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Direttore responsabile Raffaella Zelia Ruscitto
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Il paese delle ombre lunghe. Sempre le stesse

Scatenamento pre-elettorale per la poltrona di sindaco

di Raffaella Zelia Ruscitto

SIENA. Non tutte le separazioni arrivano come una disgrazia. Non tutte le scissioni portano disperazione e drammi.

Nel Pd la scissione c’è stata, ormai è storia. E da quel Pci originario, ogni scissione ha portato ad un nuovo soggetto politico, che si liberava dalla sua costola più a sinistra per diventare un partito di governo, sempre più compromesso da legami di lobby,  sempre più lontano dalla sua base, ostinatamente quanto ingenuamente convinta che l’ennesima evoluzione (o involuzione)  fosse una naturale crescita e non ciò che in effetti era… una metamorfosi da partito del popolo a partito del potere.

A Siena questa scissione ha avuto delle ripercussioni decisamente inattese (o forse no). E’ storia ormai la convergenza nel renzismo del nuovo che avanza Scaramelli e del vecchio aggrovigliato C. Sotto il vessillo di Renzi si sono ritrovati in blocco tutti i seguaci dei due rappresentanti del Pd locale, senza sbavature o gravi ed evidenti assenze. Il sindaco Valentini, dichiaratosi renziano fin dai tempi degli sms con l’ex segretario Pd ed ex presidente del Consiglio, resta dove è sempre stato: nel mezzo di questa insana alleanza senza rendersi neppure conto fino in fondo di quanto gli accade intorno. Pare che il suo unico intento sia quello di duplicare la sua esperienza a Palazzo Pubblico. E si fa fotografare sul sidecar delle SS per dare il via alle varie ed eventuali sfide politiche del periodo. Una gaffe che nulla di nuovo ci dice sul nostro sindaco e sulla sua leggerezza nell’agito quotidiano. E che non dice nulla neppure su quelli contro i quali (metaforicamente parlando) egli intendeva rivolgere la mitragliatrice, perchè in questa fase assai complicata non sempre gli amici sono quelli che si dichiarano tali. Lo stesso vale per i “nemici”.

LE VOCI SUGLI ACCORDI

Le voci più insistenti parlano di un accordo politico non solo “di corrente” tra Scaramelli e C.: voci, in verità, che si sono sollevate ciclicamente, fin dai tempi dell’accordo per la nomina di Niccolò Guicciardini a segretario provinciale del Pd. Oggi i presupposti sarebbero più stringenti: riprendersi il controllo della città che, fino ad oggi, ogni tanto è sgusciato di mano a causa di una presa poco decisa nelle mani del Valentini.

L'”Homo novus” individuato da questo accordo pare sia stato individuato in Fulvio Bruni, a capo della Medicina d’Urgenza -Pronto Soccorso delle Scotte. Uomo di contrada (Oca), uomo di politica (consigliere comunale Pd dal 2006 al 2011 e poi consigliere indipendente dal 2011 alla caduta di C. sindaco), medico, ammirato e stimato per i suoi tanti impegni e per la sua senesità. I primi contatti ci sarebbero stati tra i tre protagonisti di questa vicenda. E pare che le basi dell’accordo sarebbero state trovate nella neutralità voluta dal candidato prescelto: niente vessilli di partito ma una snella e bella lista civica, che va tanto di moda e che pone il giusto distinguo rispetto ad un partito di maggioranza che ha perso molto del suo fascino in città. Che il Pd possa aver rinunciato ad un proprio candidato per le prossime amministrative ha dello scandaloso. Ma questa è una affermazione che tiene conto della politica pura e non degli accrocchi per il potere.

Si potrebbe pensare, in fondo, anche ad una manovra molto simile a quella fatta con il Valentini: una bella lista civica di sostegno, piena di persone impegnate nel sociale, cariche di entusiasmo, pronte a sostenere un candidato e magari, alla fine, le primarie per scegliere tra un candidato ufficiale (tipo Valentini) ed un più travolgente e convincente avversario. Sarebbe un gioco troppo sgamato? Chissà: la memoria corta della gente a volte tocca vette da delirio.

La faccenda, però, se si limitasse a questo, sarebbe anche facile. Ma le cose sono ben complicate. A partire dal fatto che, in campo, oltre ad un Bruni e ad un Valentini bis, potrebbe esserci anche un Pierluigi Piccini. L’ex sindaco non ha nascosto di voler ritentare la scalata al Palazzo Pubblico e, se si è sbilanciato in questo modo, non lo ha fatto certo senza avere in tasca qualche buona alleanza. Con il vicesindaco Fulvio Mancuso? Con i Monaci? Accoppiate insolite ma che certo non si possono escludere. Anche se sanno di stantio.

