Università, policlinico, terme e la politica non politica
di Raffaella Zelia Ruscitto
SIENA. A girellare per la rete se ne vedono (e se ne leggono) proprio di tutti i colori. Ormai, superato l’imbarazzo iniziale, i comizi politici, i commenti ai fatti di cronaca o di attualità, gli attacchi più o meno velati all’avversario, si fanno su Facebook… con singolare quanto inevitabile impoverimento sia del linguaggio come della qualità del confronto. Ma va bene lo stesso. Al netto delle perdite – in molti sensi – il confronto resta la base di interesse e, quando questo vive e viene tutelato, possiamo dirci soddisfatti.
Sì, perché a ben pensare, quel tanto parlare, quel tanto commentare, permette a tutti – e non a pochi privilegiati – di conoscere da vicino i vari amministratori che, altrimenti, resterebbero ben nascosti dietro i paraventi del potere, pronti a stringere la mano davanti e a scrollare le spalle di dietro.
Ormai non sono un segreto le riflessioni di personaggi come Valentini, Mancuso, Neri, Tucci, su temi all’ordine del giorno. È un fiorire di commenti che dovrebbe portare ad un aperto confronto e ad una sintesi da riportare in sedi più adeguate… e invece, spesso le cose restano virtuali. Grande Siena, vicende Mps, città smart… addirittura i conti del Pd provinciale sono passati dalla rete. E non senza qualche sobbalzo. A questo punto, se si vuole rimanere addentro alle questioni politiche, occorre restare inchiodati a FB e cercare di tenere d’occhio quelli che fanno opinione, o si rischia di fare brutte figure! Eppure, in tutto questo commentario umano, non c’è granché di interessante e di davvero rivoluzionario. Questo uso (e a volte abuso) dei social non ha ancora aperto alcun reale spazio di confronto, alcun progetto futuribile, alcuno spiraglio di verità.
I nostri politici, soprattutto nelle fila della maggioranza, non hanno interesse (appare del tutto evidente) a che la verità sul passato emerga. Nessuna delle loro voci, infatti, si è alzata contro il presidente Clarich quando ha parlato di “riservatezza” dei documenti della Fondazione Mps. Nessuno ha avviato un confronto da portare poi (magari) nelle piazze reali, per pretendere che venga fatta giustizia su vicende come banca, università, fondazione, enoteca italiana, Comune…
Tutto è fermo al virtuale: ci si offende se si viene catalogati nella “vecchia gestione”, ovvero nella Casta e quel vano chiacchiericcio lascia il tempo che trova, non distoglie dai propri pensieri, resta parola morta. Perché, alla luce dei fatti, non c’è ancora alcun colpevole (o vogliamo ancora credere allo splendido isolamento reo di Mussari, Vigni, Baldassarri?) e alcun innocente. E quel “guardiamo al futuro” che ogni tanto si ripete come un mantra, non può essere degno di replica. Nessuna storia si scrive se non si arriva a conoscerne trama, protagonisti, antagonisti e finale.
Siena non c’è ancora. Non partecipa, non conosce. Eppure i movimenti, in queste settimane non sono mancati e stanno lì a dimostrare che “tutto è cambiato per non far cambiare nulla”.
Valentini, sempre in bilico tra la sua poltrona e l’inchiesta giudiziaria che lo vede ancora coinvolto, non ha ancora dato segni di cedimento. Tutto intorno a lui, però, muta. A partire dal suo principale partito sostenitore: quei sienacambisti che, ancora sotto traccia, paiono non apprezzare l’operato fin qui messo in atto dal sindaco. Ma il fermento potrebbe presto sfociare in qualcosa di più “visibile”.
Il vice sindaco Mancuso, in sovraesposizione da qualche tempo, viene dato come erede naturale del Valentini. L’appoggio ad una sua eventuale candidatura, l’avrebbe chiesto proprio ai sienacambisti e la partita sarebbe aperta e tutta da giocare.
Silvana Micheli, presidente dell’assemblea provinciale del Pd, nonché presidente di Antica Querciolaia (in proroga), si troverà ben presto a ricoprire l’incarico di segretario provinciale dei democratici senesi. In forse solo sulla carta, questo nuovo incarico prestigioso arriva tempisticamente al momento giusto. Infatti si sta consumando l’ennesimo “strano caso” di gestione discutibile della cosa pubblica in provincia di Siena.
Lunedì prossimo i soci delle Terme Antica Querciolaia saranno chiamati a deliberare l’incorporazione della società Terme di Petriolo Spa. Certamente una buona notizia per la Provincia di Siena che, come socio di maggioranza assoluta in Val di Merse alle prese con un conto economico disastroso (perdite complessive per oltre 1.000.000 di euro descritte nei bilanci dal 2010 al 2014 di fronte a un fatturato che nella stagione migliore non ha superato i 460.000 euro: i debiti valgono la metà del fatturato) dovrebbe solo chiudere i battenti e dichiarare il fallimento, se ci trovassimo in una società normale. D’altra parte la abnorme valutazione dei beni immobili ha dato alla società una patrimonializzazione che per anni ha permesso di far finta di niente.
