"Democrazia" è un concetto da conculcare?
SIENA. Che bella (si fa per dire) tutta questa vitalità che anima il mondo finanziario, politico e sociale a Siena! Noi, umili osservatori, non sappiamo da che parte volgere il nostro sguardo per non perderci nulla e cerchiamo di decifrare questa realtà accelerata con la sempre più ferrea convinzione che qualcosa ci sfugge e che non tutto quello che riluce è oro. Seppure, a ben pensarci, di oro finto o vero, se ne veda poco in giro…
Ma cominciamo con ordine: elezione delle Consulte. Un vero e proprio flop che nessuno vuole ammettere. Poco più di 2000 votanti per un corpo elettorale che non si conosce perfettamente nel numero (il Comune ha mancato un po’ nella comunicazione, chissà perché!), ma che si dovrebbe aggirare intorno ai 47 mila abitanti. Se queste consulte dovevano rappresentare un valido raccordo tra cittadini e istituzione comunale diciamo che molto del loro significato si è perso di fronte all’indifferenza dei cittadini, probabilmente stufi di cercare altri “intermediari” che poi, alla fine non intermediano un bel nulla. Alcuni fermi oppositori dell’iniziativa, come i rappresentanti della Lega Nord, hanno chiesto di inficiare l’esito di questo esperimento consultivo, visti i numeri ridicoli, ma dalla maggioranza è arrivata una difesa strenua della operazione e la successiva garanzia che il valore delle consulte elette si vedrà con la messa in funzione della macchina. Data la nascita malaticcia non riusciamo proprio ad immaginare un futuro così carico di soddisfazioni ma facciamo sempre in tempo a ricrederci.
E’ invece doloroso ricordare la definitiva chiusura dell’Amministrazione provinciale di Siena. Abbiamo seguito con un certo fastidio la fine di una istituzione che viene sancita dalla nostra Carta Costituzionale. Se per tutti si trattava di sperpero di denaro, per noi si trattava di un ente importante che non meritava di essere smantellato per colpa di amministratori incapaci e indifferenti al ruolo ricoperto. La politica dei nostri tempi – e la corruzione che la caratterizza in modo determinante – è causa prima e unica della rovina delle istituzioni e del cattivo nome che le accompagna. Ma poi, chiudiamo le Province e ci dotiamo di Consulte: un contrappasso che lascia molto spazio alla riflessione, meglio se ironica, tanto per non farci del male!
Uno sguardo fugace su quanto sta accadendo in banca e in Fondazione Mps. Tutti festeggiano l’aumento di capitale! Tutti celebrano gli utili della Fondazione Mps. E molti – fuori luogo – se ne assumono i meriti! Chiariamo subito: la Fondazione, rimasta con un lumicino dalla fiamma flebile quando aveva distese di lampadari da fare giorno, non è salva per merito della politica. Chi tenta, quasi riuscendoci, un omicidio non è pensabile che possa poi salvare quella stessa vita a cui ha attentato. La Fondazione Mps è stata la prima vittima della malapolitica locale e nazionale imperante che, a meno che non ci siamo distratti in qualche momento topico, non ha cambiato nessuno dei suoi protagonisti. Il merito della sua salvezza in extremis è da attribuire solo e soltanto alla presidente Mansi e alle Deputazioni che ne hanno sostenuto l’operato e che hanno rischiato con calcolo quello che era possibile, contrastando lo strapotere del presidente Profumo che l’aumento di capitale (ricordiamolo tutti) lo avrebbe voluto a gennaio, ignorando consapevolmente o meno, il triste destino a cui sarebbe andato incontro il suo azionista (a quel tempo) di maggioranza. Cantare vittoria su un patrimonio immenso andato in fumo è davvero di cattivo gusto, oltre che irrispettoso della storia.
Parliamo anche del presidente Profumo e della banca. Dire che sia stato lui a salvare la barca non sappiamo quanto possa dirsi vero. Il banchiere ha le giuste conoscenze e sa il fatto suo ma la banca non è esattamente rifiorita da quando è arrivato lui. Una sfilza di semestrali in rosso; tagli, tagli e tagli, soprattutto al personale ed esternalizzazioni; un aumento di capitale passato da 3 a 5 miliardi di euro non so quanto si possano sistemare bene in un quadro che descriva un successo. Certo, la situazione che ha trovato al momento del suo insediamento era drammatica ma quando qualcuno ci spiegherà (magari anche lui stesso) cosa ha fatto di determinante per risollevare il destino della banca allora potremo dire che la sua venuta a Siena è stata provvidenziale. Fino a quel momento sarebbe bene non stendere tappeti rossi sulle macerie fin qui prodotte.
