L'immutabile corso della politica: la corsa alla poltrona
SIENA. Cosa ci potrebbe far credere che gli ingranaggi nascosti del potere, che hanno sempre funzionato seguendo una logica di interessi estremamente elitari e lontani da quelli della gente comune, possano, improvvisamente, mutare il loro tanto ben oliato cammino? Quale utopistico pensiero potrebbe avere la capacità di illuderci che, alla luce del palese fallimento di un sistema, dalle ceneri del vecchio possa sorgere un nuovo, più lungimirante e giusto modo di agire, amministrare, essere?
Si fa un gran parlare, in questi giorni, a Siena, del futuro della banca Mps. Il tema più caldo è quello riguardante i nomi dei “candidati” al prossimo cda della banca. Numerose le indiscrezioni emerse e le prime reazioni ai presunti imminenti arrivi sulla scena senese che conta. Il presidente della Fondazione Mps, Marcello Clarich, è alle prese con una discreta gatta da pelare e sicuramente, in questi giorni, è sottoposto ad una serie svariata di sollecitazioni. Da parte dei pattisti, interessati a far fruttare l’investimento in Mps, ma anche da parte degli stessi vertici della banca. Per non parlare della politica. Locale e nazionale.
I nomi emersi, proprio sul fronte Fondazione Mps, sono quelli di Fiorella Bianchi, direttore commerciale di Conad Tirreno – che i ben informati dicono vicina alla fazione Bindi, Cenni, Nerli – e di Elisabetta Montanaro, docente universitaria a Siena. Ma i nomi non finiscono qui. Ecco che spuntano anche la quotata economista Fiorella Kostoris, ex moglie del ben noto Tommaso Padoa Schioppa, ministro dell’economia nel Governo Prodi, e Akessandro Carretta, già approdato a Siena in veste di membro della Deputazione Amministratrice della Fondazione Mps, sotto la presidenza di Antonella Mansi. Carretta conosce bene Clarich. Insieme si sono trovati a lavorare presso il Credito Sportivo. E pare sia stato lo stesso Clarich a proporre ai pattisti il nome di Carretta che, dopo aver lasciato il ruolo nella DA della Fondazione Mps sarebbe pronto a conquistare un posto nel cda della banca. Nello scorso febbraio così si espone Carretta su Radiocor: “Se fossi ancora in Fondazione io li spenderei (i soldi per l’aumento di capitale)”, e “ci sono le potenzialita’; non farlo sarebbe un peccato”.
Nel suo curriculum vitae (http://www.economia.uniroma2.it/nuovo/facolta/docenti/curriculum/alessandrocarretta.pdf ) publicato dall’Università di Roma, il professore ha scordato di inserire la caricadel Comitato di vigilanza del Credito Sportivo, forse per dimenticanza, forse per non insospettire chi ne deve vagliare i titoli per fare, si dice, il revisore dei conti al Monte. Per Carretta si prospetta un passaggio dirigenziale dalla Fondazione alla banca – con interregno – una cosa riuscita recentemente soltanto a un certo Giuseppe Mussari.
E i pattisti cosa avranno detto al presidente Clarich dopo aver sentito dalla sua bocca, pare, i nomi dei candidati? Questo non è dato sapere. E si somma ai misteri fitti che incombono sopra la banca. Come l’uscita di scena di David Martinez dal cda a pochi mesi dal suo ingresso. Pare che non corresse buon sangue tra l’esponente di Fintech e il presidente Profumo. Una “incompatibilità” che sarebbe sfociata in una impossibilità a lavorare insieme. Ma queste sono solo voci di corridoio. Noi ci atteniamo alle ragioni esposte dal Martinez nello spiegare la sua “dipartita” da Siena…
E mentre Profumo e Viola non sciolgono le riserve circa la loro disponibilità ad essere confermati alla guida della banca, in tanti li danno già naturali successori di se stessi. Con buona pace di chi voleva il cambiamento.
Banca persa, banca non più senese. Banca lontana dal fare la banca ma più vicina ad un coacervo di interessi che ancora resta radicalmente attaccato alla sua mammella. I denari saranno anche pochi, ma quei pochi servono ancora e, se come dicono i ben informati, a dare credito sarebbero gli stessi dell’epoca Mussari, allora cosa è davvero cambiato? Possiamo disquisire, cercare di capire i nuovi equilibri legati al dopo-groviglio mussariano, e magari, con un po’ di fortuna e di logica, possiamo pure cercare di capire qualche movimento sotterraneo. Ma non siamo certi di comprendere esattamente la portata delle scelte e neppure dove, a quale livello, queste scelte vengono davvero prese.
Politicamente parlando – e tralasciando la banca – le manovre sono ancora più complicate.
Si avvicinano le elezioni regionali. Il Pd dimostra di mettere in scena la manfrina dei rottamatori contro i “vecchi” del partito. L’accodo sui candidati senesi sembra non esserci. Il sindaco di Chiusi, Stefano Scaramelli, renziano doc ha inteso candidarsi. Ma c’è anche Simone Bezzini, ex presidente della Provincia di Siena e uomo di Franco Ceccuzzi, pronto a mettersi in gioco in questa contesa elettorale. Pare che tutto sia stato deciso in una cena al ristorante in quel di Sinalunga, presenti C, Persi, Ronchi (in disaccordo sulle scelte). Poi c’è anche Marco Spinelli. Lui vorrebbe la riconferma al ruolo di consigliere regionale. Il suo nome non è certo nuovo e la sua carriera politica pare non essere arrivata al capolinea.
Cosa, dunque, appare cambiato? Cosa potrebbe apparire davvero cambiato? Ma soprattutto, dati i presupposti, perchè qualcosa dovrebbe davvero cambiare?