La Provincia di Siena, con l’incorporazione, eviterà di dover compilare un disastroso bilancio ma se lo vedrà diluito in quello di un’altra azienda di cui è socio di maggioranza, Terme Antica Querciolaia, con questo strumento dell’incorporazione. Il conto da pagare sarà ancora una volta presentato ai cittadini di Rapolano Terme, perché così va il mondo. Qualche anno fa al Comune di Rapolano fu riservato un aumento di capitale che lo fece diventare secondo socio dell’azienda, previo conferimento di terreni adiacenti alla struttura termale. Beni valutati 1.500.000 euro: una somma che, se incassata invece di diventare azioni di una società che non dà utili (almeno fino al penultimo bilancio) avrebbe salvato Rapolano dagli strali della Corte dei Conti.
La nuova azienda che nascerà (?) dall’incorporazione, a fine anno dovrà pubblicare un bilancio che, a fronte di 3.432.000 euro di fatturato nel 2014, dovrà sommare una posizione debitoria superiore di non meno 4.053.000 euro, perché quando si incorpora si prende tutto, anche i debiti. Nel concreto i nuovi debiti si mangeranno tutto l’utile già risicato: perché gli attivi fondamentalmente sono gli immobili che notoriamente non producono reddito ipso facto. Tradotto in parole povere: un anno, forse due con stagione infelice dal punto di vista climatico possono mettere in ginocchio se non in stato pre-fallimentare quella che ora è un fiore all’occhiello. Con ripercussioni dal punto di vista dell’occupazione e del turismo enormi. Ma il conto lo pagano sempre i cittadini di Rapolano in un momento in cui gira per il paese chi cerca il consenso per diventarne il nuovo presidente senza capirci nulla di termalismo. Già perché l’incorporazione sarà fatta da un CdA rapolanese in proroga, come se questa fosse ordinaria amministrazione. Con il nuovo incarico nel Pd provinciale, Silvana Micheli, magari dopo aver dato l’ok a questa insidiosa operazione, potrà lasciare il suo posto in Antica Querciolaia, per ben più collettivi interessi.
Se non basta questo spaccato di vicende in salsa senese anno 2015, possiamo parlare anche di sanità.
Nessun ancora parla delle Scotte e del suo triste destino. Ancora circola, insistente, la proposta di buttare giù la attuale struttura per realizzarne una ex novo. Un delirio di proposta che comporterebbe una spesa pubblica paurosa solo in considerazione dell’amianto che sarebbe da smaltire e dei detriti che, per mesi, potrebbero rendere l’area non certo salubre. In una stagione di tagli alla spesa pubblica, un investimento di questa natura farebbe accapponare la pelle agli amministratori più accorti. Ai nostri no. Valentini da subito ha accolto questa proposta come la migliore mai sentita per la sanità senese, senza pensare che, con i soldi che servono per rifare un ospedale delle dimensioni delle Scotte si potrebbero non solo ristrutturare gli spazi preesistenti, ma avanzerebbe anche del denaro per migliorare le attrezzature interne. Con beneficio dei senesi.
Ma sulla sanità si sta giocando un’altra partita poco chiara. Senza i soldi del Monte, pare che anche altri settori siano diventati poco papabili per la Regione. Siena resta ai margini delle politiche sanitarie regionali. In barba a quello Scaramelli che avrebbe dovuto ottenere dal suo partito una posizione di privilegio in Regione ma che poi si è dovuto “accontentare” della presidente della Commissione sanità. Staremo a vedere se qualche dubbio amletico lo coglierà nel vedere di prima mano le operazioni di “smobilitazione” che sono in atto alle Scotte.
E le Scotte si porterà dietro (lo sta già facendo) la facoltà di Medicina dell’Università di Siena. Con buona pace di quella “azienda ospedaliera universitaria” che ancora è il nostro policlinico. Colpa delle baronie, della fuga di cervelli, della politica perniciosa che ancora siamo costretti a subire in questa città?
E, in tutto questo, i rinnovatori cosa stanno facendo? Dal Valentini a scendere tutto tace. Si parla di premi per l’innovazione, di bici elettriche, di capitali della cultura (ma l’assessore alla cultura che fine ha fatto?) e di riassetti interni alla giunta.
Eh sì, perché non smettono le voci intorno ad un possibile rimpasto, fino ad ora tenuto in caldo o paventato ma mai attuato per ragioni tutte da capire. L’assessorato alla cultura sembra quasi “commissariato”. Nella polemica sull’arte contemporanea, infatti, Massimo Vedovelli non ci è entrato, lasciando un vuoto che, francamente, Valentini non ha saputo coprire.
Ma non è la cultura l’unico assessorato che vacilla…
Ma questa è politica di scarso interesse… Una scacchiera ancora incompleta non lascia margini ai commenti. E serve solo per divertirsi e fare due chiacchiere. Tutto il resto, invece, è dramma.