E restiamo in tema di Fondazione Mps affrontando quanto accaduto ieri sera (10 giugno) in Consiglio Comunale. Minoranza compatta (alla buon’ora) che prende una posizione ed abbandona l’aula per protesta nei confronti di una maggioranza impreparata ed arrogante. Fuori dall’aula anche i due consiglieri monaciani di Siena Cambia, Sabatini e Trapassi, che anche in altre occasioni hanno dato prova di non gradire le posizioni della maggioranza a cui appartengono. Il documento presentato dai gruppi di maggioranza, infatti, era lo stesso passato all’approvazione del Consiglio Comunale nel dicembre scorso. Lo stesso che riferiva di una Fondazione al 33.5 per cento. In aula, dell’opposizione, sono rimasti solo i grillini Pinassi e Aurigi (interessati ad un ordine del giorno da loro presentato e che proponeva, tra le altre cose, l’elezione pubblica dei membri delle deputazioni e l’incarico senza alcun compenso) e Marzucchi di Siena Futura, il cui ruolo all’opposizione non è ancora chiaro. Grazie a questi e ad una “chiamata alle armi” dei consiglieri di maggioranza assenti, si è potuto raggiungere il numero legale e approvare un documento di indirizzo per la Deputazione Generale. Nel documento – hanno sottolineato i consiglieri di maggioranza – c’era anche la proposta di indire un bando pubblico per reperire professionalità elevate a cui attingere per la costituzione della nuova Deputazione Amministratrice. E questo aspetto è stato indicato come “giustificativo” della prosecuzione del Consiglio Comunale. In pratica, il coraggio e la perseveranza da una parte contro le “sceneggiate” dall’altra: questo il messaggio che si è voluto lanciare dagli scranni del Pd.
Per tutta risposta i consiglieri dell’opposizione hanno affermato che proprio quest’ultimo punto era stato “aggiunto” per dare una qualche parvenza di dignità ad un documento-fotocopia e che, nei fatti, non risolve la mancanza totale di un confronto costruttivo all’interno della Sala del Capitano. Piuttosto la aggrava perchè punta a denigrare il lavoro e l’impegno di chi siede nel posto riservato alla minoranza. Insomma: un colpo basso.
Va detto che, alla Deputazione Generale della Fondazione Mps, delle manfrine del Consiglio Comunale importa ben poco. Anzi, diciamolo, nulla. Così come dei nebulosi e ipocriti documenti redatti mesi fa e poi ritoccati tanto per non fare figuracce. E questo i consiglieri di maggioranza e il sindaco lo sanno benissimo. Ignorare l’opposizione e poi farla passare per la parte irresponsabile del consesso è una facile operazione. Tanto facile quanto poco credibile.
Per un senso di responsabilità, che evidentemente manca, la maggioranza – che detiene il grande potere di mantenere vivo o far morire un confronto democratico – avrebbe fatto bene a non esultare e ad assumersi le responsabilità della frattura con le opposizioni. Invece ha preferito cantare vittoria per la prosecuzione di un Consiglio Comunale monco, privato della rappresentanza della collettività nella sua interezza. Rabbia anziché tentativo di mediazione; autoreferenzialità anziché desiderio e ricerca di scelte condivise e risolutive dei problemi della città… a chi guarda non resta che l’amara immagine di una politica senza principi, di una dialettica incapace di costruire ma molto ben utilizzata per denigrare l’avversario e farsi passare per salvatori della patria. Una farsa, pure mal architettata, alle spalle dei senesi che certo non crederanno che la salvezza delle briciole rimaste alla Fondazione sia merito dei politici di Palazzo Pubblico… speriamo!
Alle belle parole non seguono belle azioni. Alla situazione di eccezionale crisi della città non seguono comportamenti responsabili e persino eroici, dove necessario.
Mentre l’operazione di ricapitalizzazione della banca Mps è in svolgimento non sappiamo ancora, per esempio, quale sarà il destino dell’Enoteca Italiana. Nessuno riesce a spiegarsi come mai una struttura fino a qualche tempo fa florida sia sprofondata in una crisi economica ancora non quantificabile ma dai pesanti tratti “rossi”. Non se lo spiegano i dipendenti in cassa integrazione, figurarsi noi! Si parla di carte di credito e spese “di rappresentanza” che avrebbero prosciugato i conti in breve tempo ma sono solo voci che al momento non trovano riscontri. Qualcuno, però, dovrà dire prima o poi cosa è accaduto all’ente e chi è responsabile dell’ennesimo buco di bilancio in città.
Ma i politici locali che “alla Renzi” dovrebbero smascherare chi ha abusato del proprio ruolo e “cacciare a calci” chi si è reso responsabile di azioni immorali – se non illecite – non paiono voler prendere alla lettera le indicazioni del premier e tutto resta sotto traccia, coperto da una sfilza di battibecchi, progetti campati per aria (come quello dello stadio), battaglie prive di senso, giochi di equilibrio per rimanere tutti a galla, ingiurie e ‘mmuine che hanno il solo ed unico intento di distrarre dalle domande che molti vorrebbero porre e le cui risposte potrebbero avere ripercussioni difficilmente prevedibili.
La buona notizia, in tutto questo, è la nascita di una opposizione quasi compatta. La speranza che sottende a questa notizia è che questo legame non si sciolga e prosegua (anche senza posizioni eclatanti come l’abbandono dell’aula) anche in altre occasioni, di fronte a temi di maggiore spessore e incidenza collettiva.
Se il cambiamento parte dall’opposizione chissà che la maggioranza non sia costretta a rivedere le sue posizioni. Ed è subito democrazia!