Un emblematico verso da "La tempesta" di Shakespeare
di Raffaella Zelia Ruscitto
SIENA. Se potessimo utilizzare la scala di Beaufort (quella che msura della forza del vento) per definire il tipo di “aria” che si respira in questi giorni nel Partito Democratico senese dovremmo parlare di “tempesta” se non di “tempesta violenta” (dopo, al vertice della scala, c’è solo l’uragano…).
Parlavamo solo qualche giorno fa di “stagione delle nomine” e del fatto che, ad una prima osservazione, potevamo commentare, senza tema di essere smentite, che nulla era cambiato nel modus operandi della politica locale. Le poltrone di rilievo, quelle che contano, dovevano essere “occupate” da persone di riferimento di questa o quella corrente. Le nuove voci circolanti in tema di “promozioni” non hanno fatto che confermare quanto scritto solo qualche giorno fa.
Alessandro Mugnaioli, segretario dell’Unione comunale Pd, braccio destro di C., ex vice sindaco per un anno, legato a doppio filo alla ventennale dirigenza coinvolta in tutte le sciagurate vicende delle istituzioni senesi, sarebbe stato nominato pro tempore amministratore unico di Enoteca Italiana. La nomina doveva arrivare oggi (6 maggio) ufficialmente. Ma pare sia mancato il numero legale per poter dare immediata e definitiva conferma a questo incarico. Pare che anche questo rinvio non sia casuale. Si parla di pressioni in Regione, arrivate dalla città, che abbiano dato vita ad una serie di ostacoli la cui natura resta ovviamente politica. E forse anche di una illegittimità della nomina: sono passati, infatti, meno di due anni dalla fine della sua carica da assessore della città. Fatto, questo, che renderebbe Mugnaioli incompatibile con il nuovo incarico.
Dopo lo “scandalo” della nomina di Francesconi alla vice-presidenza di Siena Parcheggi ecco che ne arriva un’altra di altrettanto “spessore”. Certo, in questa circostanza c’è l’attenuante di una conoscenza dell’ente, dato che Mugnaioli, in Enoteca ci lavora da tempo. Ma è sufficiente? E soprattutto: è opportuno?
E’ opportuno affidare un ente in enorme difficoltà a persone le cui compentenze non siano ampiamente e platealmente riconosciute? E poi c’è la ormai nota ma mai realmente affrontata questione morale… E’ opportuno che venga nominato in qualsivoglia ente un uomo che ha incarichi politici di “sostanza”, ormai da qualche anno, all’interno del partito che ha governato la città, in tutte le sue istituzioni pubbliche e semi-pubbliche, con risultati che definire discutibili è ovviamente un pietoso eufemismo?
Un partito che voglia tenere indosso le vesti del rinnovamento non può certo cadere in questo genere di errori. E neppure presentarsi con questi nomi se vuole mantenere un briciolo di credibilità e non scadere nel teatro dell’assurdo.
Pare che alla nomina del Mugnaioli in Enoteca Italiana si siano opporti sindaco e vicesindaco. Valentini e Mancuso questa volta non hanno avuto remore a contrastare il prescelto dalla corrente di C., ovviamente in camera caritatis… ovvero nelle stanze del partito, dove si sono consumati scontri diretti con C. e fedelissimi al seguito.
Le strade di Mancuso e dell’ex sindaco C. un tempo vicine paiono (e il condizionale è d’obbligo) divergere sempre di più. Al punto che tornano a farsi insistenti le voci di un rimpasto di giunta. Tra le teste rotolanti ci sarebbe proprio quella del vicesindaco in carica, sostituito dall’assessore Ferretti, una donna vicina alla causa cec. (che non vuol dire, in questo caso, capitale europea della cultura!).
Tra quelli in bilico compare anche il nome dell’assessore Paolo Mazzini… una voce non confermata ma che denota come il cerchio dei papabili sia in costante movimento, quasi osmotico, dipendente, infatti, dagli equilibri fluidi delle correnti democratiche.
In questo quadro di meschini giochi di potere, guardare al bene della città e delle sue istituzioni non appare tra gli obblighi contemplati da questi amministratori e politici di lungo e medio corso.
Se alla intransigenza di Siena Cambia e degli agguerriti gruppi di minoranza in Consiglio Comunale, che chiedono tutti a gran voce metodi diversi per affidare gli incarichi, si risponde con stizzita superiorità, millantando una “persecuzione” di stampo destroide o peggio accusando di moralismo o minacciando la riattivazione della ormai celeberrima “macchina del fango” vuol dire che qualcuno è arrivato alla frutta…
La politica autoreferenziale, quella dalla faccia di bronzo e dalla totale assenza di pudore, continua a spadroneggiare. Si ostina a tenere i fili di poche marionette, celandosi dietro un pesante drappo o meglio sipario, con l’unico intento di recuperare il terreno perso, le pedine che ha dovuto, suo malgrado, cedere a gruppi altri.
C’è una tale aria di complotto in giro (soprattutto internamente al Pd) che sono in tanti a farsi prendere la mano da analisi pessimistiche in cui “tutti sono d’accordo con tutti” e quello che appare – le guerre continue, gli scontri, i disaccordi sui personaggi da nominare – è solo la parte assegnata in una tragicommedia scritta ad hoc per gli “strulli”. Insomma, si rinuncerebbe ad una carica per ottenerne una più remunerata e prestigiosa in seguito. Oppure, si romperebbe un rapporto, solo apparentemente, per dare credito a questa o a quella corrente. Oppure, si affiderebbe un ente in crisi ad un personaggio che si intende recuperare per una prossima, strategica, battaglia.
Oppure, si scongiurerebbe il fallimento di una squadra di calcio per evitare indagini, approfondimenti, pericolosi “rimescolamenti” che potrebbero portare a galla poco opportuni episodi, avvenimenti, accordi.
Insomma, siamo aggrappati alla punta di un enorme iceberg e cerchiamo, con un doppio decimetro, di misurare le dimensioni del blocco immerso nelle fredde acque senesi. Ecco lo stato d’animo di chi, in questi giorni, cerca di arrivare alla verità delle cose. Al di là delle evidenti, inopportune, nomine assegnate ai soliti noti… al di là delle guerriglie pittoresche durante il Consiglio Comunale… al di là delle alleanze che nascono e poi muoiono oppure vengono solo rimandate perché smascherate… resta il rimpianto di una politica alta, fatta di idee e progetti, ispirata da “visioni” di un mondo migliore da costruire e mossa da un’etica che ormai da tempo è finita in uno scatolone con qualche confetto di canfora.
Resta, vivo, il pensiero di Berlinguer (Enrico, ovviamente) di quella frase immortalata nell’intervista a Scalfari nel lontano 1981 “I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le istituzioni a partire dal Governo, gli enti locali, gli enti di previdenza, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai tv, alcuni grandi giornali”. Una frase che descriveva l’inizio del declino della politica – e della società – e che ha raggiunto un livello intollerabile negli ultimi anni. Da qui quell’antipolitica che tanto si denigra senza però analizzarne le cause.
Chi è causa del suo mal pianga se stesso, dice un noto proverbio… ma l’autocritica non è contemplata come ipotesi percorribile per certi politici. Sarebbe troppo devastante. Meglio berci su e proseguire sulla strada scelta… meglio se lastricata di incarichi, nomine… e prebende.
(Foto slyer da picblow.com)