IL PROBLEMA MANCUSO

Mancuso ha annunciato la sua fuoriuscita dal Pd e la sua adesione al Mdp. Mani libere, dunque, alle prossime amministrative, senza escludere, magari, un abbandono prima della scadenza del mandato (ndr), tanto per mettere distanze ben nette dalla deludente gestione Valentini. La città smart, per essere forte e credibile, avrebbe avuto bisogno di politiche sociali e culturali ben articolate e altrettanto innovative. E di una difesa del percorso che è mancata da parte del resto della Giunta e, ovviamente, del sindaco. Mancuso è spesso sembrato come l’uomo solo su una sponda del fiume, lontano dal suo “capo”, anche per il suo ostinato legame con Siena Attiva (ex Siena Cambia), lista civica utile per arrivare al governo della città ma rivelatasi subito come una “zavorra” per il sindaco, troppo preso a non offendere i consiglieri Pd e quella parte del partito legata al vecchio “Sistema Siena”. La guerra a Siena Attiva è partita dalle file dei ceccuzziani ma, anche qui, ha trovato un’ottima sponda in Stefano Scaramelli che, mesi fa, aveva polemizzato con la lista civica chiedendone lo scioglimento. E sempre Scaramelli, in piena sintonia con i consiglieri di fede ceccuzziana, ha chiesto le dimissioni di Mancuso alla notizia della sua uscita dal Pd. Come se, questa scelta, compromettesse il suo ruolo di amministratore pubblico! “Fatto Politico”, secondo Scaramelli: ovvero aria fritta, tenuto conto che lo stesso presidente della Regione Toscana, Rossi, rientra in quella schiera di fuoriusciti che, improvvisamente, non paiono più degni del ruolo che rivestono. “Litighiamo? Ti tiri fuori? E allora non giochi più”, pare essere questa la logica scaramelliana: un misto tra livore da stadio e messaggi subliminali al sindaco Valentini…

Davvero curioso il nostro consigliere regionale turborenziano! Concorda su tutta la linea con la vecchia politica senese, che a parole tanto disprezza, e non si pone neppure una domanda in merito! O pensa che la cosa non si noti?

I dubbi circa il futuro di Mancuso, a questo punto della storia, appaiono un puro svago. Qualora Valentini fosse disposto a cedere ai ricatti scaramelliani (e ceccuzziani) e immolasse il suo vice sull’altare del suo secondo mandato non farebbe che un favorone all'”esiliato” perchè darebbe nuova forza alla sua immagine e al suo distinguersi dall’attuale amministrazione. Se invece, Valentini, rimanesse fermo sulla sua decisione, nel timore di rendere precaria la sua maggioranza – vista la difesa a oltranza del vicesindaco da parte dei sienattivi – Mancuso potrebbe sempre giocarsela con un lento e progressivo allontanamento, magari con azioni autonome a sua firma, tanto per mostrare le sue capacità amministrative.

L’INUTILE SPERANZA…

La speranza covata, in queste situazioni, è sempre che maturi, nel cambiamento, anche il momento del racconto del passato; quel “adesso vi spiego com’è andata”, che mai nessuno riesce a pronunciare, se non davanti ai magistrati. Dimostrando la fragilità di uomini che non sanno essere all’altezza della gravità del momento.

La maggioranza ha retto, comunque. Tra incontri dal carattere minaccioso (del Pd verso Siena Attiva) a taciti accordi di non belligeranza per lasciare una facciata quanto più asettica.  Ma c’è, tra le file del Pd, chi spera che il posto da vicesindaco si liberi per poter mettere a frutto, finalmente, l’obbedienza fino ad oggi messa in pratica. E questo non gioca a favore dell’unità ricercata.

I venti di guerra hanno già cominciato a soffiare. E non è solo questione di elezioni amministrative e neppure di primarie del Pd. Tanto meno di sindaco democratico su sidecar nazi. In gioco c’è sempre e comunque il “controllo” della città e delle sue numerose arterie: dalla cultura alla sanità, dalle partecipate alla più banale gestione del nome di Siena.

E poco importa se, nella maggioranza, si tratta di gente compromessa con il passato. Poco importa se, nella maggioranza, è stata già data ampia prova di incapacità, se non peggio. Importa poco anche quella indiretta ma non per questo meno perniciosa collaborazione tra chi si mostra con le stimmate del “cambiamento” e chi ricompare dalle ombre mai dissolte del disastroso passato. Quello che davvero conta è essere presente e in corsa per arrivare a contendersi il potere. E’ mantenere sempre vivi i collegamenti con chi siede sulle poltrone giuste, con chi ha in mano le corde del borsello, con chi ha fatto parte dello stesso passato e condivide gli stessi segreti.

Uscire da questo vortice e non precipitare nelle profondità (ma molto più in fondo di adesso)  è un’operazione eroica che comporta lucidità, onestà intellettuale e una buona dose di pazienza e di memoria. Tutte doti, meglio dirlo subito, che sul mercato costano un patrimonio perchè rarissime.

O GLI INUTILI APPELLI?

Inutile fare appelli alla parte sociale e culturale “vergine” di questa città. Troppo spesso queste preghiere sono cadute inascoltate. Inutile, parimenti, fare appello all’attivismo delle donne. Come si può evincere anche dalle manovre in corso, le donne fanno la parte delle controfigure e non mostrano una loro autonomia. Di candidate sindaco neppure a parlarne! Si era vociferato di Anna Ferretti come papabile candidata ma poi per chi? Per quel Pd che tanto ha da farsi perdonare ma che non ha cominciato neppure questo cammino con una sana autocritica ed un proficuo ripulisti interno?

Dunque non resta che stare a guardare questa tragicommedia da una posizione neppure tanto esposta, con la mesta consapevolezza che, tra i tanti risvolti possibili, il vero cambio di rotta – quello che non principia da qualche stanza dei bottoni ma direttamente dalle piazze e dalle vie della città – non ci sarà neppure a questo giro. Se i protagonisti restano questi. Se l’opposizione non saprà far convergere le sue forze su un’unico obiettivo. Se l’amor proprio dei senesi non si esaurirà nelle corse dei Palii. Se le belle menti della città sapranno essere resilienti e vorranno mettersi in gioco, senza tornaconto o timore di ritorsioni.

Ma ai “se” non si può affidare il destino di una città. Si faccia avanti il coraggio della responsabilità e dell’onestà. C’è chi aspetta a braccia aperte.

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