da “connivente”, oppure un’assenza spaventosa di idee e di capacità per disegnare il futuro o, peggio ancora, un interesse per nulla collettivo, allora la faccenda si complica. Ma tanto, fino a che non se ne accorge nessuno…
E qui stanno le fondamenta del disegno “restauratorio”. Quella natuale distrazione della gente. Quel perdere il filo della storia sotto il bombardamento degli spot elettorali a cui si è perennemente sottoposti. Quella condanna del passato che però non tiene in considerazione nè da chi viene pronunciata nè a cosa porta in una prospettiva futura.
In tempo di crisi, la storia insegna, si fanno strada due tipi di personaggi: gli spregiudicati senza limiti e, per reazione, gli eroi. Su un piano epico si potrebbe dire che il bene e il male si contrastano in maniera molto più netta.
La maturità di una società si misura dalla capacità che dimostra nel riconoscere cosa è bene e cosa è male. Gli indizi per arrivare a questa conoscenza sono disseminati nel passato e trovano conferma nel presente. A ciascuno il suo rebus da risolvere.
E che Dio ce la mandi buona!
(Credits: http://caffeinainchiostroecaos.files.wordpress.com)