Tra politiche e amministrative, la politica senese è in piena fibrillazione
di Raffaella Zelia Ruscitto
SIENA. Fibrillazioni elettorali. A Siena la politica si muove su più fronti e ogni giorno regala notizie da dare in pasto ad un elettorato che, ad oggi, pare alquanto confuso.
Sulle politiche c’è ben poco da dire. Si dovrà aspettare fine mese per avere un quadro delineato. Per sapere chi dei politici senesi di medio e lungo corso andrà a concorrere per un posto alla Camera o al Senato.
Sulle amministrative le cose cominciano a farsi in parte chiare. I candidati certi sono quattro.
L’avvocato Luigi De Mossi che, affiancato da una lista civica, potrà quasi certamente contare anche sull’appoggio del centrodestra tradizionale (Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega Nord). Il candidato ha cominciato a dare qualche assaggio del suo programma ed ha certo attirato l’attenzione con il suo progetto di tramvia dalla stazione allo stadio.
L’avvocato Massimo Sportelli, che ha presentato proprio ieri la sua lista di candidati targati Sena Civitas e che punta ad una operazione in parte civica e in parte già caratterizzata da ex amministratori dentro e fuori la lista. La sua idea di non chiedere “mandati in bianco” lascia presagire che opererà dando ampio spazio ai suoi sostenitori e dettagliando sul suo programma per non lasciare dubbi circa le sue intenzioni “da sindaco”.
L’ex sindaco Pierluigi Piccini, anch’egli fresco di presentazione del simbolo della sua lista; una lista civica “pura” che non ambisce ad apparentamenti con schieramenti politici tradizionali. La sua idea vincente è far rinascere Siena. E pare stia puntando sulla cultura (nota dolente dell’amministrazione uscente) e sui giovani senesi, che lamentano da tempo l’assenza di politiche legate al loro futuro, alla loro formazione. Il suo Spazio Siena ha ottenuto molti consensi e riunito interessanti realtà locali e non. E’ un Piccini propositivo e non polemico quello che ha affrontato la campagna elettorale e certo non mancherà di sorprendere con proposte innovative e curate nella fase progettuale come in quella di fattibilità.
Ed infine il generale Sergio Fucito, candidato per Casapound. L’esponente di destra punterà sulla sicurezza, sull’aiuto prima agli italiani e sui temi cari al gruppo di appartenenza.
L’idea è che di candidati ce ne possano essere altri. Si aspetta quello del Movimento5Stelle, del Pd (o coalizione di centrosinistra) di Liberi e Uguali (se non si accorda con il Pd) e non è escluso che possano comparirne altri di matrice civica, nella misura in cui il civismo è inteso come vero “punto di forza” perchè lontano da ogni responsabilità sui disastri del passato.
I movimenti, infatti, non sono finiti. Come non sono finiti i mal di pancia nel Pd. Anzi, siamo nel pieno di una colica di quelle che scuotono fino alle radici dei capelli. Dopo l’uscita della vicesegretaria dell’Unione comunale di Siena, Ginevra La Russa, che ha di fatto esternato la bocciatura della ricandidatura di Valentini alla carica di sindaco, il Partito Democratico ha mostrato tutte le sue frammentazioni interne, perfettamente riportate da un articolo apparso oggi sul Corriere di Siena. Gli orlandiani di Fiorenza Anatrini non nascondono di sostenere il sindaco uscente ma paiono rimasti i soli con questa convinzione. I renziani scaramelliani di La Russa si sono chiariti. La patata bollente passa al segretario Vigni, che nella sua smentita a La Russa non è parso particolarmente convincente. E ci pare di ricordare che proprio lui non avesse mostrato particolare entusiasmo di fronte a un Valentini-bis.
La corrente ceccuzziana che, nel frattempo, ha perso qualche pezzo qua e là, visti gli interventi di C. sul suo blog, pare non avere le idee chiare sul futuro candidato. Valentini? Bruni? Forse si propende di più per quest’ultimo, che però non appare pronto a rompere gli indugi. Qualcuno dice che sarebbe lui il candidato da tempo prescelto ma dovrebbe arrivare alla candidatura senza primarie e questo boccone appare troppo amaro a certi democratici puri. C’è anche chi parla di accordi (o tentativi di accordi) tra C. e Scaramelli, proprio sul nome del candidato sindaco ma siamo sempre nell’ordine delle ipotesi, ovvero di voci che si sentono e alla fine non riescono a dare prova delle loro affermazioni. Certo è che C. ha il dentino avvelenato con qualcuno: con i suoi ex amici e sodali, magari. Da Carli a Mugnaioli, adesso passati in quota Vigni, quindi Dallai. C. si mostra come “sorvegliato speciale” da chi lo vuole intimorire mostrando le sue “medaglie luccicose” e tenerlo a bada. Tutto molto stupefacente! E la scena ci divertirebbe molto (se l’avessimo vista con i nostri occhi), se non nutrissimo la ferma convinzione che questa nuova generazione di Pd senesi non è affatto in grado (sia in senso negativo che, purtroppo, in senso positivo) di affrontare la vecchia guardia lasciandola in un angolo!
Alla luce di tutto questo, il tentativo di tenere uniti i democratici senesi messo in atto dal segretario Vigni rischia di naufragare clamorosamente. Se poi, come si vocifera, il suo futuro si delinea lontano da Siena, in una lista per le politiche, allora la questione si complica. E forse anche il suo sforzo appare meno credibile ed eroico.
Come se ne esce? Male, molto male. L’impasse non è delle migliori e potrebbe andare anche peggio. Potrebbe finire (ma siamo ancora nell’ordine delle ipotesi) con un esodo di piddini scontenti che – forti del consenso personale guadagnato sul campo con anni di militanza coerente – potrebbero decidere di voltare le spalle al partito, definitivamente e senza appello. Una partenza decisamente in salita per i dem locali, che già devono fare i conti con l’esodo (ridotto, in verità) di quelli che hanno aderito ad Articolo 1 – Mpd ora Liberi e Uguali. Cosa accadrebbe? Se lo sono chiesto davvero i dirigenti di questo partito allo sbando? E gli aspiranti candidati a sindaco?
Nell’aria aleggiava già il malcontento. Fin dall’uscita dei nomi facenti parte della direzione comunale e dell’esecutivo. Troppi personaggi legati a doppio filo con il discutibile passato, alcuni giovani poco rappresentativi della corrente da loro rappresentata, deboli e per nulla garanti di un qualche cambiamento. Troppi veti incrociati e troppi accordi sottobanco. L’esito delle consultazioni ha avuto ripercussioni anche all’interno del Consiglio Comunale e delle istituzioni. Dopo i congressi, praticamente, ogni attività è stata sospesa. Ogni possibile confronto interno ha subito una netta battuta di arresto. Chi ha già delle garanzie circa la sua carriera politica pare vivere tranquillo e non si cura della catastrofe. Il partito, invece, soffre un danno d’immagine che certo non gli è sconosciuto ma che potrebbe essere, questa volta, il segno di una involuzione maturata negli ultimi anni e deflagrata adesso, alla luce di una dirigenza incapace di affrontare la situazione straordinaria, poco lungimirante o tanto distratta dalle lotte intestine e più impegnata far prevalere la propria corrente a discapito delle altre. Dunque, nulla di nuovo sul fronte democratico. Occorrerà aspettare, probabilmente, fine mese per tracciare un percorso in modo più certo. Aspettare è l’unico modo per comprendere se questi sono scosse di assestamento o sismie che anticipano la frattura.
In entrambi i casi sarà dura per i democratici senesi risalire la china ed arrivare all’appuntamento elettorale con una credibilità ed una autorevolezza sufficienti a garantire almeno il ballottaggio. Gli avversari attualmente scesi in campo sono tutti “di peso” e non è certamente scontato chi debba andare al ballottaggio. Del resto, la campagna elettorale sarà lunga, un tempo lunghissimo per informarsi, comprendere e scegliere consapevolmente. Sbagliare non sarebbe contemplato, se non fosse che… anche Siena è Italia!